In corso il riordino dell’archivio comunale di Lessolo: riemergono la storia del paese e tante curiosità
Il sindaco di Lessolo Elena Caffaro, con gli archivisti e docenti Chiara Quaranta e Daniele Codebò, nei giorni scorsi ha fatto il punto della situazione relativamente al progetto di riordino, catalogazione, riorganizzazione e preservazione dell’archivio storico comunale, che troverà sede negli ex uffici comunali. I lavori dovrebbero terminare nel 2023. Chiara Quaranta, archivista libera professionista, ha curato, in collaborazione con l’archivista e restauratrice Silvia Colombano, il progetto sin dal 2019. «Andando ad analizzare il materiale più antico, conservato soprattutto al secondo piano del vecchio palazzo comunale, abbiamo rinvenuto numerosi documenti interessanti oltre a una ventina di volumi catastali. - ha spiegato Chiara Quaranta - Alcuni fascicoli, già schedati alla fine degli anni Novanta dall’ingegner Matteo Sonza Reorda, risalgono addirittura alla fine del Cinquecento, fatto piuttosto inusuale per un archivio comunale. Cospicua è la quantità di materiale degno di nota risalente al Settecento e all’epoca napoleonica. Gli archivi storici dei Comuni sono una preziosa miniera di informazioni sulla storia del territorio, sulla storia sociale e politica di una comunità». Nel complesso il patrimonio giunto ai nostri giorni si trova in buono stato di conservazione, ad eccezione dei volumi e delle mappe catastali, che con il tempo hanno subito attacchi dovuti a roditori o insetti e sono stati esposti a umidità eccessiva. Parte della sezione catastale è stata digitalizzata nel 2022 grazie a un finanziamento della Regione Piemonte per renderla fruibile anche online, operazione costosa ma indispensabile per consegnare alle generazioni future quanto ritrovato.
Le carte all’interno dei faldoni raccontano molte cose: dai contenziosi tra la comunità, in via di progressiva affermazione rispetto ai signori locali e ai centri limitrofi, ai contratti di affitto di beni comunali, senza dimenticare gli “ordinati”, antenati degli odierni verbali della Giunta comunale. Molto nutrita la sezione che conserva gli atti di stato civile, indispensabili per ricerche anagrafiche e genealogiche. Sono documentati il rapporto tra Amministrazione e cittadini, i movimenti migratori, le elezioni, i referendum. Non mancano le serie di documentazione contabile relative alle tasse, che cambiano nel corso del tempo, una curiosa richiesta di pagamento di una tassa per l’eliminazione delle talpe nei campi e note riguardanti le materie scolastiche che venivano insegnate ai bambini negli anni Venti, che andavano dalla conoscenza degli animali al diritto e all’economia, seppur in versione semplificata.
«I ragazzi in età scolare - ha evidenziato Daniele Codebò - sono sempre molto interessati a visitare l’archivio. Vi ritrovano tante curiosità e, nel caso di piccoli centri come questi, si possono ricostruire storie familiari, individuare i cognomi tipici, riconoscere eventuali antenati. Si tratta di una vera miniera dove si può andare a toccare la storia con mano. L’archivio comunale rappresenta una dimensione particolare e coinvolgente in cui si scopre che, in questo ambito, la burocrazia, se ben applicata, diventa lo strumento per preservare in modo corretto conoscenze e informazioni». Il sindaco Elena Caffaro ha concluso esprimendo i ringraziamenti agli archivisti Massimiliano Girivetti e Paolo Salvetto.
«In paese - ha rimarcato il primo cittadino - sono molti gli appassionati che attendono con ansia di poter consultare gli atti dell’archivio e speriamo di renderlo fruibile in cartaceo già nel giro di un annetto. Successivamente, procederemo anche a creare dei collegamenti internet tramite il sito istituzionale del Comune per consultazioni online».
«Quando per la prima volta misi mano a quella montagna di materiale si trattava praticamente di un deposito in cui era conservato di tutto, persino una damigiana di inchiostro rosso. - ha aggiunto l’ingegner Matteo Sonza Reorda che, per primo, anni fa, iniziò a lavorare sull’archivio - Era tutto ammucchiato alla rinfusa e sono contento di poter dire che, grazie al lavoro svolto in quegli anni, l’archivio venne sistemato in modo da evitare danni al materiale contenuto, e poi venne realizzato un primo inventario su cui è stato possibile far lavorare chi è venuto dopo di me».