Joseph Rivolin: «Scarsa sensibilità da parte di chi dovrebbe tutelare il patrimonio storico-culturale»

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L’improponibile idea (che pure è stata proposta) di demolire la cappella costruita a Pont-Saint-Martin da Monsignor Joseph Capra è un riflesso del miserando stato in cui versa, in Valle d’Aosta come altrove, la considerazione per la memoria storica e il rispetto per la cultura. A mia conoscenza, l’edificio di cui si tratta è l’unico ricordo tangibile, in Valle d’Aosta, di una delle rare personalità valdostane la cui statura culturale e l’attività scientifica ebbero un giusto riconoscimento ben al di là dei confini della nostra regione. E lo si vorrebbe cancellare! Si badi: non è l’unico esempio di scarsa sensibilità - per usare un eufemismo - dimostrato da istanze istituzionali che dovrebbero tutelare il patrimonio storico-culturale. Cito solo altri due casi che si trovano a pochi passi da casa mia. L’antica targa che segnala la localizzazione della porta medievale che dava accesso al Bourg de Saint-Ours (la Porte Chaffaz) è stata ultimamente coperta dalla vetrina esterna di un commerciante: il quale fa legittimamente i suo interessi, ma a me risulta che l’occupazione del suolo pubblico su cui la vetrina si trova sia soggetta all’autorizzazione di un ente che dovrebbe perseguire l’interesse pubblico. Lo stesso ente che dovrebbe preoccuparsi del secondo caso di - diciamo così - “trascuratezza”, ossia l’ignominioso stato di conservazione del cimitero di Sant’Orso, che se non è ancora completamente cancellato è grazie all’iniziativa privata, negli ultimi decenni, del Comité des Taditons Valdôtaines prima e di una benemerita associazione di volontari oggi. In una recente intervista orrado Augias dichiarava: “Mi piacciono i cimiteri. In una città sconosciuta vado a vederli subito. Mi piace capire come la gente tratta i suoi morti”; spero che non abbia occasione di vedere come noi trattiamo i nostri… D’altronde, cosa ci si può aspettare da chi non si accorge neppure dello stato di conservazione del palazzo che dovrebbe essere il biglietto da visita della città e dell’efficienza di un’amministrazione? Andate a vedere come sono ridotti gli stucchi sopra le arcate dell’Hôtel de Ville… Questa totale indifferenza (per non dire ostilità) nei confronti del patrimonio culturale, della memoria di personalità illustri, dei segni del tempo, sono purtroppo sintomi patologici di una società che vive nell’unidimensionalità del presente, e che ignorando e disprezzando il passato si prepara a non avere un futuro. È auspicabile che la tendenza s’inverta. Magari cominciando dalle piccole cose, come salvaguardare un singolo edificio, le tombe di famiglia, una targa commemorativa, uno stucco decorativo.

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