Il racconto della Natività diventa specchio dei popoli
Come sempre, durante le feste torna alla ribalta il presepio, ovvero quella stupenda rappresentazione della Natività che rende suggestiva ogni casa ispirando raccoglimento e meditazione su uno dei misteri più grandi della Cristianità.
Diversi sono gli stili oggi più diffusi, vediamo quali sono.
Presepe napoletano
Il presepio napoletano è la rappresentazione plastica della Natività che ha meglio trasmesso, nei secoli, tutta la carica emotiva dei popoli di ogni latitudine. A Napoli, i primi documenti che menzionano il Presepio risalgono addirittura al 1025. Bisognerà però attendere il XV secolo perché compaiano i primi figurarum sculptores, veri e propri artisti che eseguono sacre rappresentazioni statiche. Alla metà del secolo, fa la sua prima comparsa il paesaggio tridimensionale, che andrà a rimpiazzare la vecchia ed immobile scenografia dipinta. Ma il secolo d’oro del presepio napoletano è il 1700: in questo periodo il presepio allontana definitivamente il «sacro fatto» dal concetto del presepio storico. In un tripudio di particolari e personaggi, la Natività è ormai un fatto di costume.
Presepe siciliano
Il presepio siciliano risente molto dell’influenza napoletana, ma fin dall’inizio i presepi isolani si differenziano da quelli campani per la varietà degli stili e dei materiali adoperati. Messina, Trapani, Siracusa, Caltagirone, Noto e Ragusa sono le città più note per i maestri che vi hanno operato. La diffusione del presepio in Sicilia si può datare a partire dal secolo XV, periodo in cui era costume rappresentare la nascita di Gesù con statuine tridimensionali mobili.
Il passaggio dalla esecuzione delle figure in pietra a quelle in legno a tutto tondo può essere storicamente considerato l’atto di nascita del presepe vero e proprio, che si caratterizza subito per la teatralizzazione delle composizioni plastiche e la forte impronta naturalistica affidata alla modellazione dei personaggi.
Già nella prima metà del XVII secolo è attestato l’impiego di figure mobili, scolpite in legno in piccola o in grande scala, all’interno di presepi montati nelle cappelle private dei nobili. Uscite dalle chiese ed entrate nelle case delle famiglie aristocratiche, le statuine crescono di numero e si arricchiscono sempre più di elementi decorativi che ne accentuano eleganza formale e vivacità realistica, trasformandole in vere e proprie opere artistiche. Quando si cominciarono ad usare materiali preziosi come l’oro, l’argento, la madreperla, l’avorio e il corallo, l’evoluzione del presepio come soprammobile in stile raggiunse il suo culmine.
Un discorso a parte merita la produzione dei presepi in cera, particolarmente ricca a Messina e dintorni, che può vantare una storica e ancora fiorente apicoltura.
Il presepe salentino
A Lecce il presepio è di cartapesta: una tecnica nata proprio qui, dove è divenuta un’arte vera e propria. Primo esponente dell’arte della cartapesta fu Pietro dei Cristi, pseudonimo del primo artigiano attestato di questa tecnica (che sperimentò realizzando una statua per San Lorenzo). Il suo vero nome era Pietro Surgente (1742-1827) e fu maestro di tanti apprezzati scultori dell’Ottocento.
E’ il XIX secolo a segnare il passaggio dalle grandi misure per le chiese alle figurine di piccole dimensioni per il presepio. L’arte della cartapesta non rimane confinata alle mani esperte di competenti maestri; al contrario, nel Salento è tutto un proliferare artisti dilettanti, tra i quali si segnala la categoria dei barbieri leccesi.
Il presepe ligure
E’ il periodo barocco quello in cui si diffonde il presepe anche in Liguria. Le prime produzioni consistono in statuine intagliate nel legno, dorate e dipinte, che prendono a modello sculture in marmo, paliotti d'altare, trittici e quadri riproducenti Natività e Adorazioni dei Magi.
Il fenomeno procede di pari passo con il costume devozionale delle processioni durante le quali era usanza trasportare a spalla grandi statue di legno dipinte (che già agli inizi del XVII secolo erano rivestite con abiti d’epoca), commissionate dalle varie Confraternite religiose. Da qui la creazione di figure lignee di più modeste proporzioni.
Il presepe romano
La tradizione presepistica romana ha origine nella seconda metà del V secolo nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove papa Sisto III trasferì alcuni frammenti della Santa Culla (tavole tradizionalmente ritenute il vero giaciglio di Gesù nella stalla di Betlemme, ed oggi conservate in una preziosa teca insieme ad alcune pietre della stalla, un po’ di fieno e le fasce che avvolsero il Divino Fanciullo), e dove nacque la consuetudine della messa natalizia di mezzanotte. Ma fu all’inizio dell’Ottocento che il presepio entrò nelle case private e si diffuse a livello popolare, grazie anche allo sviluppo della produzione di statuine a basso costo modellate da una professionalità che stava nascendo ad hoc.
Il presepe bergamasco
Il presepio bergamasco è figlio di artigiani e materiali poveri. Fin dal primo Ottocento a Bergamo c’erano botteghe specializzate nella realizzazione di statue sacre in gesso. Per la costruzione del presepio si usano i materiali più disparati come sughero, legno, carta, cartone, polistirolo, terracotta, gusci di noci di cocco o quanto altro può ispirare la fantasia. Il presepio, secondo tradizione, è fatto nei primi dieci giorni di dicembre, lasciando però la mangiatoia vuota. La notte di Natale si aggiunge Gesù Bambino. Il Presepe si completa il 6 gennaio con i Re Magi.