Intelligenza artificiale, interrogativi e dubbi animano anche la Chiesa e i credenti
Noi viviamo in una «infosfera», piena di informazioni che ci sommergono, e una riflessione sulla loro gestione anche con l’intelligenza artificiale anima la Chiesa e i credenti. Ha risposto a diverse domande don Giuseppe Tanzella Nitti, nell’incontro organizzato dall’Associazione L’albero di Zaccheo martedì scorso, 9 luglio, nel salone ducale del Municipio di Aosta, con il supporto della Fondazione comunitaria e del Comune.
Non è una gara
Don Giuseppe Tanzella Nitti è astronomo e dirige il Centro di Ricerca DISF - Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede, della Pontificia Università della Santa Croce. Il suo approccio a vantaggi e pericoli dell’intelligenza artificiale è stato quindi soprattutto scientifico e filosofico.
«Il fatto che si chiamino entrambe intelligenza - ha subito precisato - non significa che quella artificiale sia in competizione con quella umana».
Riprende quindi le parole di Papa Francesco, pronunciate in occasione della Giornata della pace, lo scorso lunedì 1° gennaio.
«L’intelligenza artificiale diventerà sempre più importante. Le sfide che pone sono tecniche, ma anche antropologiche, educative, sociali e politiche - aveva detto il Pontefice - Promette, ad esempio, un risparmio di fatiche, una produzione più efficiente, trasporti più agevoli e mercati più dinamici, oltre a una rivoluzione nei processi di raccolta, organizzazione e verifica dei dati. Occorre essere consapevoli delle rapide trasformazioni in atto e gestirle in modo da salvaguardare i diritti umani fondamentali, rispettando le istituzioni e le leggi che promuovono lo sviluppo umano integrale. L’intelligenza artificiale dovrebbe essere al servizio del migliore potenziale umano e delle nostre più alte aspirazioni, non in competizione con essi».
La quantità di informazioni disponibili su internet ci avvolge e ci condiziona. «È il mondo che si sta adattando all’intelligenza artificiale - sottolinea l’esperto - e non viceversa. Noi viviamo in una info-sfera».
A cosa serve l’intelligenza artificiale?
In un mondo che deve rispondere subito, confrontare informazioni, trovare dati e gestirli, l’intelligenza artificiale torna utile, perché opera mediante la logica computazionale e prende decisioni in base a correlazioni statistiche.
«Essa si nutre di dati - aggiunge il relatore - e a noi fa comodo che la macchina elabori velocemente ricerche o risposte che ci costerebbero fatica».
Tutto è trasformato in numeri, perché è questo il linguaggio che la macchina utilizza, ma le risposte ci soddisfano?
«Con alcune suore abbiamo fatto un esperimento - racconta il sacerdote, che è ospite del Carmelo di Quart - Abbiamo chiesto all’intelligenza artificiale un testo sul distacco spirituale in Santa Teresa di Gesù. In pochi istanti ci ha restituito una piccola relazione, completa e ben scritta. Leggendo bene, però, ci siamo accorti che ripeteva sempre gli stessi concetti».
Il dubbio su come interpretare il risultato ha fatto riflettere il sacerdote.
«Il contenuto era ripetitivo e superficiale - continua - ma, come abbiamo notato con le suore, venivano citate diverse fonti. Allora, chiedere all’IA può essere utile per avere un aiuto nella ricerca, non per creare prodotti al nostro posto, senza controllare».
Verso un’etica dell’intelligenza artificiale
Occorre chiedersi cosa l’intelligenza può fare e cosa non deve fare e su questo don Tanzella Nitti invita alla riflessione, in un’ottica di etica così come presentata anche dal papa.
«L’intelligenza artificiale è uno strumento e come tale non è di per sé buono o cattivo. - spiega - Siamo noi a porle dei limini, a scegliere di usarla ad esempio per la lotta al terrorismo ma non per scopi miitari. Oppure per organizzare velocemente i nostri appuntamenti ma non per farla rispondere al posto nostro a chi ha bisogno di un consulto».
Alcuni principi etici si trovano nei maggiori regolamenti internazionali sull’uso dell’intelligenza artificiale: principio di beneficenza, di non maleficenza, di autonomia, di giustizia, di trasparenza. E, come sottolinea ancora il Papa, si dovrà badare a che l’intelligenza artificiale non diventi strumento di esclusione o di discriminazione sociale.
In breve, conclude don Giuseppe Tanzella Nitti, «siamo noi ad aggiungere significato ai dati, affiancando sempre all’intelligenza artificiale un soggetto umano, libero e responsabile».