L’avvocato Maria Rita Bagalà sceglie il silenzio davanti al giudice

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Lunedì 10 maggio si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande del giudice Maria Rita Bagalà, 52 anni, l'avvocata aostana agli arresti domiciliari da lunedì 3 maggio nell'ambito dell'inchiesta Alibante della Procura distrettuale di Catanzaro. La legale è accusata di concorso in associazione esterna di stampo mafioso. L'interrogatorio di garanzia si è svolto per rogatoria davanti al Gip di Aosta. «Come previsto ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. - riferisce il difensore dell'indagata, Mario Murone - Per ora non abbiamo ancora chiesto il riesame, perché non abbiamo potuto visionare gli atti a parte l'ordinanza. Ci è stato dato un compact disc che avrebbe dovuto contenere gli atti di indagine, ma non si riescono a leggere i documenti che contiene. Anche per questo motivo, non avremmo potuto fare una scelta diversa».

Per l'accusa, Maria Rita Bagalà, sotto la regia del padre Carmelo Bagalà, considerato il capo del clan calabrese, «Partecipava alla cosca» garantendo «L’amministrazione dei diversi affari illeciti». Questo, almeno è quanto scrive scrive il Gip di Catanzaro Matteo Ferrante nell'ordinanza di custodia cautelare, sottolineando che l'avvocata Maria Rita Bagalà, oltre a essere la «Mente legale del clan», curava gli interessi economici e finanziari del sodalizio. Inoltre la legale, sempre secondo l’accusa, aveva assunto anche il ruolo di prestanome della società Calabria Turismo srl ed era l'intestataria dei beni patrimoniali e delle quote societarie della consorteria «Costituenti il provento illecito della varie attività delittuose del clan». Accuse che il difensore della donna respinge, sostenendo che «Le operazioni sono state fatte tutte in maniera trasparente».

Nell’operazione condotta dalla Procura distrettuale di Catanzaro e che ha portato all'arresto di 19 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d'ufficio e turbativa d'asta, risulta indagato anche il marito di Maria Rita Bagalà, pure lui avvocato ad Aosta. Per gli inquirenti, Andrea Giunti non solo era a conoscenza dei fatti, ma amministrativa in prima persona e in maniera occulta, assieme alla consorte e al suocero, le attività della CalabriaTurismo, società interdetta per mafia nel 2016.

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