In pensione il sorriso del Comitato caccia

In pensione il sorriso del Comitato caccia
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Ben 40 anni di caccia, senza mai avere imbracciato un fucile. Un percorso lavorativo nel Comitato regionale per la gestione venatoria di Aosta. Parliamo di Ilva Charrère, storica segretaria del Comitato caccia, da giovedì 14 aprile in pensione.

Un sorriso che dal 1° luglio 1981 ha accompagnato il cammino di uno dei più movimentati settori della nostra regione. Ilva Charrère, classe 1960, convolata a nozze nel 1983 con Alfonso Blanc (Pascal e Nadège sono i loro figli nati rispettivamente nel 1988 e nel 1992) ancora fatica a credere di aver dovuto lasciare questo suo «mondo che ti coinvolge e stravolge, di cui non puoi più fare a meno». Venerdì scorso, 29 aprile, è stata organizzata a sua insaputa una cena al Ristorante Société en Ville di viale Garibaldi ad Aosta. All’appuntamento erano presenti Sergio Grange presidente in carica del Comitato caccia e alcuni dei suoi predecessori - Alessandro Durand, Jean Claude Soro, Luciano Joris -, l’ex commissario Paolo Oreiller, i suoi collaboratori dell’Ufficio fauna e del Corpo forestale della Valle d’Aosta, i rappresentanti delle associazioni venatorie e delle otto circoscrizioni venatorie presenti sul territorio regionale, dei cacciatori dei lagomorfi e dei galliformi alpini e dei conduttori dei cani da traccia. Non potevano mancare all’appuntamento Piero Aime e Paolo Tripodi, rispettivamente ex e attuale direttore del Comitato caccia.

Ilva Charrère non ha nascosto la forte emozione dovuta alla sorpresa, in particolare quando le è stata consegnata una busta con un biglietto che riportava una «dedica» dei cacciatori. «Mi sembra di essere ancora in ferie - parole pronunciate durante la serata - fatico a credere che non siederò più alla mia scrivania e non sarò al bancone di ricevimento della sede. È vero, ho vissuto un’avventura lunga 41 anni, ma a me sembra un’avventura iniziata solo ieri».

Non potendolo fare personalmente, Ilva Charrère si è rivolta ai 1.400 cacciatori valdostani con una lettera inviata via email ai presidenti delle 54 sezioni comunali cacciatori.

«Quando ho iniziato il mio viaggio, la caccia per me aveva un solo significato: ricerca, uccisione di un animale selvatico, punto. Niente di più sbagliato, quello non era altro che l’atto finale. Vivendovi giorno dopo giorno, mi si è spalancato un mondo, complicato, difficile, come complicati e difficili sono i rapporti e gli equilibri tra le persone che lo compongono, uomini e donne con pensieri e idee a volte diametralmente opposti. Un mondo però che ti coinvolge e stravolge, di cui non puoi più fare a meno, perché ogni volta mette e ti mette in discussione. Grazie per avermi in tutti questi anni apprezzata, protetta, coccolata e a volte anche viziata. Per avermi fatta sentire importante, avermi fatta sentire in qualsiasi contesto come a casa, per avermi confidato pensieri, sensazioni, per aver condiviso momenti belli e anche momenti difficili, per avermi reso partecipe della vostra vita, come solo una vera famiglia sa fare».

In 40 anni di Comitato caccia, Ilva Charrère di presidenti ne ha visti passare: Carlo Trossello, Romano Fosson, Albano Filetti, Luciano Joris, Alessandro Durand, Jean-Claude Soro, Elena Michiardi, Sergio Grange e Paolo Oreiller che tra il 2016 e il 2017 è stato commissario.

«Nei primi tempi di lavoro fu difficile farsi accettare. Ero molto giovane e dovevo imparate tutto - ricorda Ilva Charrère - però nessuno mi ha mancato mai di rispetto. Ho vissuto i diversi momenti dell’evoluzione del mondo venatorio valdostano che non posso riassumere in poche parole. Ricordo anche tutti i passaggi che hanno portato alla legge regionale sulla caccia selettiva. Oggi che per me si è chiuso questo lungo capitolo della mia vita, posso solo dire che non sarà facile abituarmi all’idea che dovrò fare a meno di questo mondo. Ma quanti possono dire di essere stati così fortunati facendo il proprio lavoro?».

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