“L’orticoltura di montagna, eccellenza da far conoscere”
L’orticoltura valdostana è stata al centro dell’attenzione martedì scorso, 16 gennaio, all’Institut agricole Régional che nel salone “Joseph Vaudan” ha ospitato il convegno “Agricoltura di montagna”, organizzato dal Consorzio OrtoVdA, di cui è presidente Alessandro Neyroz, per parlare di sostenibilità e di sinergie tra l’orticoltura, la frutticoltura e la viticoltura. «La sostenibilità - ha spiegato Alessandro Neyroz - è qualcosa di molto complesso. L’agricoltura di montagna non è l’agricoltura intensiva come la si pratica in altre regioni d’Italia. Le nostre produzioni vengono fatte in stagione rispettando le pratiche colturali come per esempio le concimazioni organiche e la gestione corretta delle acque. La produzione valdostana ha un grande valore. C’è tanto lavoro da fare e non riguarda solo i prodotti orticoli ma tutte le produzioni vegetali».
«L’agricoltura di montagna contribuisce alla costruzione dei prodotti alimentari. - ha sottolineato Geremia Glos, professore ordinario di Economia agraria all’Università di Trento - Non bisogna però generare solo buoni prodotti, perché è importante e fondamentale farlo sapere. Molte volte chi vive in montagna dà per scontata la qualità dei prodotti ma spesso ci si dimentica che la qualità esiste quando è riconosciuta dal consumatore».
«È opportuno certificare ciò che già facciamo e come lo facciamo. - ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura e Risorse naturali Marco Carrel - Su questo dobbiamo lavorare e rendere noto a tutti quello che siamo, ovviamente piccoli, ma sicuramente dei grandi lavoratori che amano la propria terra e dalla propria terra possono trarre grandi vantaggi e ottimi prodotti».
«La sostenibilità passa attraverso la condivisione di un percorso e i contesti della sostenibilità economica, ambientale e del territorio. - ha riflettuto il presidente della Regione Renzo Testolin - L’agricoltura è una di quei percorsi che può dare sicurezza al territorio, con la salvaguardia delle opere che nel tempo sono state costruite e che, grazie all’agricoltura, sono mantenute quotidianamente».