L’inarpa e l’emozione della prima volta “In quota poca erba ma è ora di salire”

L’inarpa e l’emozione della prima volta “In quota poca erba ma è ora di salire”
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Dire “inarpa” è raccontare la passione per gli animali e per la vita in montagna. Ed è proprio in queste settimane che, come accade ormai dai tempi antichi, si ripete il rito della salita in alpeggio delle mandrie e degli allevatori con le loro famiglie, per vivere l’estate a stretto contatto con la natura e fare i conti pure con il tempo, la burocrazia e il problema della presenza del lupo, presente ormai dovunque anche nella nostra regione.

Esteban Cugnod, di Brusson, è giovane, molto giovane - classe 2003 - ma allevare bovini è la sua passione ed è in questa attività che vede il suo futuro. Con le sue bovine, salirà in alpeggio a circa 2000 metri di quota con il papà Lorenzo a Lavassey, all’imbocco del vallone di Palasinaz. Per loro è la prima volta della gestione di un alpeggio.

«La nostra inarpa con 52 bovine da latte e 18 vitelli - racconta Esteban Cugnod, nato e cresciuto nell’ambiente degli allevatori - inizia a Brusson, per la precisione dal villaggio di Ponteil dove abbiamo l’azienda agricola e il nostro agriturismo Les Hiboux. Saliremo a Lavassey, dove andiamo per la prima volta a pascolare le mucche, mentre prima mandavamo i nostri animali in affida ad altri allevatori. Quest’anno, con papà, abbiamo deciso di provare a gestire noi un alpeggio. Ed eccoci pronti per farlo: saliremo giovedì prossimo, 10 giugno. Spero che tutto vada bene. Mi preoccupa, almeno per il momento, la poca erba che c’è per via del freddo. Papà, invece, è abbastanza tranquillo. Non sappiamo ancora, però, quanto staremo lassù in alpeggio, però pensiamo sicuramente fino a fine settembre. Per noi inizia una nuova esperienza di vita che spero sia il mio futuro, perché questo è il lavoro che mi piace fare!».

Anche per Delfina Vescoz, allevatrice di Fontainemore, c’è una prima volta, a Torgnon, dove quest’estate porterà la sua mandria a pascolare l’erba dell’alpeggio Chancevella. Una scelta quasi obbligata dalla presenza del lupo nel territorio di Issime dove fino all’anno scorso ha portato i suoi animali a pascolare nel vallone di San Grato.

«Con me - dice Delfina Vescoz - saranno mio marito Andrea Blanchet e nostro figlio Riccardo che ha 23 anni. Avevamo fissato la data della nostra inarpa per giovedì 10 giugno, tuttavia non c’è ancora abbastanza erba in montagna, così abbiamo deciso di spostare la data a giovedì 17 giugno. Andremo in alpeggio a Chancevella con 56 mucche in lattazione e qualche vitello. Altri animali, vitelli e manzetti, li mandiamo in affida da Omar Tonino. La nostra decisione di cambiare zona è per via del lupo sicuramente. Non possiamo più fidarci di lasciare i nostri vitelli incustoditi come eravamo abituati a fare nel vallone di San Grato, dove pascolavamo in un alpeggio di proprietà della mia famiglia. La nostra è una piccola azienda zootecnica, alleviamo gli animali con amore e passione. Il lupo ci fa troppa paura e anche vedere un solo animale sbranato dal predatore non ci farebbe stare bene!».

Come ogni anno, d’estate, da oltre trent’anni, anche la famiglia di Silvano Bizel si sposta, da Morgex, con la mandria in alpeggio. La loro inarpa è oggi, sabato 5 giugno, per arrivare alle baite di Cheverel, a La Salle e, poi, spostarsi con gli animali - 110 bovine da latte e una trentina “asciutte” - nell’alpeggio Les Ors situato a 2.100 metri di quota. Il trasferimento successivo sarà quello che porterà poi la mandria al tramuto di Bonalé, situato a 2.390 metri di altitudine, ai piedi della Grande Rochère e dell'Aiguille du Bonalé, anfiteatro di natura incontaminata sempre nel Comune di La Salle, a pochi passi dal Col Malatrà.

«Sono 2 ore di cammino - spiega Mirko Bizel, che con il papà, la mamma Elda Pascal e il fratello Denis, salgono in quota - verso l’aria pura, il grande spazio della natura dove le nostre bovine possono pascolare liberamente fino alla metà di settembre. Per la mia famiglia, dal 1990, questa è la 32esima stagione in questi 2 alpeggi. E le salite, come anche le discese, verso gli alpeggi le ho sempre fatte a piedi. Questa è la mia vita, il mio lavoro. Però le preoccupazioni sono sempre tante e legate al reperimento dei dipendenti e al tempo. Senza contare la burocrazia, ormai arrivata a livelli esagerati. Un’altra preoccupazione è il lupo, sin dal momento che metti fuori al pascolo gli animali, indipendentemente da ciò che può accadere. Ma il più, è subire il danno ed eventualmente non essere ricompensati nella giusta misura, secondo la selezione che facciamo dei nostri animali».

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