In calo la presenza di caprioli in Valle d’Aosta I cacciatori: “E’ ora di regolare il numero dei lupi”

In calo la presenza di caprioli in Valle d’Aosta I cacciatori: “E’ ora di regolare il numero dei lupi”
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Finita giovedì 15 dicembre scorso la caccia di selezione agli ungulati, sono ora in atto le battute di caccia in braccata al cinghiale che si chiuderanno giovedì 26 gennaio prossimo. In merito alla caccia di selezione ad ungulati (camoscio, capriolo, cervo, cinghiale), lagomorfi (lepre europea) e avifauna, è rimasto l’amaro in bocca ai circa 1.400 cacciatori valdostani che, mai come quest’anno, hanno potuto costatare di persona una forte diminuzione di animali selvatici, in particolare maniera di caprioli. Colpa dei cambiamenti climatici? Colpa della presenza del lupo che sta sparigliando le carte in tavola spadroneggiando dappertutto? Di certo qualcosa sta succedendo anche tra la fauna selvatica se la percezione della presenza degli animali sul territorio regionale si fa sentire, nonostante i censimenti che ogni anno, tra primavera e inizio estate, vengono fatti dall’ufficio fauna con il Corpo forestale della Valle d’Aosta con la collaborazione dei cacciatori.

«C’è la percezione diffusa di vedere meno animali. - dice Sergio Grange, presidente del Comitato regionale per la gestione venatoria - Non si può dire che non ci sono. Probabilmente hanno cambiato le loro abitudini di vita. I cambiamenti climatici fanno sicuramente la loro parte e il lupo ha modificato in particolare le abitudini di vita soprattutto dei caprioli, mentre i cervi preferiscono rifugiarsi ancora di più nel bosco. Sono animali che si vedevano pascolare con tranquillità durante tutto l’anno, adesso abbiamo invece notato la loro continua tensione anche quando brucano, orecchie e occhi sempre allerta, pronti a fuggire appena si fa sentire l’odore del predatore. Ma se è vero che con il lupo bisogna imparare a convivere è anche vero che il lupo non è più un animale in via di estinzione e si sta andando ben oltre le più rose aspettative circa la sua presenza sul nostro territorio. Forse è arrivato anche il momento di pensare a regolare la sua presenza, cosa che chiedono anche gli allevatori che molto spesso devono fare i conti con le predazioni dei propri animali. I cacciatori della Valle d’Aosta hanno fatto dei sacrifici far sì che la Valle d’Aosta abbia oggi un patrimonio così importante di fauna selvatica. E non è ammissibile che sia l’arrivo di un predatore a rovinare tutto!».

Ma allora c’è o non c’è un calo di animali selvatici in Valle d’Aosta? E non è forse arrivato anche il momento per i cacciatori di cambiare modo di cacciare il cervo? Spiega la situazione Paolo Oreiller, responsabile generale della Struttura competente in materia di attività venatoria: «Il problema del calo di animali riguarda soprattutto la specie capriolo. In questo caso, quasi certamente, il fattore lupo ha influito, cosa che ci è dato sapere sta capitando anche in altre parti d’Italia, tanto che si comincia un po’ dappertutto a valutare il fenomeno e per questo sono iniziati degli studi specifici per capire quale sia l’influenza dei branchi di lupi sul territorio italiano. D’altra parte si tratta di dinamiche all’interno dei meccanismi naturali della vita animale. Adesso, tra l’altro, bisogna cominciare anche a fare i conti con la presenza di un altro predatore: la lince. È chiaro che i cacciatori, essendo i fruitori di questa risorsa, se ne accorgono e hanno i carnieri un po’ più ridotti». «Per quanto riguarda il cervo, - prosegue Polo Oreiller - i dati in nostro possesso non ci fanno per il momento pensare a una diminuzione della loro presenza tra le nostre montagne, semmai il numero di questi animali sta crescendo e dovrebbe essere più contenuto, ma i cacciatori hanno problemi a prelevarli proprio per le difficoltà create dai cambiamenti climatici in atto: se non c’è neve vivono molto più in alto, si spostano di continuo ed escono raramente dal bosco. Abbiamo già suggerito ai cacciatori di cambiare la loro tecnica di caccia, iniziando ad applicare anche qui modalità già usate in altre parti di Italia in modo da prendere i cervi quando escono nei prati».

in materia di attività venatoria Paolo Oreiller

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