L’Europa ha approvato il “declassamento” della tutela del lupo Diventerà da “specie strettamente protetta” a “specie protetta”

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Il Comitato permanente della Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa - che si occupa della conservazione della vita selvatica e degli habitat naturali nel continente - ha adottato una proposta della Commissione europea di un anno fa che modifica lo status di protezione del lupo da “specie di fauna strettamente protetta” a “specie di fauna protetta”. L’emendamento entrerà in vigore tra 3 mesi, a meno che almeno un terzo delle parti della Convenzione di Berna del Consiglio d’Europa (ovvero 17 Paesi, essendo in totale 49) non si opponga. Nel qual caso, resterà “lettera morta”. Se, invece, sarà meno di un terzo delle parti ad opporsi, il provvedimento entrerà in vigore solo negli Stati che accolgono la decisione. Nella proposta avanzata si legge che «nel settembre 2022, lo studio Lcie (Large Carnivore Initiative for Europe) per la Convenzione di Berna ha mostrato che il numero totale di lupi nella Ue era probabilmente dell’ordine di 19.000 (rispetto ai circa 14.300 nel 2016) e il numero di lupi in Europa (escludendo Bielorussia e Federazione Russa) probabilmente superava i 21.500 (rispetto ai circa 17.000 nel 2016)». Secondo lo studio, si legge ancora nella proposta, «19 Paesi su 34 hanno riportato un aumento del numero di lupi, mentre solo 3 Paesi hanno riportato una diminuzione, tutti nella regione dinarica-balcanica. Nella Ue, in 17 dei 24 Stati membri con presenza di lupi, le loro popolazioni erano in aumento, mentre nei restanti 7 erano stabili o fluttuanti». La proposta aggiunge che «le minacce ai lupi rimangono molteplici e di natura diversa, ma si sono evolute nel tempo. Le minacce e pressioni più importanti segnalate dalle parti sono legate al bracconaggio, insieme all’impatto delle infrastrutture lineari sulla specie, coprendo sia la mortalità diretta che la frammentazione delle popolazioni. La caccia e le interazioni con l’agricoltura sono anche frequentemente segnalate come pressioni. Nuove minacce emergenti includono le recinzioni di confine e l’ibridazione lupo-cane». Per questo, si chiedeva il declassamento del livello di protezione.

La principale differenza tra i 2 regimi in relazione alle minacce ai lupi è che il regime di protezione sotto l’Appendice III (“specie protetta”) mantiene una maggiore flessibilità riguardo alle misure appropriate che le parti contraenti alla Convenzione devono attuare.

Dal governo nazionale, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida parla di «una grande notizia, frutto di una posizione ampiamente condivisa dell’Unione Europea, che l’Italia, tra le prime Nazioni, ha sollecitato».

Da Wwf Italia arriva invece una netta condanna: «E’ una decisione che va contro il parere degli esperti e della scienza, ci riporta indietro di mezzo secolo e apre una strada pericolosa per il futuro della conservazione della natura in Europa».

La Lega Vallée d’Aoste: «Un passo avanti per la montagna e i nostri allevatori»

«Si tratta di un risultato importante dopo che a livello regionale la Lega aveva già promosso una legge per il contenimento di questa specie che ora non potrà che essere più efficace. - scrive in una nota la Lega Vallée d’Aoste - Questa riduzione non implica una caccia indiscriminata o una deregulation totale, ma offre agli Stati e alle Regioni la possibilità di intervenire in modo più mirato, rapido ed efficace nella gestione di un predatore che ha causato numerosi problemi agli allevatori. Ora la palla passa al Governo nazionale che, sulla base della convenzione, redigerà un piano lupo coerente, capace di rispondere con attenzione alle reali esigenze delle popolazioni che si trovano a convivere con i lupi». «Un primo passo necessario per garantire sicurezza ai nostri piccoli allevatori che in questi anni hanno subito decine e decine di attacchi. - commenta il vice capogruppo in Consiglio Regionale e membro del Dipartimento Aree Montane della Lega Erik Lavy - Il contenimento del lupo è più che mai necessario, non si può mettere a repentaglio il nostro secolare sistema di allevamento».

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