In zona arancione da domenica Sospesa la legge “anti-Dpcm”
Si conclude un’altra settimana convulsa sul fronte della lotta alla pandemia e del braccio di ferro tra Roma e Aosta sulle restrizioni, con la sospensione da parte della Corte Costituzionale della legge regionale ribattezzata “anti-Dpcm”. Intanto da domani, domenica 17 gennaio, la Valle d'Aosta passerà in zona arancione. Lo prevede la nuova ordinanza firmata dal il ministro della Salute Roberto Speranza ieri, venerdì 15. Le 9 regioni che si coloreranno di arancione, oltre alla nostra, sono Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria. Sempre domani, domenica, scatterà l’ordinanza firmata oggi, sabato 16, dal presidente della Regione Erik Lavevaz che mitiga alcune restrizioni. Per esempio si potrà circolare liberamente in tutta la regione ma come previsto a livello nazionale con il passaggio in zona arancione, torneranno a chiudere al pubblico bar e ristoranti. Non solo, in base al nuovo Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per bar, enoteche ed altre attività commerciali che vendono bevande e alcolici scatterà il divieto di vendita da asporto alle 18. Invece, scaduta l’ultima ordinanza regionale, da oggi, sabato 16, è possibile praticare lo sci alpinismo senza guida o maestro di sci (servizio a pagina 38).
Sospesa la legge “anti-Dpcm”Giovedì 14 gennaio, la Corte Costituzionale ha accolto la richiesta di sospensiva avanzata dal Consiglio dei Ministri che riguardava la legge regionale numero 11 del 2020 recante “Misure di contenimento della diffusione del virus Sars-Cov-2 nelle attività sociali ed economiche della Regione autonoma Valle d’Aosta in relazione allo stato di emergenza”. È stata fissata per martedì 23 febbraio la discussione dinanzi alla Consulta durante la quale la Regione, rappresentata dall’avvocato Francesco Saverio Marini, ribadirà che l’intervento legislativo voluto dal Consiglio Valle non si pone in antitesi alle regole statali per il contrasto e il contenimento della pandemia da Covid-19, ma è uno strumento normativo finalizzato a contestualizzare tali disposizioni. È la prima volta che la Consulta sospende gli effetti di una legge. La Corte ha ritenuto che sussista il "fumus boni iuris", considerato che gli interventi consentiti dal legislatore regionale riguardano la materia della profilassi internazionale, riservata alla competenza esclusiva dello Stato. Il che non esclude diversificazioni regionali della disciplina, adottate nel quadro di una leale collaborazione tra Stato e Regioni. La Corte ha ritenuto inoltre che l'applicazione della legge fino alla trattazione nel merito della questione potrebbe comportare «Il rischio di un irreparabile pregiudizio all'interesse pubblico» a una gestione unitaria dell'epidemia a livello nazionale nonché «Il rischio di un pregiudizio grave e irreparabile per la salute delle persone».
«Prendiamo atto della pronuncia della Corte Costituzionale - commenta il presidente della Regione Erik Lavevaz - nell’attesa della conclusione del percorso fissata al 23 febbraio. La legge approvata dal Consiglio regionale non ha mai voluto essere una norma “anti-Dpcm”, come purtroppo è stato erroneamente definita, ma solamente uno strumento per contestualizzare e adattare la regole anti Covid alle peculiarità del nostro territorio e alle esigenze primarie della nostra comunità. Certamente questa decisione può limitare il nostro raggio d’azione nell’adeguare le norme statali alle nostre condizioni particolari, ma continueremo a lavorare, in accordo con le strutture sanitarie e con tutti gli strumenti che la Costituzione e gli ordinamenti statali e regionali ci mettono a disposizione, per contrastare l’emergenza utilizzando norme adeguate alla specificità della nostra realtà». Durante la riunione di giovedì 14 del Consiglio Valle, il presidente Lavevaz ha poi precisato: «Nessuna scelta pericolosa per la salute dei valdostani è stata fatta e questo è di tutta evidenza: la Valle d'Aosta è stata la regione dove il miglioramento dell'andamento dei dati è stato il più rapido. Rimane il grande interrogativo per cui la legge di Bolzano - analoga alla nostra sebbene approvata in altro momento - continui ad essere in vigore nei suoi effetti: non si capisce quale sia la ratio».
Variegati i successivi interventi. Andrea Manfrin della Lega Vallée d’Aoste ha dichiarato «Non c'è che una parola: la nostra autonomia è sotto attacco» e Stefano Aggravi, sempre della Lega, ha aggiunto: «Le sentenze non si commentano e ne prendiamo atto, ma questa sentenza rileva un'appartenenza da parte di chi deve valutare le leggi. Forse non influisce, ma sicuramente l'ondata di centralismo da parte di chi ha preso certe decisioni e le prenderà ancora domani è viva e vegeta». Secondo il capogruppo di Pour l’Autonomie Marco Carrel «È una giornata molto triste per questa Aula e per il lavoro che svolgiamo. Rimandare continuamente le aperture alimenta speranze vane: meglio allora trovare risposte diverse, cercando di aiutare i nostri concittadini in difficoltà. Quando vogliamo, possiamo lavorare uniti e sapremo farlo anche in questo momento». Erika Guichardaz di Progetto Civico Progressista ha parlato di «Sfida al Governo nazionale lanciata al momento dell'approvazione della legge regionale. Noi ci siamo sottratti perché la salute pubblica non può essere terreno di scontro. Abbiamo invece sempre sostenuto le ordinanze del presidente Lavevaz, così come gli Assessori all'Istruzione e ai Trasporti che hanno lavorato alla riapertura delle scuole. È stato questo un momento in cui abbiamo dimostrato la nostra autonomia». Albert Chatrian di Alliance Valdôtaine - Stella Alpina ha evidenziato: «Avevamo creduto in questo percorso. Non vogliamo metterla in caciara, ma riteniamo che le Istituzioni abbiano un ruolo di peso e il rammarico è veramente tanto. Il nostro intento non era solo un "proviamoci", ma si basava sulla convinzione di un rispetto istituzionale che la Valle d'Aosta merita». Corrado Jordan di Vallée d’Aoste Unie ha espresso dispiacere: «La nostra legge voleva essere uno strumento per far valere le nostre differenze, non voleva essere una legge “anti-Dpcm”. Voleva consentirci di ripartire secondo le nostre prerogative. L'approvazione di questa legge è stata un sussulto della nostra autonomia e io credo che i valdostani siano stati fieri di questa nostra iniziativa». Aurelio Marguerettaz dell’Union Valdôtaine ha specificato: «La legge 11 è arrivata per dare uno strumento in più, per radicare le ordinanze del Presidente della Regione in una cornice legislativa. Non voleva essere motivo di scontro. Ciò che mi ferisce di più è che si parli di una regione sciagurata che mette a rischio l'incolumità dei suoi abitanti. Vorrei ricordare che per adesso la Valle d'Aosta ha un livello basso di contagi: evidentemente non abbiamo esercitato così male la nostra autonomia. Se rivendicare le nostre competenze è considerato una sfida, sono davvero disorientato. Noi abbiamo solo chiesto di avere maggiore considerazione. Noi non ricattiamo nessuno, non condizioniamo l'appoggio a un Governo per rivendicare delle posizioni. Continueremo nel nostro dialogo e accettiamo questa sentenza che non rende onore al percorso che abbiamo intrapreso a favore dei valdostani».
Registrati 20 nuovi positiviNelle ultime 24 ore in Valle d'Aosta sono stati registrati 20 nuovi casi di positività al Coronavirus a fronte di 69 persone sottoposte a tampone. I guariti sono 16, portando il numero totale degli attuali positivi a 416, 4 in più di giovedì. Nessun nuovo decesso è stato segnalato, il cui numero totale dall'inizio della pandemia resta 392. I pazienti in terapia intensiva salgono da 2 a 3. Gli altri ricoverati scendono da 43 a 40, di cui 37 all'Ospedale regionale “Umberto Parini” e 3 all'ospedale da campo all’Espace Aosta. Nessun paziente positivo resta invece ricoverato nella clinica Isav di Saint-Pierre, in virtù anche della decisione della società di non accoglierne di nuovi dall'inizio dell'anno per poter tornare a svolgere la sua normale attività. Le forze dell'ordine hanno eseguito 581 controlli, sanzionando 6 persone. I dati sono contenuti nel bollettino dell’Unità di crisi.