“L’inerbimento è la migliore difesa contro l’erosione del suolo nei vigneti”

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«Per mitigare le perdite di suolo e di nutrienti per erosione, si raccomandano l’inerbimento permanente e la limitazione dei passaggi del trattore al minimo indispensabile, soprattutto nei vecchi vigneti che abitualmente erano impiantati lungo la massima pendenza». E’ questa la principale conclusione dello studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “Sustainability” a cui hanno lavorato l’Università di Torino e l’Institut Agricole Régional, anche grazie al finanziamento del progetto europeo Interreg “Links4Soils”. La ricerca - intitolata “Verso una gestione sostenibile dei vigneti di montagna. Buone pratiche per limitare l’erosione idrica” - ha in sostanza confermato l'elevata protezione derivante dall'inerbimento rispetto al mantenimento del suolo nudo nonché l'azione fortemente deleteria del passaggio tra i filari con veicoli cingolati.

«L’erosione del suolo colpisce vaste aree nel mondo, specialmente laddove forti pendenze sono associate ad un lento processo di formazione del suolo. - si legge nella sintesi dello studio - In queste condizioni, quando la copertura vegetale è scarsa e discontinua, anche tassi erosivi relativamente bassi possono portare a perdite di suolo irreversibili, con conseguenti effetti negativi sul paesaggio e sui servizi ecosistemici del suolo. Una gestione sostenibile dei suoli agrari è quindi fondamentale per la conservazione del suolo e per la prevenzione dei dissesti. I vigneti in forte pendenza delle Alpi spesso producono vini di elevata qualità ma sono soggetti ad erosione quando il suolo è nudo, ad esempio a seguito di un diserbo chimico. Mantenendo invece una copertura erbacea continua, è possibile limitare considerevolmente il ruscellamento superficiale e l’erosione idrica. La ricerca ha confrontato l’effetto dell’inerbimento permanente e del diserbo sull’erosione del suolo in un sito sperimentale, un vigneto a rittochino».

«L’antica pratica del terrazzamento ha permesso la conservazione dei versanti scoscesi e ha limitato l’erosione accelerata e le instabilità di versante. - prosegue lo studio - Dove i terrazzamenti non sono presenti, o dove i pendii sono troppo ripidi, l’erosione idrica può portare ad una perdita irreversibile di sedimenti e nutrienti, compromettendo i principali servizi ecosistemici del suolo. L’obiettivo principale per una viticoltura sostenibile in montagna è trovare un compromesso tra la sostenibilità economica e il controllo dell’erosione».

Tra i risultati dello studio vi è anche la dimostrazione che «la presenza di fasce tampone - inerbimento permanente nella parte basale del filare - è efficace nel mitigare l’erosione e rappresenta un possibile compromesso tra il controllo dell’erosione e la salvaguardia della biodiversità, attraverso il mantenimento di aree a suolo nudo utilizzate da varie specie di avifauna per la ricerca del cibo».

«L’Institut Agricole ha svolto un’azione di supporto al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino che ha elaborato i dati dello studio, i cui principali autori sono stati Silvia Stanchi e Michele Freppaz. - precisa il ricercatore dell’Iar Odoardo Zecca - Il riscaldamento globale ha portato anche a una sorta di impazzimento climatico, con fenomeni di precipitazioni violente che probabilmente saranno sempre più frequenti. Per questo è importante studiare quali sono le migliori strategie per contrastare l’erosione del suolo. Il vigneto oggetto di studio ha una pendenza circa del 30 per cento. In passato avevamo effettuato un’altra ricerca, quella volta su un vigneto a pendenza estrema, pari al 50 per cento, e ne era emerso un livello di erosione da 15 a 60 volte più del limite massimo tollerabile per una conservazione nel tempo dei suoli».

«In Valle d’Aosta abbiamo ereditato un approccio alla viticoltura su forte pendenza che nei decenni passati si basava sul sistema a rittochino, che tuttavia non è affatto consigliabile né adatto dal punto di vista ambientale. - prosegue Odoardo Zecca - Molto migliore è il sistema a ciglioni, che - seppur necessita di un maggiore investimento iniziale - permette però un successivo risparmio gestionale e una migliore conservazione del suolo. La pendenza del vigneto oggetto dell’ultimo studio, pari al 30 per cento, è già molto elevata per una sistemazione a rittochino ma ancora gestibile con l’inerbimento, che non è invece possibile a pendenze superiori, quando diventa pericoloso. Si è pure osservato l’effetto delle tracce dei mezzi cingolati sia per l’erosione che per il ruscellamento, ragione per cui è di estrema importanza avere una parte protetta con erba alla base del vigneto. Vi è infine da dire che l’inerbimento è comunque nella maggior parte delle condizioni una scelta opportuna pure per la qualità dell’uva e per l’equilibrio del sistema suolo-pianta».

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