Il pianista Beppe Barbera è in pensione «Lascio il Conservatorio, non la musica»

Il pianista Beppe Barbera è in pensione «Lascio il Conservatorio, non la musica»
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Per un capitolo che si chiude chissà quanti altri se ne apriranno. Beppe Barbera, docente di Teoria dell'armonia e analisi al Conservatorio di Aosta nonché apprezzato pianista jazz la cui fama ha da tempo varcato i confini regionali, è in pensione dallo scorso mese di novembre. «Continuo a studiare armonia perché mi piace tantissimo», spiega Beppe Barbera riassumendo in poche parole la passione di tutta una vita. Classe 1955, di Saint-Christophe, Beppe Barbera inizia a suonare a 8 anni. «Allora c'era solo il Cral Cogne ad Aosta. - ricorda Beppe Barbera - Ho iniziato come fisarmonicista, studiavo con il maestro Berto Berti. Era una scuola amatoriale, i corsi regionali dell'Istituto musicale, nella sede del Cai in piazza Chanoux, sono iniziati dopo». È già attratto dalla sperimentazione, forse anche dalla composizione. La passione per il jazz, però, nascerà più tardi. Dopo la fisarmonica impara da autodidatta a suonare la chitarra. «A 14 anni mi esibivo dove si ballava - prosegue Beppe Barbera - ma non nelle balere, in quanto al liscio preferivo la musica leggera. Erano gli anni Settanta, con formazioni storiche come la PFM». Quando frequenta Ragioneria è tra i componenti della band “Antonio Gramsci” successivamente ribattezzata “Gruppo musica lavoro” con cui suona alle Feste dell'Unità. «Poi all'attivismo ho preferito aspetti più strettamente musicali. - racconta Beppe Barbera - Così, dopo la maturità, ho scelto lo strumento che sentivo più vicino, il pianoforte. Quando ho provato ad entrare all'Istituto musicale avevo 18 anni, ero grande e non mi presero: tanti volevano studiare il pianoforte e mi proposero il contrabbasso. Continuai allora da privatista, con il maestro Renato Arnod che, dopo una parentesi con Gianni Delù perché lui era malato, mi ha portato al diploma. Ho scelto lo studio classico ma non ho abbandonato la musica leggera, il rock, il folk e poi la sintesi di tutto, ovvero il jazz». Lavora come bibliotecario alla Biblioteca di viale Europa: 8 ore al giorno e il resto sul pianoforte. In questo periodo organizza il Festival Jazz di Aosta, con prestigiosi interpreti italiani e internazionali. Nel 1995 insegna educazione musicale nelle scuole medie, quindi alla Sfom dal 2005 al 2008 e poi al Conservatorio. «Sono fiero e orgoglioso di questa esperienza. - evidenzia Beppe Barbera - Ho ricordi belli della materia che ho insegnato che mi ha costretto a tornare sui libri per riprendere l’analisi dei compositori e delle forme classiche. Insomma, hanno studiato gli allievi ma anche io, e continuo ancora». La musica da solista e in ensemble, le composizioni, gli arrangiamenti, le tante richieste arrivate da amici musicisti per organici originali: tutto l’ha messo, felicemente, alla prova. «La musica è sempre stata totalizzante per me, fin da quando ero fanciullo. - confida Beppe Barbera - Sono contento di aver fatto un percorso diverso da altri, che da studenti di Conservatorio ne sono diventati insegnanti. Credo di aver dato una visione personale della musica, dove ho convogliato anche altri linguaggi, non necessariamente accademici, attraverso cui ho veicolato la materia. Era predominante l'aspetto accademico ma ho inserito anche rimandi alla musica leggera, al rock nonché ad altri generi. Il jazz per sua natura è contaminazione e ora pure nell'ambito della musica classica è un riferimento». Per esempio nel primo Novecento con Maurice Ravel, con George Gershwin e poi con Astor Piazzolla. Con il figlio Lorenzo, percussionista e batterista, Beppe Barbera condivide diverse esperienze musicali e inoltre arrangia brani per Corrado Colliard e Roberta Menegotto, che suonano rispettivamente la tromba e il pianoforte, e per i cugini Joël Imperial, alla viola, e Gilbert Impérial, alla chitarra. «Ogni ensemble chiede un arrangiamento diverso. - precisa Beppe Barbera - Per i Jeudis du Conservatoire abbiamo creato molti progetti, nel corso di improvvisazione, spesso con musicisti esterni, tante volte mi ha affiancato la direttrice d'orchestra Stéphanie Praduroux».

A tutto ciò si aggiungono le pubblicazioni, con Animando o con Bèrben, le sperimentazioni, le registrazioni e le collaborazioni con veri e propri big del panorama musicale italiano. «Ricordo un bel progetto con Gianluigi Trovesi, - conclude Beppe Barbera - le collaborazioni con il batterista Ferdinando Faraò grazie al quale ho potuto venire a contatto con grandissimi musicisti dell’area milanese e partecipare ad importanti manifestazioni a livello nazionale. E anche gli studi con Franco D'Andrea, al Centro Professione Musica di Milano. Con lui ho imparato le tecniche pianistiche per il jazz come pure la composizione. La sua metodologia è stata determinante. Sono state gratificanti anche le trasmissioni su RAI Radio3, “Improvvisazioni a due voci” e “Piazza Verdi”. Il Conservatorio è stato un punto d'arrivo. Ora proseguo nello studio dell’armonia, della composizione e scrivo musica».

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