In due anni persa la metà delle presenze turistiche «Chiuderemo quest’inverno con meno 15 per cento»

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La pandemia dimessa il turismo in Valle d’Aosta. E’ quanto emerge dai dati pubblicati dalla Regione nei giorni scorsi. I flussi turistici dell’anno 2021 confrontati con i valori del 2020 appaiono ridotti e diminuiti; gli arrivi diminuiscono del 3 per cento e le presenze del 14 per cento. Se confrontiamo i dati con il 2019 (ultimo anno pre pandemia), gli arrivi e le presenze diminuiscono rispettivamente del 45 per cento e del 48 per cento. In particolare nel 2019 furono registrate nella nostra regione 3.624.954 presenze, nel 2021 1.892.301, il 47,80 per cento in meno. Più contenuto il calo rispetto al 2020, 2.194.588 (meno 13,77 per cento), quando la stagione invernale dovette interrompersi a marzo con lo scoppio dell’emergenza sanitaria Se si valuta l’andamento sugli ultimi 10 anni, gli arrivi e le presenze diminuiscono rispettivamente del 35 e del 41 per cento.

Il 78 per cento delle presenze è italiano (22 per cento gli stranieri), nel 2019 i rapporti erano: italiani 58 per cento e stranieri 42 per cento.

Per valutare l’anno 2021 oltre i numeri assoluti è necessario considerare quanto la pandemia e le conseguenti restrizioni agli spostamenti abbiano condizionato i flussi turistici.

Le provenienze italiane di prossimità dell’anno 2021, rappresentano il 48 per cento del totale delle presenze (italiane e straniere) e il 71 per cento delle presenze italiane.

Confrontando il 2021 con il 2020 gli italiani aumentano (nonostante il maggior numero di mesi in cui gli spostamenti erano vietati) sia gli arrivi sia le presenze del 2 per cento. Al contrario gli stranieri diminuiscono gli arrivi del 14 per cento e le presenze del 44 per cento.

Rispetto alla media degli ultimi 10 anni diminuiscono gli arrivi italiani del 26 per cento e stranieri del 51 per cento; diminuiscono le presenze italiane del 24 per cento e straniere del 67 per cento.

Essendo stato il 2019 l’anno con i maggiori flussi mai registrati, il calo di arrivi (italiani 34 per cento e stranieri 62 per cento) e delle presenze (italiane 30 per cento e straniere 73 per cento) è netto (meno 48 per cento delle presenze totali). In particolare sono «spariti» gli stranieri. Nel 2019 il milione e mezzo di presenze straniere rappresentava quasi il 42 per cento delle presenze totali, due anni dopo, nel 2021, siamo al 22 per cento circa (413.266) con un calo appunto del 73 per cento. Sono leggermente cresciute invece nell’ultimo anno le presenze di italiani (più 2 per cento), lontane però dai livelli pre pandemia (1.479.035 nel 2021 contro 2.112.430 del 2019).

Confrontando i dati del 2021 con quelli del 2020 tutti i comprensori turistici riportano un calo delle presenze ad eccezione del Gran San Bernardo e della Valle Centrale.

I nostri connazionali hanno scelto nel 2021 per trascorrere le proprie vacanze il comprensorio del Monte Bianco (415.003 presenze, più 8,73 per cento rispetto al 2020), Monte Rosa (282131, in calo del 3,79 per cento rispetto al 2020), Monte Cervino (210260, più 8,14 per cento). Numeri più contenuti, ma in crescita per il comprensorio del Gran San Bernardo (46.740 presenze italiane più 5 per cento, 25.266 presenze straniere più 67 per cento).

Da dove vengono i turisti italiani? Soprattutto lombardi con 521.650 presenze (più 3,49 per cento rispetto al 2020), seguiti dai piemontesi (301.465 presenze, meno 7 per cento) e liguri (171.468, meno 8,63 per cento). Gli stranieri: 86.445 presenze francesi, in calo del 12 per cento rispetto al 2020. Male il Regno Unito: 32.960 presenze nel 2021, 144mila in meno rispetto al 2020 e 300mila in meno rispetto al 2019. I Paesi Bassi: nel 2021 57.695 presenze registrate, 15mila in più rispetto all’anno prima. Male anche gli svedesi (8.545 presenze nel 2021 contro le 135.797 del 2019, oltre il 90 per cento in meno) e i russi (2.865 nel 2021 contro 43.739 del 2019).

A dicembre le presenze italiane sono tornate ai livelli pre pandemia, latitano gli stranieri in particolare i turisti provenienti da Regno Unito, Russia e Svezia.

«Il fatto che il 2021 fosse un anno di flessione era prevedibile. - commenta Filippo Gérard presidente dell’Adava, l’associazione degli operatori della ricettività turistica della nostra regione - Il 2020 è stato un anno boom in estate, circostanza che aveva tenuto alte le presenze. Il 2021 coincide con una sorta di ritorno alla normalità, e così la montagna non è più stata la “regina” delle destinazioni. Questo ha condizionato il resto dell’anno. Ottobre è stato molto buono e questo deve fare riflettere sulle politiche di diversificazione. Nel complesso si è trattato di una flessione importante».

«Per quanto riguarda dicembre, - prosegue Filippo Gérard - emerge un dato che sarà poi anche peggiore nel resto dell’inverno: un primo indicatore di una stagione che non sta andando assolutamente bene. Manca la neve, mancano gli stranieri, siamo alle prese con un inverno molto al di sotto delle aspettative, caratterizzato pure dall’aumento dei costi. Il meno 14 per cento è in realtà superiore perchè bisogna metterci l’aumento dell’energia, le incertezze e la complicazione degli spostamenti. Insomma, siamo ben lontani dalla normalità».

«L’inverno si chiuderà con un meno 15 per cento, - conclude il Presidente degli albergatori - con punte di meno 30 per le aziende che lavorano soprattutto con gli stranieri e che sono le più penalizzate. Con italiani si lavorava comunque giusto nel fine settimana. Ora ci spaventa lo scarso innevamento, il caro bollette e l’aumento dei costi e delle materie prime. Circostanze che influenzano anche i programmi su eventuali lavori in albergo. Tutte incertezze che non consentono di programmare sul breve e medio termine».

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