“L’inverno 2021 del turismo? E’ cancellato”

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L’inverno 2021 di Cogne è terminato di fatto mercoledì scorso, 13 gennaio, quando in Parlamento sono stati presentati i termini del nuovo Decreto Conte che regolerà le prossime settimane di pandemia. Il punto relativo all’impossibilità di spostarsi tra le regioni è stata la pietra tombale di una stagione che non è mai iniziata.

“Abbiamo chiuso a ottobre convinti di poter riaprire a dicembre, invece siamo ancora qui con le ante sbarrate. - racconta Andrea Celesia dell’Hotel Notre Maison - A questo punto l’inverno è andato, spero di poter fare qualcosa tra fine aprile e inizio maggio, in occasione dei ponti primaverili. La mia domanda però è un’altra: le condizioni lo consentiranno? Per adesso non possiamo fare altre che metterci il cuore in pace, aiutarci reciprocamente e provare a sviluppare i progetti futuri, visto anche il tanto tempo che abbiamo a disposizione”. Nonostante la sensazione di abbandono, Andrea Celesia è convinto che sia necessario “Programmare l’estate sin da ora. Dobbiamo sviluppare strategia con il mondo delle agenzie di viaggio, uno strumento che sarà sempre più indispensabile nel futuro. Senza dimenticare di investire sempre di più sul turismo di prossimità, è quello il mercato che bisogna curare”.

Piero Roulet dell’Hotel Bellevue non ha lo stesso ottimismo. “A Cogne c’è una neve bellissima, la giornata è splendida e in giro non si vede nessuno. E’ un disastro, una situazione veramente disperata. Abbiamo aperto per due giorni la Brasserie Le Bon Bec, ma se nel fine settimana bisogna chiudere che senso ha? Noi siamo imprenditori, dobbiamo pensare a far funzionare la nostra azienda e adesso è quasi impossibile, considerato che abbiamo spese come riscaldamento ed elettricità che vanno sostenute comunque, anche se non vi sono ospiti nelle nostre strutture. Aprire? Quando ci sarà permesso di farlo”, ammette Piero Roulet. La figlia Laura conferma lo stato d’animo del padre. “E’ davvero difficile, dovevamo aprire il 22 gennaio e adesso siamo nel dubbio. La data di venerdì 5 febbraio è un’ipotesi che considereremo nei prossimi giorni”.

Se il Bellevue cercherà di esserci, Filippo Gérard guarda già all’estate o quantomeno alla tarda primavera. “Inutile negarlo, l’inverno è perso. - dichiara il presidente di Adava e responsabilie degli hotel Sant’Orso e Grand Paradis a Cogne - Purtroppo aprire per rimetterci non è una soluzione. I turisti dall’estero non arriveranno, senza garanzie sulla possibilità di tenere aperto non si va lontani. La prendo con filosofia, nella speranza che i ristori promessi dal Governo italiano possano servire. Non pretendiamo certo le cifre che percepiscono in Austria o in Germania, però calcolare il venticinque per cento del fatturato degli anni normali potrebbe essere una soluzione. Con quelle cifre potremo comunque ammortizzare le spese che, volenti o nolenti, dobbiamo sostenere anche se siamo chiusi”.

Sulla stessa linea d’onda il Miramonti, altro storico hotel di Cogne, che nei giorni scorsi ha ufficializzato che aprirà solo martedì 1° giugno. “Lo ammetto, è stato difficile. - dice il proprietario Stefano Gilliavod - Noi solitamente chiudiamo poche settimane l’anno, restare fermi per mesi è una novità. Ne approfitteremo per procedere con dei lavori di ristrutturazione che partiranno a marzo: comportarsi diversamente era impossibile, senza la mobilità tra le regioni il settore alberghiero non può farcela”.

Dal punto di vista morale “E’ un periodo molto faticoso, anche sa la prima serrata della primavera scorsa è stata un’esperienza più drammatica. - continua Stefano Gilliavod - Abbiamo speso tantissimi soldi per adeguarci alle regole imposte da Roma, questo investimento non paga e non pagherà mai. La mia impressione è che i nostri governanti non sappiano cosa sia la vita reale delle persone. Questo è un problema enorme, soprattutto se si devono gestire i soldi di tutti”.

Val di Rhêmes

senza obiettivi per il futuro

Non va meglio in Val di Rhêmes, dove la scelta di posticipare ancora gli spostamenti tra le regioni ha cancellato ogni sorta di entusiasmo - se mai ci fosse stato, nell’ultimo periodo - tra gli albergatori. “Abbiamo aperto il ristorante e il bar lunedì 11 gennaio - commenta Sharon Saudin del Boule de Neige - ma è solo un modo per far vedere che esistiamo. L’hotel questo inverno non è mai stato funzionante, a queste condizioni farlo sarebbe un suicidio. Le nuove prospettive del Governo Conte sono ancora più terrificanti di quelle di prima. Non so cosa faremo, a dirla tutta. Continueremo così, facendo qualcosina a pranzo, solo per salvare il salvabile”.

Poco distante, all’Hotel Galisia, Ivana Bérard è molto perplessa sul futuro di una stagione invernale tutta da inventare. “Siamo sempre stati chiusi, non so come e quando potremmo aprire. Se si potesse farlo a febbraio, per Carnevale, l’inverno avrebbe ancora un senso. Altrimenti avremmo buttato una stagione”.

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