L'Istituto storico della Resistenza pone le condizioni per evitare le dimissioni in blocco del direttivo
L’Istituto Storico della Resistenza è stato oggetto in questi ultimi mesi di un attacco diretto volto non solo a limitarne l’attività ma più in generale a limitarne l’autonomia e l’indipendenza.
È stato deciso in modo unilaterale di ridurre i docenti distaccati da due ad una sola unità. Scelta questa che costringe automaticamente una delle più importanti istituzioni valdostane alla chiusura. Ma non è tutto, con continue richieste di chiarimenti e di informazioni sulla sua attività scientifica, sulla sua offerta formativa e sulla sua attività di bilancio è stata messa in campo un’azione articolata, deliberata, mai avvenuta in passato nei suoi 49 anni di storia, che ha costretto l’Istituto ad una immediata e determinata reazione.
Il 17 luglio scorso l’intera vicenda è stata portata direttamente a conoscenza della Presidenza della Regione con una lunga e circostanziata nota e un incontro cui ha partecipato una delegazione dell’Istituto composta dal suo presidente, la vicepresidente e due ex presidenti.
La Presidenza della Regione ha perfettamente colto il senso e la gravità di quanto sta accadendo.
Il 31 luglio l’Istituto ha convocato un Consiglio direttivo straordinario con procedura d’urgenza ed ha deliberato in merito. In un breve documento approvato all’unanimità sono state evidenziate le tre richieste che l’Istituto avanza per evitare che intervengano le dimissioni in blocco dell’intero Consiglio direttivo fissate per il 1° settembre prossimo.
Le tre richieste sono le seguenti: conferma di due unità di personale docente quale soglia minima di sopravvivenza di questa istituzione; il versamento del contributo annuale previsto da una legge regionale e infine l’impegno ad una modifica della Legge regionale 6/2012 con la quale vi fu un ulteriore riconoscimento dell’Istituto da parte della Regione e la definizione in legge del sostegno economico. Legge questa che a nostro avviso necessita di essere modificata o di essere accompagnata da una delibera di attuazione che stabilisca in via definitiva reciproche forme di concertazione e collaborazione, ma anche più puntuali elementi volti ad assicurare l’operatività futura dell’Istituto nonché la sua autonomia e la sua indipendenza scientifica e culturale.
Le decisioni assunte, che l’Istituto stigmatizza, sono improntate in primo luogo ad una concezione verticistica e autoritaria delle relazioni tra istituzioni della Regione Valle d’Aosta. Una decisione così grave non può avvenire al di fuori di un normale processo di concertazione. Il tempo di relazioni tra Istituzioni improntate a queste forme di arroganza devono essere contrastate con forza. Nel nostro sistema democratico vi sono comportamenti che sono ormai irrinunciabili e tra questi ci sono proprio le forme di dialogo e di concertazione che devono caratterizzare i rapporti tra istituzioni indipendenti.
Non fosse che per questo motivo, quanto è accaduto è irricevibile. Tutte le scelte, ed anche gran parte delle scelte amministrative, che non siano pura attuazione di una più generale volontà, sono scelte politiche di cui ci si deve assumere l’intera responsabilità di fronte alla comunità valdostana.
L’indipendenza della ricerca scientifica è una condizione che caratterizza una società democratica e l’Italia lo ha affermato in diversi articoli della Costituzione repubblicana. L’Istituto Storico della Resistenza poi ne è l’incarnazione stessa per la sua storia, per la storia di coloro che lo hanno fondato e per la storia di quella rete di Istituti che in tutta Italia rappresentano la memoria storica dei fondamenti della nostra Repubblica nata dalla Resistenza e in Valle d’Aosta anche della sua Autonomia.
Per queste regioni intendiamo ribadire quanto segue.
Elemento irrinunciabile e non negoziabile, fin dalla sua istituzione, è l’autonomia e l’indipendenza scientifica e culturale dell’Istituto. È una regola fondamentale per tutte le istituzioni scientifiche in un paese democratico. Da questo assunto derivano tutti altri rapporti che da 49 anni segnano la storia delle relazioni tra l’Istituto e l’amministrazione regionale e che vengono di seguito posti in evidenza.
La scelta dei docenti distaccati presso l’Istituto è, fin dalla sua istituzione, competenza esclusiva dell’Istituto che li individua sulla base di un bando per competenze al fine di assicurare il più alto livello possibile di qualità tanto della ricerca quanto della parte didattico-formativa. Il prossimo bando è fissato da un Regolamento interno per l’anno 2025.
L’indirizzo dell’attività scientifica, di ricerca e offerta didattico-formativa, sono di esclusiva pertinenza degli organi statutari dell’Istituto, ciascuno per quanto di propria competenza. Insieme alla scelta dei ricercatori distaccati, questo aspetto, essendo elemento essenziale dell’autonomia dell’Istituto, è irrinunciabile e non negoziabile.
Fin dalla sua Istituzione nel 1974, l’Istituto ha un direttore/direttrice nella persona di uno dei docenti distaccati. Dal 1983 ad oggi, sono stati direttori dell’Istituto Vilma Villot, Daria Pulz, Silvana Presa e Paolo Momigliano Levi per ben 22 anni e ciò con riferimento alla legge regionale 57 del 1983 che permane immutata da esattamente 40 anni e che per 40 anni ha garantito all’Istituto una accettabile continuità operativa.
Il controllo sul bilancio dell’Istituto, sulla legittimità degli atti che comportano una spesa e sulla coerenza di queste con le finalità statutarie è di esclusiva pertinenza dei suoi organismi statutari e in particolare dell’Assemblea generale dei soci e del collegio dei revisori dei conti il cui coordinatore responsabile è un professionista abilitato che opera a sua volta nella più assoluta trasparenza e indipendenza. È bene infatti ricordare che il presidente, la vicepresidente, l’intero Consiglio direttivo, il collegio dei revisori dei conti sono tutti organismi che operano su una base volontaria e al di fuori di qualsiasi rapporto economico. L’Istituto è ancora oggi in attesa del versamento integrale del finanziamento annuale. Un ritardo che non trova giustificazione alcuna.
Se l’Istituto Storico della Resistenza continuerà ad esistere lo farà su queste basi non negoziabili perché sono fondamento della sua operatività minima ma soprattutto sono fondamento della sua autonomia e indipendenza scientifica e culturale.
Desideriamo però concludere con una riflessione rivolta al futuro.
Il 2 agosto scorso il Consiglio regionale ha approvato la legge regionale numero 14 che per i prossimi anni, fino al 2028, dovrà strutturare una complessa attività e riflessione sul futuro della democrazia e dell’autonomia valdostana in continuità con la sua tradizione che trova fondamento nei valori fondativi della Resistenza. In questo vasto e ambizioso progetto politico e culturale l’Istituto, insieme all’Università, alla Fondation Émile Chanoux e naturalmente alla Regione, ha un ruolo non solo scientifico e culturale ma anche operativo di lavoro concreto, di continuità e d’impegno.
Da quest’ultima breve considerazione si può cogliere forse, più che altrove, quanto la decisione unilaterale assunta sia priva di senso e incoerente rispetto a più generali indirizzi che caratterizzano l’operato del Governo regionale e del Consiglio della Valle.
L’Istituto Storico della Resistenza difenderà il proprio ruolo e le proprie prerogative con un alto senso delle Istituzioni, dialogando sempre costruttivamente con le istanze che operano con coerenza e nell’interesse della Valle d’Aosta nel suo insieme ben oltre le singole legittime sensibilità politiche e culturali.
In questa prospettiva vogliamo ringraziare fin d’ora per la solidarietà e la preoccupazione espressa molte istituzioni e molti cittadini, sintomo di una società civile viva che guarda al futuro con senso di responsabilità e importanti forme di solidarietà volte al bene comune.