In una conferenza la tragica avventura del Brigadiere di Verrès disperso a Cefalonia

In una conferenza la tragica avventura del Brigadiere di Verrès disperso a Cefalonia
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Lo sguardo serio e determinato, le labbra sottili e i lineamenti giovanili. Compare così Pantaleone Perruchon di Verrès nella bella foto che lo ritrae con l’uniforme dei Reali Carabinieri. La sua tragica storia è al centro dell’interessante conferenza che l’Amministrazione comunale di Verrès ha organizzato per oggi, sabato 3 settembre, alle 18 al primo piano di Maison La Tour, in piazza René de Challant, e che si intitola “Da Verrès a Cefalonia, la tragica avventura del brigadiere Pantaleone Perruchon”.

Relatori sono il presidente della Sezione Valle d’Aosta dell’Associazione Nazionale Nastro Verde Mauriziana Michele Maurino (che parla di “Biografia di Pantaleone Perruchon, cittadino verreziese e brigadiere dei Carabinieri Reali disperso a Cefalonia”), il socio della Sezione Valle d’Aosta dell’Associazione Nazionale Nastro Verde - Decorati di Medaglia d’Oro Mauriziana e luogotenente dei Carabinieri Umberto Mattone (con l’intervento “Cefalonia, settembre 1943. Quando l’inferno piombò su un’isola da paradiso. Antefatti, cronologia della battaglia, i massacri dimenticati”) e il presidente della Federazione Regionale Valdostana dell’Istituto del Nastro Azzurro tra i Combattenti decorati al Valor Militare Gian Carlo Politano (“Lettura della motivazione della Croce di Guerra al Valor Militare conferita al brigadiere dei Carabinieri Reali Pantaleone Perruchon”). L’ingresso è libero.

Pantaleone Perruchon, classe 1905, fu decorato con la Croce al Valor Militare per il coraggio dimostrato sul fronte greco tra il 1940 e il 1941, quando - recita la motivazione - «Di notte, sprezzante d’ogni pericolo, di propria iniziativa, si spingeva oltre le nostre linee raggiungendo e riconducendo in salvo alcuni militari che, ignari dell’ordine di ripiegamento, erano rimasti in zona abbandonata dalle nostre truppe. Successivamente si distingueva per ardimento in azioni di pattuglia». Uno straordinario coraggio che non gli bastò per sfuggire al suo tragico destino sull’isola di Cefalonia e all’eccidio lì perpetrato dalle truppe tedesche dopo l’8 settembre. Il mistero aleggia sui dettagli degli ultimi giorni di vita del soldato verreziese ma la conferenza di oggi fornisce anche l’occasione per riaprire il cassetto della memoria di quello che accadde sull’isola e per analizzare criticamente - sulla base di fonti e ricerche rigorose - le responsabilità di uno degli episodi più tragici per i militari italiani durante la Seconda Guerra Mondiale, «Una macchia gravissima che abbiamo il dovere di non dimenticare, per tributare il giusto ricordo ai soldati che in quei giorni sono diventati eroi loro malgrado» spiega Umberto Mattone.

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