L’appello delle guide alpine alle istituzioni: “Fateci lavorare”

L’appello delle guide alpine alle istituzioni: “Fateci lavorare”
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Anche le guide alpine non sono soddisfatte delle misure del Governo a sostegno delle categorie dei lavoratori colpiti dalla pandemia. “I ristori sono del tutto insufficienti per chi di noi ha la partita Iva - dichiara Enrico Marlier, neo presidente dell’Unione Valdostana Guide di Alta Montagna - Pensavo che la politica nazionale facesse di meglio; gli imprenditori hanno pagato a caro prezzo quest’anno di pandemia. Tutte le speranze sono ora riposte nelle decisioni che prenderà la Regione. So che stanno lavorando a emendamenti e che sono in previsione spostamenti di bilancio. Sono fiducioso nella sensibilità che dovrebbero avere verso la montagna e verso la categoria delle guide, che - insieme agli albergatori e ai ristoratori - sono i soggetti più penalizzati e fanno parte a tutti gli effetti della filiera turistica. Dopo il cambio del Governo ci eravamo illusi che sarebbe migliorata la situazione, invece non c’è stata alcuna inversione di marcia. Probabilmente, non avendo risorse, fanno quello che è possibile, ma non avrebbero dovuto promettere agli imprenditori senza poi poter mantenere”.

Recentemente c’è stato un incontro tra Ezio Marlier, il senatore Albert Lanièce e il presidente Erik Lavevaz durante il quale le guide hanno esposto i loro enormi problemi. “Dal 2008 ci sono stati tagliati il 40 per cento dei fondi a disposizione e nulla è cambiato da allora, non abbiamo grandi possibilità di muoverci. Stiamo vivendo un periodo complicato. Siamo una regione senza turismo interno e, con le seconde case bloccate, non abbiamo alcun margine di lavoro. Questo si somma a un decreto i cui ristori sono l’ennesima mazzata. Non abbiamo alcuna possibilità alternativa al riprendere a lavorare. Siamo in zona rossa e, nonostante lo abbiano annunciato, non ci danno alcun sostegno”.

Per il futuro permane una profonda incertezza, soprattutto visto che la primavera e l’estate sono alle porte. L’attesa e la speranza da parte di tutti è quella di riprendere a lavorare. “Se i ristori sono quelli, tornare al proprio lavoro significa ricominciare a vivere. - conclude Ezio Marlier - Vorremmo solo fare il nostro mestiere, non avere mille euro in maniera forfettaria. E compatibilmente con il contenimento della pandemia, devono permetterci di farlo. Dopo un anno di sosta forzata, c’è solo bisogno di ripartire per far fronte alle spese delle famiglie e alle necessità quotidiane”.

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