Il paratleta che sfidava la disabilità
Aveva compiuto 55 anni giovedì 14 dicembre. Il destino lo ha strappato all’affetto dei tanti che lo stimavano martedì scorso, 9 gennaio. Il giorno dopo la chiesa di Sant’Orso era gremita per l’ultimo, commosso saluto a Giuseppe Cordi, per gli amici solo “Giusy”, che ne apprezzavano il carattere forte e sincero, l’energia e la simpatia che trasmetteva a tutti coloro che lo conoscevano. Nel 1985, dopo un incidente in moto, Giuseppe Cordi non poteva camminare e si muoveva su una sedia a rotelle. Una condizione che però non gli aveva tolto la voglia di vivere, di guardare al futuro e di impegnarsi per se stesso e per il suo prossimo. Per questo negli anni Novanta era stato tra i fondatori dell’Associazione valdostana paraplegici. Non solo. Da ragazzo giocava a calcio nella Sant’Orso come terzino e lo sport gli era rimasto nel sangue. Così era diventato un paratleta e da diversamente abile aveva partecipato a tante gare di handbike, la speciale bicicletta che permette di muoversi con la forza delle braccia, e in molti lo ricordano su questo mezzo in apertura di manifestazioni come Vivicittà e Bicincittà. Nel 2016, inoltre, aveva vinto la 10 chilometri della Stratorino. All’inizio dello scorso anno, poi, era stato riconfermato alla vicepresidenza dell’Associazione Sport e Benessere Csen Valle d’Aosta il cui presidente è Gianfranco Nogara che lavorava con lui all’Assessorato regionale dell’Agricoltura. Giuseppe Cordi era impiegato all’Ufficio attrezzi agricoli - quello che una volta era l’Uma, sigla che significava Utenti motori agricoli - dove si occupava di archiviare le pratiche. «Era lui - racconta con la voce rotta dall’emozione Gianfranco Nogara - che dava la carica agli altri. Abbiamo perso tutti una persona speciale e io un grande amico. Ha lasciato un vuoto enorme».
A maggio Giuseppe Cordi era stato colpito da un malore. Era riuscito a riprendersi ma nei giorni scorsi era nuovamente peggiorato, al punto da dover essere ricoverato all’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta dove si è spento. Lascia la mamma Elena mammoliti, le sorelle Rosa ed Eleonora e il cognato Costantino Nasso. Nessuno, però, dimenticherà il suo sorriso e la sua voglia di vivere con il coraggio di affrontare ogni avversità che lo aveva reso più forte del suo handicap fisico.