L’ultimo saluto a Renzo Vacquin, sorriso del Bar Bieteron a Estoul
Era legato alle sue radici e aperto alle relazioni personali, avendo gestito per tanti anni insieme alla moglie Assunta Lévêque il Bar Bieteron nella zona di Estoul Palasinaz, frequentato da turisti e persone del posto, che ricordano ancora l’ottima cucina e il calore dei suoi proprietari. La scomparsa di Renzo Vacquin domenica scorsa, 1° maggio, ha lasciato un vuoto a Brusson, come testimoniano le tante persone, amici e conoscenti, che hanno partecipato al funerale, martedì nella chiesa parrocchiale. Vi hanno preso parte anche rappresentanze degli Alpini - Renzo era stato mortaista alla caserma Testafochi di Aosta tra il 1957 e il 1958 per 18 mesi - e dei Vigili del fuoco volontari, che hanno voluto portare il feretro in segno di riconoscenza e di comune appartenenza.
Renzo Vacquin era nato a Brusson il 15 marzo 1936 da Roberto Vacquin - classe 1906, mugnaio come il papà Pacifico Vacquin, che aveva il mulino ad acqua sull’Evançon, e per questo il soprannome di Renzo era “del mugnaio” (“du moleni”) - e Adolfina Payn del 1907, entrambi del posto. Aveva un fratello più piccolo, che adesso ha 80 anni, Renato Vacquin, intagliatore del legno. Entrambi avevano frequentato fino alla sesta elementare, per poi iniziare presto a lavorare, approdando infine all’Enel. Dopo aver fatto il garzone nell’edilizia fin dai 14 anni, Renzo è stato impiegato alla centrale idroelettrica di Isollaz a Challand-Saint-Victor, mentre il fratello era alla diga del laghetto di Brusson. Ha sposato Assunta nel 1968 a Brusson e dal loro matrimonio sono nati Christian, prematuramente scomparso il 6 settembre 2000 a soli 29 anni, e Stefania del 1973, architetto che vive a Milano dai tempi degli studi universitari al Politecnico, comunque molto legata al suo luogo d’origine. Quando Stefania aveva 10 anni, nel 1983, i genitori hanno sistemato e aperto il Bar Bieteron a Estoul nella ex casa di famiglia di Assunta. Dal 1990, con la pensione a 54 anni, Renzo ha sempre aiutato la moglie a gestire il bar, che è diventato il suo mondo fino al 2006, anno in cui lo hanno dato in affitto. Dal 2007 ha quindi iniziato a dedicarsi soprattutto alla famiglia, diventando nonno di Gaia (nata in quell’anno) e di Alice (che ha visto la luce nel 2010) Bragonzi, al giardinaggio, all’orto e ai piccoli lavoretti di manutenzione della casa, rimanendo sempre appassionato della natura dei luoghi in cui era nato, benvoluto da tutti, che lo ricordano sempre con il sorriso e con un innato senso del dovere.