Institut Agricole Régional, va in pensione il responsabile del convitto Maurizio Merli

Institut Agricole Régional, va in pensione il responsabile del convitto Maurizio Merli
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Dopo 22 anni, Maurizio Merli, 58 anni, lascia l’Institut Agricole Régional per andare in pensione. Da sabato 1° ottobre, infatti, Maurizio Merli si godrà il meritato riposo dalla carica di responsabile del convitto dell’Institut dal 2000 «Così potrò stare più vicino alla mia famiglia e dedicarmi alla mia passione per la vela, attività di cui sono istruttore».

Una vita, quella di Maurizio Merli, vissuta come docente educatore, tra Milano dove negli anni Novanta ha lavorato nello staff di Maria De Benedetti - caposettore dell’educazione in Regione -, e Aosta.

Nel Duemila Maurizio Merli prende in mano la conduzione del collegio dell’Institut agricole. Fu di fatto la Regione a chiedergli, nel 1999, di sviluppare un progetto per monitorare e valutare quali erano le criticità da risolvere.

«Ricevetti la telefonata del canonico Claude Duverney - racconta Maurizio Merli, sposato con Roberta Fiorenzani e padre di Gabriele nato nel 2002, di Samuele del 1998 e dei gemelli Gioele e Serena del 2008 - ed è così che il 1° settembre del Duemila ho incominciato il mio lungo cammino all’Institut. Colsi la sfida, anche perché proprio il canonico Duverney era convinto che il collegio fosse un “vuoto a perdere”. Gli chiesi perché allora chiamava proprio me, se non credeva in ciò che mi proponeva di fare? È stata una sfida vinta. All’epoca, l’Institut Agricole contava un centinaio di studenti, ma di convittori solo una quarantina». Attualmente l’Institut conta 200 studenti di cui 130 sono convittori. È una realtà piccola, però molto ambita, e in Italia, su un centinaio di convitti, è quella che ha più richieste rispetto il numero degli iscritti. «Nonostante sia una piccola realtà, per il sistema dei convitti l’Institut è referente per il nord Italia, poiché - afferma Maurizio Merli - nel tempo abbiamo sviluppato un progetto molto particolare dello studio sociale. Negli anni ho sentito il peso dei canonici che hanno lasciato un’eredità forte. Ho sempre pensato di essere seduto sulle spalle di giganti, ma so che abbiamo portato avanti quei valori importanti dell’accoglienza, della qualità, della competenza e della professionalità. Valori che spero vivamente siano sempre tramandati. All’Institut Agricole ho vissuto anni bellissimi e per questo ringrazio anche le famiglie che ci hanno affidato i loro figli, ringrazio i ragazzi incontrati. Soprattutto il mio grazie va alla Regione e alla Fondazione che amministra l’Institut Agricole».

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