Il Premio Strega Paolo Cognetti torna a raccontare Brusson e le atmosfere della sua Val d’Ayas

Il Premio Strega Paolo Cognetti torna a raccontare Brusson e le atmosfere della sua Val d’Ayas
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Continua il rapporto speciale tra Paolo Cognetti e il Monte Rosa. Lo scrittore milanese di casa a Brusson è l’autore de «Le otto montagne», ambientato tra le pietraie, le vette e i ghiacciai della Val d’Ayas, sul versante valdostano del massiccio. Il libro, uscito nel 2017, ha vinto il Premio Strega, e ha reso il suo autore celebre in Italia e nel mondo.

Atmosfere altrettanto forti, due anni fa, hanno caratterizzato il film che i registi belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch hanno tratto dal libro. La versione cinematografica de «Le otto montagne» ha vinto nel 2022 il Premio della Giuria al Festival di Cannes, e ha poi avuto un grande successo nelle sale italiane. Paolo Cognetti ha collaborato alla sceneggiatura.

Negli anni scorsi, l’autore de «Le otto montagne» si è dedicato al cinema anche nel documentario «Sogni di Grande Nord», diretto da Dario Acocella. Cognetti ha seguito le tracce di Christopher McCandless, il protagonista di «Into the Wild» (il libro è stato scritto da Jon Krakauer, il film scritto e diretto da Sean Penn ha come protagonista Emile Hirsch).

La nuova tappa del viaggio di Paolo Cognetti s’intitola «Fiore mio», ed è il primo film da lui stesso scritto, diretto e interpretato (nella foto, la locandina). Sarà presentato in anteprima mondiale alla 77esima edizione del Locarno Film Festival, martedì 6 agosto in piazza Grande, e arriverà nei cinema italiani e del Canton Ticino lunedì 25, martedì 26 e mercoledì 27 novembre.

Il film racconta un viaggio che inizia nell’estate del 2022, quando l’Italia è assediata dalla siccità e Paolo Cognetti assiste per la prima volta al prosciugamento della sorgente che rifornisce la sua casa di Estoul, un villaggio sopra Brusson a 1700 metri di quota. L’avvenimento lo sconvolge, e fa nascere in lui l’idea di raccontare la bellezza delle sue montagne, dei paesaggi e dei ghiacciai ormai destinati a sparire a causa del cambiamento climatico.

Lo scrittore milanese racconta il suo Monte Rosa sulla falsariga de «Le 36 vedute del monte Fuji» di Hokusai. Un’opera in cui l’artista ha ritratto il vulcano-simbolo del Giappone cambiando continuamente punti di vista, e raccontando la vita che scorre sui suoi fianchi, nelle valli ai suoi piedi, sulla vetta, ma anche nelle città da cui appare lontano, oltre la nebbia dell’inquinamento, il profilo maestoso della montagna.

In questo nuovo racconto Paolo Cognetti non è solo. Con lui sono Ruben Impens, il direttore della fotografia de “Le otto montagne” che ha firmato anche la fotografia della nuova pellicola, e numerose persone incontrate durante il viaggio.

Tra questi è l’amico di una vita Remigio Vicquery, nato e cresciuto in Val d’Ayas. Ci sono Corinne Favre che gestisce con la famiglia il Rifugio Quintino Sella sul Monterosa e Mia Tessarolo che si è occupata per alcuni anni del Rifugio Mezzalama, ad Ayas. C’è la memoria di Arturo Squinobal, grande guida di Gressoney, che rivive nella figlia Marta, che Paolo conosce fin dall’infanzia. E’ lei a gestire la Orestes Hütte, dedicato a Oreste, il fratello e compagno di cordata di Arturo.

C’è il silenzioso e tagliente Sete, uno Sherpa che ha salito tre “ottomila” - l’Everest, il Manaslu e il Dhaulagiri - e che divide la sua vita tra l’Italia e il Nepal. Lavora sulle Alpi in estate e d’inverno, mentre in autunno e in primavera fa la guida di trekking in Himalaya, dove vivono sua moglie e i suoi figli.

Fa parte del viaggio pure il cantautore Vasco Brondi, amico fraterno del regista, e che per la prima volta ha scritto un’intera colonna sonora.

«Fiore Mio» è stato prodotto da Samarcanda Film, Nexo Studios, Harald House e da EDI, Effetti Digitali Italiani con il sostegno della Film Commission Vallée d’Aoste e in collaborazione con Montura e Jeep. Partner tecnico è Sony, il service di produzione è L’Eubage.

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