L’UV: «Condotta non dolosa» ADU: «A casa i condannati»

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«La condotta dei consiglieri regionali non è stata dolosa! Questo deve essere chiarito: nulla è stato nascosto, nulla è stato rubato, nessuno è stato corrotto o estorto». L’Union Valdôtaine in una nota commenta la sentenza d’appello della Corte dei Conti che ha confermato le 18 condanne sui finanziamenti al Casinò. Esprimendo solidarietà ai 18 consiglieri ed ex consiglieri, il Mouvement sottolinea la necessità di «Una riflessione sul ruolo di consigliere o assessore” che si “traduce in un sentimento di inquietudine pesante come un sasso posto sulle spalle di ogni amministratore pubblico».

Ripercorrendo la vicenda, l’Uv ricorda come nell’ottobre 2014 il Consiglio Valle approvò «L’aumento di capitale della società Casinò. Fu quindi una decisione per evitare la chiusura della Casa da gioco con le perdite economiche, dirette e indirette, che ne sarebbero derivate. È stata una scelta consapevole con intenzioni di buona fede, ovvero quella di salvare posti di lavoro e tutte le attività economiche connesse nella regione».

Senza quella scelta, peraltro effettuata «Sulla base dei pareri tecnico-contabili di approvazione della delibera della Giunta», secondo Avenue des Maquisards il Casinò sarebbe stato chiuso. «A distanza di anni, dopo un periodo difficile, l’azienda è ora in buona salute, rispetta il piano concordatario, è pienamente attiva e, nonostante la crisi economica dovuta al Covid, ha ripreso a generare utili per la Regione» si conclude la nota dell’Uv.

Adu: «Casinò: Anche se nulla è stato rubato, troppo è stato perso»Rispetto alla recente senza della Corte dei Conti sul Casinò, Ambiente, Diritti, Uguaglianza-Adu Valle d’Aosta in una nota commenta: «L’Union Valdôtaine, con una poker face notevole, dichiara che “Nulla è stato rubato, nessuno è stato corrotto”. Anche se così fosse - d'altra parte nemmeno la magistratura aveva contestato queste condotte - Adu Valle d’Aosta ricorda però agli autonomisti che “tanto – troppo - è stato perso, ed erano soldi dei contribuenti valdostani». Adu Valle d’Aosta osserva che «Nel pozzo del Casinò sono finiti non solo i 30 milioni di euro di ricapitalizzazione, ma un totale di 140 milioni di euro. Risorse che potevano essere impiegate per una modernizzazione del sistema locale dei trasporti o per rifondare completamente la sanità valdostana». La nota prosegue evidenziando che «Il dato politico, confermato anche dalle carte processuali, è che i consiglieri regionali coinvolti hanno dimostrato la loro incapacità ad amministrare nell'interesse dei cittadini. Restituiscano i soldi alla comunità e si ritirino, finalmente, a vita privata». Secondo Adu Valle d’Aosta «In questi anni, il Casinò è stato usato come riserva di caccia elettorale. Assunzioni di personale “fuori scala” rispetto ad una sana logica di impresa e, quando non bastavano i dipendenti, si è passati al mercato delle esternalizzazioni e delle consulenze». Pertanto, una volta terminata l'emergenza della pandemia, «Si dovrà procedere alla cessione del patrimonio alberghiero - Adu Vda è favorevole ad una gestione pubblica dell'economia, ma un albergo di lusso pubblico non funzionerebbe nemmeno sotto il Comecom sovietico - e alla privatizzazione del Casinò. La Casa da gioco resta una realtà economica importante per la nostra regione, ma va ricondotta a logiche d'impresa e spurgata dalle interferenze e devianze della politica clientelare».

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