Italo Paillex, la sua firma su ogni iniziativa dell’ultimo mezzo secolo a Saint-Pierre
«Non vedo più i fiori dei meli», così parlava Italo Paillex del suo problema alla vista, sempre più grave. Tre anni fa la cecità da un occhio, poi nello scorso inverno la perdita della luce dall’altro, un disastro per lui che amava così tanto i suoi meli, i noci, la vigna. «L’acqua a Brean arriverà e io non la vedrò» affermava sconsolato, dopo essere stato tra i promotori della realizzazione del nuovo sistema di irrigazione che finalmente andrà ad arricchire una delle zone più belle di Saint-Pierre.
D’altronde in paese Italo Paillex aveva contributo a qualsiasi iniziativa dell’ultimo mezzo secolo. Nato il 10 agosto 1937 nella casa di La Roserettaz, dove papà Vincent era sceso da Rumiod dopo avere sposato Pierina Branche di Etavel, lì aveva vissuto, anzi aveva ristrutturato il fabbricato nel 1964, in occasione del matrimonio con la compaesana Maria Bois. A La Roserettaz era tornato dopo il servizio militare nei pompieri, prima il corso a Roma, poi il servizio ad Arona e la proposta di rimanere effettivo, ma ad Italo Paillex piaceva troppo stare all’aria aperta, nel suo mondo e aveva preferito diventare artigiano edile, abbinando a questa attività i lavori della campagna, soprattutto dopo che nel 1965 un serio infortunio ad una mano gli aveva fatto temere di non riuscire più a murare. Invece la sua forza di volontà fu più forte di ogni ostacolo, tanto da permettergli di combinare senza problemi l’attività nell’edilizia con quella dell’agricoltura, sempre in un contesto propositivo, finalizzato ad accogliere il nuovo nel rispetto di quanto gli avevano insegnato i suoi vecchi.
Fu quindi tra i fondatori della Cofruits (ora di quegli uomini lungimiranti è rimasto in vita il solo Franco Zemoz), abbinando nuovi metodi di coltura alla salvaguardia degli antichi meli del padre Vincent, tra i pochi rimasti in Valle d’Aosta originari di renetta del Canada, socio attivo di vari consorzi di Saint-Pierre mai mancando alle corvées e alla riunioni, coltivatore attento e preciso, valorizzatore dei vitigni autoctoni del torrette, del fumin e del petit rouge le cui uve conferiva alla Cave des Onze Communes, produttore del tradizionale olio di noci, raffinato distillatore di grappa e soprattutto uomo capace di trasmettere ai suoi figli Raimondo nato nel 1966 e Rosita del 1969 l’amore per quello che faceva, rappresentando pure un bellissimo esempio per i nipoti Chantal, Sylvie, Valérie e Richard che erano la sua gioia.
Italo Paillex si è spento il giorno di Santa Barbara, la patrona dei Vigili del Fuoco, che lui da volontario di Saint-Pierre ha sempre venerato con i fatti, non mancando mai di dare il suo aiuto e di confortare con la sua presenza nei funerali chi avesse perduto un proprio caro. Così nella serata di domenica scorsa, 4 dicembre, tutti i pompieri di Saint-Pierre sono andati a La Roserettaz a togliersi il cappello davanti ad Italo Paillex e poi martedì mattina lo hanno accompagnato prima in chiesa e poi al cimitero, insieme agli amici del suo mondo che ora, dopo il buio, tornerà a vedere.