«Intorno ad Anselmo d'Aosta, maestri e discepoli dal Bec a Canterbury»
Nel giorno dedicato al patrono di alpinisti e montanari, martedì scorso, 15 giugno, festa di San Bernardo di Mentone, al santo del giorno sono stati dedicati in Cattedrale i vespri solenni, cantati dalla Cappella musicale Sant'Anselmo, ed è proprio a quest'ultimo santo che è stata dedicata la tavola rotonda introduttiva. È stato infatti presentato il nuovo studio di don Matteo Zoppi «Intorno ad Anselmo d'Aosta, maestri e discepoli dal Bec a Canterbury», pubblicato con il finanziamento della Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, della Diocesi di Aosta e dei Fondi di ricerca di Ateneo 2018 del Dipartimento di Antichità, filosofia e storia della Scuola di Scienze umanistiche dell’Università di Genova. Dello stesso autore, è già stata promossa ad Aosta un'altra pubblicazione, sull'antropologia anselmiana, nel 2009 per interesse dell'allora vescovo Giuseppe Anfossi e del vicario generale Franco Lovignana che, diventato vescovo di Aosta, ha continuato a sostenere e incoraggiare gli studi di don Matteo Zoppi. «Questa amicizia è uno dei motivi per i quali la Diocesi ha voluto partecipare alla pubblicazione del suo nuovo libro. - ha spiegato Franco Lovignana - Sant'Anselmo è molto ripreso non solo per il suo pensiero logico, ma soprattutto per la sua capacità di introspezione che emerge fortissima per esempio nelle orazioni. Aggiungo che Anselmo avrebbe qualcosa da dire anche alla nostra cara Europa: studiare il suo messaggio culturale farebbe scoprire anche in versione laica che riconoscere le radici cristiane del continente non è affatto divisivo ma potrebbe essere un autentico fattore di integrazione, di dialogo e di rispetto per ogni altra cultura». Dopo una introduzione di Letterio Mauro, docente di storia della filosofia all'Università di Genova, che ha sottolineato come i monaci medievali fossero visti come punti di riferimento ed esempi di vita, è intervenuto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dell Conferenze Episcopali d'Europa: «La verità perdona sempre - ha sottolineato - ma non accetta, in nome della compassione, di ridurre la verità o cambiarla. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare assolutamente dal fatto che ognuno di noi è in un mondo di bugie. L'Europa occidentale è come un deserto spirituale ma non dobbiamo dimenticare che anche il deserto fiorisce. Nonostante la cosiddetta secolarizzazione, il consumismo che abbraccia ormai ogni parte del mondo ci sono dei germogli specialmente delle coscienze dei più giovani, il cosiddetto il risveglio religioso. Ancora una volta, leggendo questo lavoro che apre orizzonti filosofici e religiosi di ampio respiro, ho toccato con mano l'antico detto secondo il quale noi camminiamo sulle spalle dei giganti, per non credere che la storia inizia con noi. Anselmo deve essere non moderno, ma attuale».
L'evoluzione del pensiero di Sant'Anselmo, nella sua permanenza nell'Abbazia di Notre-Dame du Bec in Normandia e poi come arcivescovo di Canterbury nel Regno d'Inghilterra, porta con sé la metafora del campo di grano: «L'immagine per cui da un chicco sono venute tutte le altre spighe - spiega don Matteo Zoppi - viene probabilmente dall'epoca in cui Anselmo viveva ancora ad Aosta e rappresenta il modo in cui mondo, visto come un campo di grano, viene da un primo principio fondatore».
«Fu il mio parroco don Agostino Pession, quando ero a Ollomont, a parlarmi per la prima volta di Anselmo, quando ero ragazzino - continua don Zoppi - e di alcuni suoi scritti inediti che aspettavano di essere pubblicati. A distanza di anni il mio pensiero riconoscente va a lui, per avermi orientato in questa ricerca». «Mi è molto caro questo ricordo di don Agostino Pession - ha concluso don Paolo Papone, presidente dell'Académie Saint-Anselme - che ho avuto occasione di sostituire quando era in tardissima età: oltre all'ingegno, l'acutezza, la curiosità era anche abilissimo nei lavori manuali. Nella nostra sede di Gressan campeggia una scritta che definisce Sant'Anselmo "protecteur du Duché d'Aoste" e l'entusiasmo per questo libro è dovuto al fatto che si tratta di un lavoro scientifico, che ridimensiona la soggettività e si concentra su cosa dice l'autore e come lo dice. Invita all'ascolto, prima ancora di chiederci quale ricaduta avranno questi pensieri nella nostra quotidianità».