L’8 marzo dimenticato in città: solo 2 su 220 le vie dedicate alle donne ad Aosta
La ricorrenza della Festa della Donna - l’8 marzo, lunedì prossimo - celebra le lotte coraggiose, le conquiste sociali, politiche ed economiche compiute e ottenute nell’ultimo secolo, ed è soprattutto l’occasione per riflettere sulle discriminazioni e sulle violenze che ancora oggi, quotidianamente, subisce il genere femminile, riportando in auge il tema della parità dei sessi che rappresenta anche 1 dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Potrà sembrare alquanto bizzarro, però la disuguaglianza passa anche attraverso l’odonomastica, ossia il complesso dei nomi delle strade e la loro scelta. Non capita spesso ad Aosta, anzi, è davvero raro imbattersi in una via dedicata a una donna. Il motivo è molto semplice e non ha niente a che vedere con la disattenzione: su un totale di 220 strade, vie, piazze, viali, corsi, vicoli e passaggi cittadini - secondo l’ultimo aggiornamento dei toponimi del viario comunale risalente al 2018 - ne esistono infatti solamente 2, una piazza e una via, intitolate a personaggi femminili valdostani, ovvero meno dell’1 per cento.
È mai possibile che solo 2 donne abbiano segnato la storia della nostra regione? Ovviamente no, però lo stradario parla chiaro: le uniche protagoniste della toponomastica «rosa» di Aosta sono l’infermiera volontaria della Croce Rossa Ermelinda Ducler (1909-1943), alla quale è stata dedicata nel 1996 l’ex Area Ferrando, e la giovane staffetta partigiana Aurora Vuillerminaz (1922-1944) ricordata in una via del Quartiere Cogne.
Chi erano, dunque, queste 2 donne?
La Sorella Ermelinda Ducler, nata a Champorcher Campo Laris nel 1909, presentò domanda d’iscrizione al comitato provinciale della Croce Rossa Italiana della Valle d’Aosta nel 1940 e negli anni successivi prestò la sua opera all’Ospedale Mauriziano di Aosta. Nel 1943 svolse la sua attività umanitaria nell’Ospedale miliare di Santa Caterina di Arezzo e nell’Ospedale da campo di Spalato. Nel 1963 il giornale «La Région Autonome» riportava la motivazione della medaglia d’oro con Palma al merito della Croce Rossa Italiana a lei insignita: «La Crocerossina, in servizio al 48esimo ospedale da campo di Spalato, si dedicò all’assistenza dei degenti con sentimenti di particolare modestia e di profonda pietà: sprezzante del pericolo, si offrì di accompagnare un trasporto di feriti e di malati via mare e, colpita gravemente la nave durante un attacco nemico, non si curò che di infondere coraggio ai degenti. Offertasi in occasione di un altro trasporto di feriti gravi per via aerea, trovava la morte seguendo la sorte dei soldati sofferenti alla cui assistenza si era dedicata con assoluta dedizione e con spirito di sacrificio».
Il mezzo aereo, attaccato dal nemico, precipitò con tutto il suo carico umano. Al termine della Seconda Guerra Mondiale il Comitato Internazionale della Croce Rossa attribuì la medaglia Florence Nightingale, la massima onorificenza, a 7 valorose Crocerossine: una di queste era proprio Ermelinda Ducler. Il 9 novembre 1996 si è svolta la cerimonia per l’intitolazione della piazza «ex area Ferrando» di Aosta in sua memoria grazie all’iniziativa dell’Ispettorato Infermiere Volontarie della Delegazione Valdostana di CRI che trovò nell’Amministrazione comunale una sensibile risposta.
Aurora Vuillerminaz, nata nel 1922 a Saint-Vincent, si sposò giovanissima con il partigiano Adolfo Giulio Ourlaz e dal 1944 si dedicò interamente alla Resistenza entrando a far parte dei gruppi antifascisti operanti in Valle d’Aosta, in particolare dei comandi partigiani di Cogne dove prese il nome di battaglia «Lola» assumendo l’incarico di staffetta incaricata a creare collegamenti clandestini con la vicina Svizzera. Al ritorno da una missione venne però fermata a Villeneuve dai nazifascisti mentre faceva da guida a 4 compatrioti comunisti - Ferdinando Giolli, Emilio Macazzola, Gianni Pavia e Raimondo Lazzari - che dovevano raggiungere le bande partigiane valdostane: con grande coraggio e determinazione non fece parola sulla sua attività per non tradire i compagni di lotta e i suoi ideali di libertà. Venne fucilata al cimitero di Villeneuve il 16 ottobre 1944 alla giovane età di 22 anni. Nel 1983 fu insignita della medaglia d’argento al valore militare per attività partigiana in occasione delle celebrazioni della Giornata delle Forze Armate e del Decorato con la seguente motivazione: «Esperta e coraggiosa staffetta partigiana, ripetutamente impiegata anche come guida clandestina in zona a cavaliere dello spartiacque alpino. Accompagnatrice di quattro giovani internati provenienti dalla Svizzera per il loro arruolamento nelle formazioni partigiane della zona, veniva catturata con i compagni, dopo aver provveduto all’occultamento dei documenti di cui era latrice. Negli interrogatori cui fu sottoposta, fedele alla sua missione, fu irremovibile nell’assoluto silenzio, nonostante le sevizie e le minacce di morte. Condannata con i compagni alla fucilazione, affrontava con virile fermezza il plotone di esecuzione, dopo aver salutato i morituri con una stretta di mano, aver loro manifestato il suo duolo per non averli condotti a salvamento e dopo averli incitati a inneggiare alla Libertà».
La sconcertante disparità di genere che caratterizza le strade di Aosta non è che il riflesso - seppur nettamente più marcato - della situazione che si riscontra a livello nazionale. Nelle città italiane, infatti, la probabilità di trovare una via intitolata a un personaggio femminile va dal 3 al 5 per cento contro il 40 per cento della rappresentanza maschile. Tra le donne maggiormente ricordate spiccano le sante, le martiri e le Madonne con le varie aggettivazioni come «Consolata» - presente anche ad Aosta - seguite dalle letterate e dalle scienziate. Secondo l’Associazione Toponomastica Femminile - che ha realizzato un accurato censimento di tutta la nazione - la toponomastica è di per sé un rilevatore sociale e per colmare quest’impietosa differenza di genere e raggiungere la parità non basterebbe un secolo in quanto i nomi delle strade non si possono rimuovere né cambiare, salvo casi eccezionali. Servirebbero quindi nuovi spazi pubblici da denominare, senza contare il peso della volontà e dell’impegno delle Amministrazioni comunali. Il compito dell’associazione, nata nel 2014 e presieduta da Maria Pia Ercolini - docente di Geografia nelle scuole superiori di Roma - è quello di intervenire su questa situazione discriminante promuovendo i nomi delle donne che meritano l’intitolazione di una strada e avviare l’iter per farlo, cercando di offrire alle giovani generazioni dei modelli di riferimento femminili a cui ispirarsi.
«Le vie sono la nostra memoria e la scelta di chi merita di essere ricordato è una questione di potere. - afferma Sara Marsico, referente dell’associazione per il Comune di Melegnano e la provincia di Milano – L’invisibilità è la peggior violenza e credo sia giunto il momento di raccontare le storie dimenticate delle donne portandole alla luce attraverso le scuole e le associazioni, coinvolgendo i ragazzi e facendoli riflettere sull’importante questione, per nulla secondaria, della disuguaglianza: partecipando, ad esempio, al concorso “Sulle vie della parità” promosso dall’associazione e giunto all’ottava edizione, si possono ideare dei progetti per il riequilibrio di genere da presentare ai Comuni. Mi piacerebbe molto istituire un gruppo dell’Associazione Toponomastica Femminile anche in Valle d’Aosta, regione alla quale sono molto affezionata e che frequento da tempo, al fine di promuovere l’intitolazione di nuovi spazi o, perché no, dei sentieri di montagna alle donne che hanno segnato la storia della regione proponendo il tema anche nelle scuole per sensibilizzare gli studenti e le istituzioni».
Del resto, il primo passo verso il cambiamento è la consapevolezza, però in una situazione come questa è quanto mai necessario correre ai ripari. Per maggiori informazioni sulle attività dell’associazione è sufficiente visitare il sito web www.toponomasticafemminile.com.