«Il Tunnel è chiuso ma la Valle d'Aosta è aperta La Regione dovrà far passare questo messaggio»

«Il Tunnel è chiuso ma la Valle d'Aosta è aperta La Regione dovrà far passare questo messaggio»
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Quale impatto avrà sull'economia valdostana la chiusura programmata del Tunnel del Monte Bianco dal 2 settembre al 16 dicembre prossimi, questa volta - diversamente dall’anno scorso - davvero per 3 mesi e mezzo? Chiusura necessaria per effettuare i lavori di messa in sicurezza della galleria, cantiere che - secondo le previsioni - dovrebbe durare addirittura 18 anni.

«Naturalmente la chiusura del Tunnel del Monte Bianco è un tema di grande rilevanza. - riferisce Roberto Sapia, presidente della Chambre Valdôtaine - Per le nostre imprese l'inaccessibilità di questa importante struttura di collegamento internazionale costituisce un elemento di criticità che rischia di avere ricadute su diversi settori e per la quale è difficile elaborare una stima delle possibili perdite. Il Monte Bianco rappresenta infatti il principale canale di sbocco della regione verso l'estero ed è una infrastruttura essenziale per la mobilità su gomma, sia delle merci sia delle persone. Proprio per questa ragione le conseguenze derivanti dalla sua chiusura al transito potranno riverberarsi su quasi tutti i settori, dall'approvvigionamento e vendita delle merci per l'industria ed il commercio, al turismo, passando alle difficoltà legate allo spostamento di mezzi e persone per le imprese che lavorano oltre confine o al reperimento di materie prime per l'agricoltura. Non dimentichiamo, - precisa Roberto Sapia - che il Tunnel del Monte Bianco registra circa 1,5 milioni di passaggi all'anno, dei quali il 40 per cento costituito da mezzi pesanti e il 60 per cento da veicoli. Attualmente è il quinto traforo italiano per volumi di traffico leggero e il sesto per il traffico pesante». E la preoccupazione tra gli imprenditori? «Come già evidenziato lo scorso anno, - continua Roberto Sapia - c’è e si concentra su diversi aspetti. Da una parte vi è un'attenzione che si focalizza principalmente sulla contingenza immediata e quindi sulla chiusura prevista per il 2024, dall'altra vi è anche un forte senso di incertezza per quanto riguarda le tempistiche future dei lavori. Nel primo caso a manifestare più preoccupazione sono le imprese di maggiori dimensioni o più strutturate piuttosto che quelle che intrattengono rapporti diretti di lavoro con il mercato francese, che resta il principale mercato di riferimento per l'export della Valle d'Aosta. Nel secondo caso la problematica interessa invece tutto il comparto imprenditoriale proprio per la difficoltà di riuscire a pianificare politiche di investimento e sviluppo ed interventi di crescita ed ampliamento dei propri mercati di riferimento. E' infatti innegabile che i 18 anni ipotizzati per il completamento dei lavori rischia di portarci ad avere un tunnel che, per quell'epoca, sarà nuovamente vecchio». Il raddoppio del traforo a questo punto sarebbe opportuno per eliminare questa spada di Damocle sull'economia locale? «Si tratta di un dossier particolarmente delicato la cui competenza travalica i confini regionali per inserirsi in un quadro nazionale ed addirittura europeo. - sostiene Roberto Sapia - Personalmente ritengo che, una volta verificate le reali tempistiche dei lavori, sia importante cogliere l'occasione per sviluppare un ragionamento complessivo sul futuro della rete infrastrutturale dell'intero nord ovest del paese. Una analisi che prenda in esame tutte le possibili soluzioni al problema compreso naturalmente quello della realizzazione della seconda canna. In questo senso, le azioni di sensibilizzazione che l'Amministrazione regionale e le diverse associazioni stanno conducendo in stretta collaborazione pure su tavoli nazionali, devono servire per tenere i riflettori accesi su di un argomento, quello delle infrastrutture, che sempre più sarà di fondamentale importanza soprattutto a livello europeo e che deve essere affrontato, - conclude il Presidente della Chambre - anche e soprattutto con uno sguardo prospettico e senza preconcetti di nessun genere».

Ermanno Bonomi, presidente Ascom cittadino e presidente vicario Confcommercio VdA precisa che certo, i lavori vanno fatti, però «Quello di cui abbiamo bisogno sono le certezze, per cui quello che chiediamo è di poter capire quale sia il cronoprogramma degli interventi in modo che ci si possa organizzare. Al di là di questo, - precisa Ermanno Bonomi - ci sono dei settori che saranno molto svantaggiati e alludo alla parte industriale poiché tutte le materie prime che arrivano dalla Francia o dal Nord Europa dovranno fare un giro molto più lungo per cui con tempi diversi e costi più alti. Per quanto riguarda il commercio, - continua il presidente Ermanno Bonomi - diciamo che noi lanciamo una proposta alla Regione, ovvero, in quei mesi, partendo però in tempo, fare una campagna di informazione mirata a questi tre mesi per far capire alla gente che “il Tunnel è chiuso ma la Valle d'Aosta è aperta". Da parte nostra invece dobbiamo fare di difficoltà virtù per cui cerchiamo delle soluzioni in casa propria per far sì che invece di andare da qualche altra parte i turisti vengano qui pur con qualche sacrificio in più nel viaggio». Se questo è a livello regionale, quale sarà invece la situazione del capoluogo? «Beh, anche Aosta subirà dei contraccolpi, - conclude il presidente Ascom cittadino Ermanno Bonomi - ma se sapremo lavorare bene, io penso comunque che si possa ovviare o almeno tamponare in parte questo disagio».

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