Il portiere che fu simbolo di un’epoca

Il portiere che fu simbolo di un’epoca
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A Giovanni Cama piaceva disegnare con la sua matita. D’altronde il ruolo del portiere nel calcio permette di osservare quanto avviene intorno e lui possedeva quella calma innata che riusciva a trasmettere alla squadra, anche nelle situazioni peggiori, anche quando quella di domenica di sessant’anni fa l’Aosta perse 6 a 0 a Biella.

Giovanni Cama era il calabrese dell’Aosta, simbolo di un’epoca legata all’immigrazione nella nostra città. Nato il 16 giugno del 1936 a Gagliato, in provincia di Catanzaro, era arrivato in Valle che aveva appena quattro anni, quando il papà Vincenzo venne assunto alla Cogne. Con la mamma Giovanna Cotruzzolà vivevano nel verde dell’allora aperta campagna di Saint-Martin de Corléans e nei prati intorno all’antica chiesa lui iniziò a giocare a pallone. Un ragazzo tra tanti ragazzi, però con quel ruolo del portiere che da piccoli si vorrebbe evitare, perché a tutti piace di più correre, crossare, palleggiare, driblare e segnare, che non raccogliere i palloni in fondo al sacco. Invece Giovanni Cama amava stare tra i pali, prima quelli improvvisati di Saint-Martin, poi quelli veri dello stadio comunale, non ancora intitolato a Mario Puchoz.

La sua stagione di esordio con la prima squadra dell’Aosta fu quella del 1953/54, a soli diciassette anni, come secondo del bravo ex juventino Carlo Giarda, nel gruppo che guidato da mister Janos Neu vinse il suo girone della IV Serie per poi perdere gli spareggi per la C. Tra alti e bassi il giovane Giovanni Cama rimase in rossonero, da titolare o come riserva di lusso, fino al torneo di Prima categoria 1964/65, lasciando la stagione seguente il posto all’emergente Piero Tognonato dopo avere disputato cinque campionati di D e IV Serie, quattro di Promozione e Dilettanti e tre di Prima categoria, dodici stagioni in tutto in maglia rossonera, tra le quali tante partite nelle quali si mise in mostra con i suoi interventi essenziali e provvidenziali.

Oltre ad allenarsi e a giocare, Giovanni Cama aveva frequentato la Scuola Cogne, conseguendo la qualifica di elettrotecnico e inizialmente lavorò nello stabilimento siderurgico. Poi alla fine degli anni Sessanta aprì un laboratorio all’inizio di via capitano Chamonin, vicino al Bar Grivola, dove vendeva e riparava radio e televisori. Sposato con Maria Grazia Salvato e padre dall’agosto del 1968 di Alessandro, attuale direttore dell’Ivat, Giovanni Cama è sempre stato una persona riservata, che sino alla fine degli anni Ottanta ha gestito la sua attività di radiotecnico - come si diceva allora -, coltivando con passione l’orto a Sarre e disegnando tanto. Dal 2016 abitava in via De Tillier ed è mancato in casa mercoledì 13: rispettando le sue ultime volontà non sono state celebrate delle funzioni religiose o civili ed i suoi cari lo hanno salutato al cimitero di Aosta venerdì scorso, 15 luglio.

L’Aosta dei valdostani che partecipò al campionato di Prima categoria 1962/63 piazzandosi nona: da sinistra in piedi il mister Ferenc Feher, Renato Zoccante, Tonino Degioz, Roberto Berlati, Gino Grumolato, Mario Lancerotto, Giuseppe Berlati, Giovanni Cama e il dirigente Sergio Pasquale, accosciati Antonio Caniato, Michele Macrì, Livio Forma, Luciano Seravalle, Giancarlo Eridano e il massaggiatore Mario Lunardi

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