“Imagines Pietatis”: la scultura senza tempo di François Cerise
Da mercoledì prossimo, 6 dicembre, a domenica 5 maggio, il Castello Sarriod de La Tour di Saint-Pierre accoglierà la mostra dal titolo “Imagines Pietatis. La scultura senza tempo di François Cerise”.
La presenza di alcuni capolavori della scultura lignea quattrocentesca in Valle d'Aosta, come le straordinarie mensole della Sala delle feste, i pannelli provenienti da Introd e il Compianto sul Cristo morto di Jean de Chetro, marca profondamente la fisionomia del Castello Sarriod de La Tour che, per questa sua “vocazione”, è stato scelto per rendere omaggio a François Cerise, uno dei protagonisti indiscussi della scultura tradizionale valdostana del Novecento, nato nel 1932 e scomparso nel 2020 al tempo del Covid.
Trait-d’union tra le opere in esposizione permanente e quelle temporaneamente in mostra è l’imago Pietatis, soggetto che conosce nel XV secolo un grande favore nella produzione scultorea europea e particolarmente amato anche da Cerise.
Al Compianto di Jean de Chetro fanno riscontro le Pietà di Cerise, che ha declinato il tema in varie versioni mai uguali: un confronto in cui presente e passato si inseriscono sulle stesse linee emozionali, intrecciandosi con il senso del sacro, senza tempo e senza confini culturali.
Il dialogo coinvolge anche la decorazione pittorica del castello, animata da figure di santi che, attraverso i secoli, sono giunti fino all'atelier aostano di François Cerise.
Nei documenti valdostani del Quattrocento un artefice come Jean de Chetro è definito magister ymaginum, uno scultore con abilità specifiche nella realizzazione di figure. Per rimanere nel gioco di rimandi che fa da sfondo alla mostra, si adotta tale qualifica anche per François Cerise, aggirando l'antica antinomia artigiano/artista che fa tuttora discutere.
Ricavate da legni antichi provenienti dalle travi dei tetti, dagli architravi di camini secolari o da ceppi di campane, le sue figure sono più che mai attuali nella loro potente umanità e assecondano un impulso espressivo che ha radici nel bagaglio della cultura locale, nella quotidianità montanara, nella sensibilità personale di François Cerise, nell'intima adesione alle caratteristiche tecniche e all'anima del legno che scolpiva.