Il peggio è passato, la Valle d’Aosta tornerà in zona gialla da lunedì 21

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Migliorano ancora i dati della pandemia di Coronavirus in Valle d’Aosta. Tanto che da lunedì prossimo, 21 febbraio, la nostra regione non sarà più in zona arancione ma tornerà in zona gialla assieme ad Abruzzo, Marche e Piemonte. È quanto dispone un’ordinanza firmata ieri, venerdì 18, dal ministro della Salute Roberto Speranza. «Le ultime notizie riguardanti il riconoscimento della zona gialla alla Valle d’Aosta, a partire da lunedì prossimo, - commenta il presidente della Regione Erik Lavevaz - confermano, anche se con un po’ di ritardo, il netto miglioramento della situazione pandemica nella nostra regione, che noi abbiamo registrato già da diversi giorni. I dati sono incoraggianti: negli ultimi giorni la nostra regione ha fatto registrare un’incidenza dei casi Covid tra le più basse d’Italia. Possiamo finalmente guardare con un po’ di speranza al futuro, senza abbandonare la cautela e l’attenzione alle misure di prevenzione. Ci aspettano una primavera e un’estate ricche di eventi, di impegni e di sfide. Se la Valle d’Aosta sta uscendo velocemente da questa ultima ondata, malgrado la forte penalizzazione causata dai nostri piccoli numeri, è grazie all’impegno di tutti, a partire dalle strutture e dal personale sanitari e da tutti i cittadini che con responsabilità e coraggio si sono vaccinati, opponendo al Covid l’unica arma in grado di farci superare questo brutto periodo».

Contagi, curva in discesa

Secondo il bollettino quotidiano emesso ieri, venerdì 18 febbraio, dall'Amministrazione regionale i nuovi casi di Covid-19 sono 46 a fronte di 922 tamponi effettuati. È stato inoltre registrato 1 decesso. Perciò dall'inizio della pandemia, il numero di vittime in Valle d'Aosta è salito a 517. Sono 127 i guariti, che fanno scendere gli attuali positivi a quota 1.664. In 24 ore i ricoveri in terapia intensiva passano da 4 a 3 e quelli nei reparti ordinari da 33 a 30.

Un quadro incoraggiante, tanto che da mercoledì scorso, 16 febbraio, sono state riaperte alle visite di familiari e conoscenti le strutture residenziali socio-assistenziali e socio-sanitarie pubbliche, private e convenzionate della regione, secondo le disposizioni statali in vigore. L'ordinanza è stata firmata dal presidente della Regione Erik Lavevaz, in considerazione del miglioramento del quadro epidemiologico. Vengono anche consentite le uscite degli utenti. La decisione è stata presa in relazione a una nota dell'Assessorato regionale della Sanità, Salute e Politiche sociali, anche su richiesta dei rappresentanti degli enti locali, sentiti i referenti sanitari competenti dell'Usl della Valle d'Aosta.

Obbligo di Green pass

Martedì 15 febbraio è scattato l'obbligo di super Green Pass per lavorare per gli over 50, sia nel settore pubblico sia nel settore privato. A poche ore dall'entrata in vigore della disposizione governativa, circa 100 persone si sono radunate in piazza Chanoux, ad Aosta, per protestare contro vaccini e certificazione verde. Disposti in fila nella piazza simbolo della città per formare la parola “Libertà”, hanno criticato il vaccino definendolo «Siero sperimentale». E ancora «Siamo in dittatura, vergogna!». A presidiare la piazza erano presenti le Forze dell'Ordine.

Secondo i dati dell'Usl, in Valle d'Aosta nella fascia d'età tra i 50 e i 59 anni, su una platea di 21.024 persone, 18.138 hanno ricevuto almeno la prima dose (86,3 per cento). Quindi in 2.886 non ne hanno ricevuta alcuna. Sono invece 16.675 i cittadini che hanno ricevuto la seconda (79,3 per cento) e 14.594 coloro che hanno completato il ciclo (69,4 per cento). Rispetto alla fascia d'età tra i 60 e i 69 anni su 16.767 persone vaccinabili hanno ricevuto la prima dose in 14.586 (87 per cento), la seconda in 13.141 (78,4 per cento) e la terza in 12.110 (72,2 per cento). In sintesi, su 37.791 persone fra i 50 e i 69 anni in 5.067 non hanno ricevuto alcuna una dose di vaccino. Su una platea di 61.856 persone vaccinabili fra i 50 e gli oltre 90 anni l'88 per cento ha ricevuto la prima dose, l'81 per cento la seconda e il 75 per cento la terza.

«Con i vaccini meno casi»

Il primario di Malattie infettive Silvia Magnani commenta: «Quello che sconforta è vedere in quanti non hanno ricevuto il vaccino: di fatto, se tutti avessero la terza dose ci sarebbero verosimilmente 17 persone in degenza, vuol dire 1 reparto Covid anziché 3». In dettaglio, 21 pazienti non hanno ricevuto alcuna dose o hanno un ciclo vaccinale incompleto che si è fermato a maggio o giugno. I vaccinati «O hanno più di 80 anni e pluripatologie, o sono più giovani, sotto i 70 anni, ma in una situazione di immunodepressione e malgrado abbiano fatto 3 dosi hanno una risposta immunitaria più bassa». In Terapia intensiva, i pazienti sono tutti non vaccinati. Chi sceglie di non vaccinarsi «Lo fa per i motivi più vari. - osserva la dottoressa Magnani - C’è chi pur avendo contratto il Covid crede che il virus non esista e trova altre risposte di fronte all'evidenza. C'è poi chi temeva gli effetti del vaccino e, dopo un percorso in ospedale a causa del Coronavirus, si è convinto e nelle prossime settimane si vaccinerà» . Silvia Magnani evidenzia che ora c'è «Un ventaglio ampio di possibilità con farmaci che sono però tempo dipendenti. Alcune persone che non credono nel virus tendono a fare il tampone molto tardi e superati i 10 giorni non possiamo più somministrare alcune terapie».

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