«Insegna agli angeli a miscelare passione, amore e sorrisi, come nel cocktail che ci hai offerto»
«Siamo qui a chiedere risposte al buon Dio. Tutto ciò che Victor ha donato nella sua vita sia fruttuoso, non possiamo arrenderci al dolore, ma testimoniare la sua presenza con la speranza». Parole di don Lorenzo Sacchi, pronunciate al funerale di Victor Vicquéry nel pomeriggio di martedì scorso, 7 febbraio, a Saint-Vincent.
Quarantaquattro anni, amatissimo professore di sala dell’Ecole Hôtelière di Châtillon, Victor Vicquéry è scomparso tragicamente nella serata di venerdì scorso, 3 febbraio, a causa di un incidente in bicicletta (in località Cillian sopra Saint-Vincent) dopo una serata con gli amici.
La bara in legno chiaro con il crocifisso, sul feretro un cuscino di rose rosse, una cartolina del mare sardo, luogo privilegiato di lavoro. Vicino un ritratto sorridente di Victor Vicquéry, un grande mazzo di rose bianche, i girasoli, le gerbere gialle e arancioni omaggio dell’Ecole Hôtelière. Accanto la compagna Nicole Charrier (la mamma Franca, troppo provata, non ha partecipato alle esequie), gli amici in lacrime, praticamente tutta l’Ecole Hôtelière - ragazzi, insegnanti e personale scolastico - e gli amici d’infanzia di Gressoney-La-Trinité, i suoi compagni di scuola delle elementari con il maestro Guido Nicoletta. «Sono qui con i tuoi compagni di scuola di quel tempo, a testimoniare ricordi belli, quando facevamo tante attività e quando la tua intelligenza vivace già emergeva. - il messaggio del maestro - Sei sempre stato dinamico ed eclettico, anticipando ciò che sei diventato: un educatore attento a seguire i tuoi amati alunni, sempre con profonda gioia e con desiderio di migliorarsi».
La compagna Nicole Charrier rimpiange «di non averti potuto abbracciare per l’ultima volta. Manchi e mancherai per sempre, ma il mio cuore sarà sempre con te, sarai il mio angelo custode».
«Victor cercava di entrare in quelle “chiusure” dei ragazzi causate vai a capire da quali ragioni. - le parole di don Lorenzo Sacchi - Qui, oggi, con il cuore impietrito e dolorante, rischiamo di rinnegare lo stile solare e sorridente che era di Victor. Che fare allora? Sfidiamo, rischiamo, impegnamoci perchè diventi il nostro stile. Perchè il suo insegnamento è tra i più belli.
Oggi avvicinarci agli altri è ciò che dobbiamo fare, come Victor ha fatto nella sua vita, accompagnando la strada di tanti, vivendo l’amicizia».
Il pensiero dei colleghi insegnanti è affidato a Gianluca Masullo: «Sei stato un collega stimato e un amico. Ci hai sempre messo tutto il cuore per quella che era la tua missione: la formazione professionale dei nostri ragazzi, intesa come possibilità per tutti.
La tua enorme capacità di ascolto, ma anche il rischio di sbagliare per percorrere strade nuove, le connessioni con le altre scuole e i professionisti sono state alcune tra le tue qualità.
Non possiamo dimenticare i tuoi modi di fare empatici ma raffinati, la tua professionalità, umanità e serietà. Quando raccontavi della scuola avevi una luce particolare negli occhi; parlavi dei tuoi ragazzi, delle loro prospettive di crescita.
Hai vissuto pienamente, come se fossi conscio di dover andare via prima.
Insegna agli angeli a miscelare passione, amore e sorrisi, come nel cocktail che ci hai offerto. Non ti fermare, vola in alto, vola lontano e come dicevi tu, enjoy».
Una carriera luminosa
La lunga carriera di Victor Vicquéry alla Fondazione Turistica è iniziata nel 1992 come studente, percorso triennale di specializzazione sala, bar e vendita. Nell’anno scolastico 2011/2012 ha conseguito il diploma quinquennale di tecnico dei servizi ristorativi presso la Fondazione Passarelli di Castellabate. La sua passione lo porta a specializzarsi ulteriormente e successivamente a conseguire il diploma Aibes come barman, e quello Ais come sommelier. Lo scorso settembre 2022 aveva ottenuto l’abilitazione all’insegnamento (classe di concorso b21 laboratori di servizi enogastronomici, settore sala e vendita).
Dal 2006 al 2011 è stato educatore presso la Fondazione Turistica e dal 2011 ad oggi insegnante tecnico pratico di sala/bar, uno dei più talentuosi, appassionati e disponibili docenti della scuola, amatissimo dai suoi studenti, dai colleghi e collaboratori. A Châtillon aveva portato avanti importanti progetti di studio e laboratori, preziosa eredità per gli studenti.
«Victor era un prezioso collaboratore, una persona con un'eleganza innata, perfetto nel suo ruolo di professore, non era solo competente nella sua materia "sala", la sua professionalità traspariva in ogni movimento, in ogni parola. Sempre corretto nei modi e nei tempi, sempre attento al rapporto umano, quello vero. - lo ricorda Jeannette Bondaz presidente della Fondazione Turistica - Conscio del suo ruolo di esempio per gli alunni riusciva a far coesistere serietà e divertimento. Sempre proiettato alla crescita degli altri, aveva aperto la strada professionale a tanti alunni accompagnandoli personalmente durante gli stages estivi in diverse situazioni e per anni anche in Sardegna, dove lui stesso lavorava e manteneva attiva e aggiornata la sua professionalità.
Aveva gioito per la riuscita dell'alunno Gabriele Armani che lui stesso aveva introdotto nel Bar Paradiso di Barcellona, diventato nel 2022 miglior bar al mondo e contentissimo che la scuola avesse scelto proprio il suo studente per il manifesto promozionale affisso in tutta la Valle d'Aosta e Canavese.
Lui stesso aveva frequentato l’École, alunno di grande talento e caro nei ricordi della direttrice Maria Pia Praz che sovente andava a trovare per ricordare gli anni passati insieme».
Durante la Fiera di Sant’Orso Victor Vicquéry aveva proposto l'ultima creazione, il Negroni servito come un sushi creato con l'alunna Fabiola Pardini ed era già proiettato in un altro progetto con l’ESA agenzia spaziale europea: la creazione di un drink per un concorso speciale che lo avrebbe visto protagonista.
“Seguirò le sue orme”
Proprio la studentessa Fabiola Pardini lo ricorda con delle parole speciali: «Per me non era un professore, lui vedeva i ragazzi non come dei numeri, vedeva dentro ognuno di noi una luce.
Per me era come il migliore amico, era l’unica persona che sapeva come prendermi, una delle poche che ha sempre creduto in me fin dall’inizio, sapeva capire quando qualcosa in me non andava.
Ho tanti rimpianti nei confronti del prof: non avergli mai detto che gli volevo bene, mai un abbraccio nei momenti in cui mi consolava e non mi potrà mai dire “un giorno la chiamerò collega”, come tanto voleva.
Lui voleva che io tornassi a scuola un giorno, e anche io, soprattutto ora, voglio tornare e seguire le sue orme, trasmettere la passione come faceva lui. Era il pilastro della scuola, era un avanguardista, credeva nell’istituzione.»