L’Odissea degli studenti dell’Università di Chambery

L’Odissea degli studenti dell’Università di Chambery
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Un rientro traumatico nei giorni scorsi per gli studenti valdostani dell’Università di Chambery (una settantina), ma anche la soddisfazione di aver dimostrato coraggio, maturità e solidarietà. I giovani universitari, che la scorsa settimana sono tornati in Valle d’Aosta, a metà marzo quando ancora la Francia sottovalutava l’emergenza Coronavirus, si sono messi in autoquarantena, e hanno fatto partire la campagna sui social #jerestechezmoi, che si è poi propagata per tutta la Francia. «Il rientro da Chambéry è stato piuttosto tragico» spiega Jacopo Romei, 22 anni, uno degli studenti, che aggiunge: «Le residenze dove alloggiavamo in seguito alle misure contro il Coronavirus francesi hanno deciso di chiudere, e dunque noi italiani insieme a molti studenti francesi e internazionali ci siamo trovati per strada dall’oggi al domani».

Dopo il discorso del presidente Emmanuel Macron e la chiusura delle frontiere nello spazio Schengen, avvenuto alle 12 di martedì 17 marzo, gli studenti che non erano residenti in Francia sono stati costretti a lasciare il paese nel giro di 24 ore.

«E’ stata una corsa contro il tempo. - racconta Jacopo Romei (foto) - Abbiamo dovuto raccogliere le cose più importanti in un pomeriggio, organizzare il trasloco e andarcene la mattina seguente».

Le istituzioni francesi in quei giorni invitavano gli studenti a sostenere esami e a non avere paura di frequentare manifestazioni culturali di ogni tipo. Soltanto giovedì 12, nel tardo pomeriggio, è arrivata una mail agli studenti che erano stati in contatto con una studentessa italiana risultata positiva, informandoli che probabilmente sarebbero stati contattati per un isolamento domiciliare. Il giorno dopo l’Università di Chambery ha dichiarato pubblicamente la presenza di un caso di Covid-19 tra gli studenti, senza bloccare le attività didattiche. Gli italiani, tra cui i settanta valdostani, con la consapevolezza di quel che stava accadendo nel loro paese, hanno lanciato la campagna #jerestechezmoi via Facebook per cercare di sensibilizzare gli altri studenti a non uscire di casa e soprattutto non andare a lezione. Molti studenti francesi hanno accolto il messaggio dei ragazzi italiani in maniera positiva e l’iniziativa si è sparsa in poche ore anche in altre zone della Francia. Le lezioni si sono fermate lunedì 16 dopo l’ordinanza che dava il via alla quarantena in Francia. Severo il commento di Simone Pellerei, responsabile degli studenti valdostani a Chambery, che spiega: «Non ci siamo sentiti assolutamente sicuri ad andare a lezione visto che c'era stato un caso di Coronavirus. Non siamo riusciti a comprendere come fosse possibile che l’Ateneo non ci avesse avvisato, rimanendo aperto. Per fortuna grazie a Jacopo Romei siamo venuti a conoscenza della situazione e abbiamo subito contatto l'Università di Aosta, che non ci ha abbandonati consigliandoci di restare a casa».

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