«Il nostro gruppo era determinante per formare una maggioranza e mettere in primo piano le cose da fare, e non rintanarsi in una sterile opposizione»
Promotore del progetto Impegno Civico, che ha ricevuto molti apprezzamenti anche fuori Valle, non si può parlare di sinistra in Valle d’Aosta senza tenere conto di Elio Riccarand. Entrato in consiglio nel 1978, Elio Riccarand è ancora oggi un punto di riferimento di molti elettori ed eletti valdostani di quell’area. Ben 42 anni di lotte per la legalità, per la tutela dell’ambiente e per l’uguaglianza dei cittadini dunque, ed ora tra i principali esponenti di Rete Civica (presente in Consiglio Valle con Alberto Bertin e Chiara Minelli), che da poco ha concluso un accordo con il Partito Democratico in vista delle prossime elezioni regionali per correre alle elezioni con una lista unica.
Elio Riccarand, lei è stato fra i promotori della lista civica alle Regionali del 2018, ora quel progetto è finito o continua?
«Nel 2018 c'era bisogno di una novità che infatti ha avuto un positivo riscontro elettorale. - risponde Elio Riccarand - Ora bisogna andare avanti, coinvolgendo altre energie e ponendosi ulteriori obiettivi visto il degrado della politica valdostana e la necessità impellente di avere in Consiglio regionale una presenza politica forte e qualificata in grado di realizzare una incisiva azione di governo della Valle d'Aosta».
Ritiene che un progetto civico come il vostro sia compatibile con un accordo con il Pd?
«Il progetto civico per essere efficace e utile a tutta la comunità valdostana deve essere in grado di unire le forze democratiche e progressiste della Valle d'Aosta, le energie valide intorno ad un solido programma di governo. Oggi la Valle d'Aosta non è governata, mancano idee chiare, strategie, lungimiranza; si vive alla giornata e questo è disastroso. Il Pd è una importante realtà che a livello nazionale si sta rinnovando e aprendo ai temi di cui sono portatori i civici e gli ambientalisti».
Che senso ha fare una lista con il Pd per le elezioni regionali, e al contempo esprimere un giudizio negativo sulla candidatura a sindaco di Aosta di Fulvio Centoz che è il maggior esponente di quel partito in Valle d’Aosta?
«Anche al Comune di Aosta occorre un cambiamento, il problema a mio avviso non è rappresentato dalla figura dell'attuale Sindaco, quanto da un sistema di operare che deve essere profondamente modificato. Gli elettori devono percepire la volontà di cambiamento, anche nelle figure apicali».
Cosa è successo con il gruppo di Daria Pulz che poi ha fondato Adu Ambiente Diritti Uguaglianza. È vero che accusavate quell’area di essere massimalista ed estremista?
«La divergenza con una parte delle persone che si era presentata con noi alle regionali del 2018 è molto semplice da spiegare. La lista civica ha presentato un programma elettorale con dei precisi contenuti che si volevano realizzare. Dopo il voto è parso evidente che un gruppo di 3 consiglieri era determinante per formare una maggioranza e doveva mettere in primo piano le cose da fare, sulla base dei presupposti del programma, e non rintanarsi in una sterile opposizione. Invece una parte del gruppo neppure voleva che ci fosse un confronto con i due principali gruppi eletti in Consiglio regionale. Una posizione ideologica e settaria totalmente in contrasto con il significato della lista civica».
Sono vere le ipotesi circolate tempo fa secondo le quali lei avrebbe spinto per fare un governo con la Lega?
«Non è mai stata presa in considerazione questa possibilità».
Perchè secondo lei si sbagliava chi affermava che non si dovevano fare accordi con gli autonomisti?
«Penso che quella fosse e rimanga una posizione sbagliata e dannosa, dettata da una visione di opposizione ad ogni costo, dannosa per la comunità e incompatibile con il ruolo di una lista civica. Gli accordi vanno ricercati su dei contenuti precisi, per degli obiettivi concreti e di qualità. Se è possibile ottenere dei risultati positivi per la comunità si devono fare. Altrimenti no».
L’accordo del luglio 2019, quello dei “Reciproci impegni”, ha portato dei risultati?
«Quell'accordo è stato una scelta importante, con risultati positivi. Rete Civica è riuscita, senza chiedere nessun posto in Giunta, a impegnare la maggioranza del Consiglio a realizzare 14 punti importanti. L'accordo prevedeva una collaborazione a termine, di un anno, ma tutto si è sfaldato dopo solo 5 mesi, per le note inchieste giudiziarie. In poco tempo sono state comunque realizzate cose molto positive. Faccio un breve elenco: è stato approvato dopo oltre 2 anni di inutile attesa il Programma strategico di interventi per la ferrovia; via libera alla legge per la mobilità sostenibile; cambiata la rotta sulla Cva passando dall'opzione quotazione in borsa all'opzione “norma di attuazione per una società interamente pubblica”; sono state trovate le risorse per una riduzione rilevante dei ticket a carico dei cittadini per le prestazioni sanitarie. Non abbiamo fatto in tempo ad approvare la riforma istituzionale, ma siamo arrivati ad un passo dal risultato con una proposta di legge sottoscritta da Rete Civica e da tutti i gruppi di maggioranza. E questo in soli 5 mesi. Avessimo avuto davanti un intero anno l'accordo avrebbe avuto una realizzazione soddisfacente».
Non vi ha messo in imbarazzo portare avanti un accordo con una maggioranza su cui fioccavano avvisi di garanzia in seguito all’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta?
«Bisogna essere chiari: gli avvisi di garanzia resi noti a dicembre non riguardano certo comportamenti relativi al periodo dell'accordo di luglio, ma sono legati al presunto voto di scambio politico-mafioso risalente alla campagna elettorale del 2018 ed anche a appuntamenti elettorali precedenti; si tratta di comportamenti per noi totalmente inammissibili che abbiamo duramente stigmatizzato».
Domanda banale, risposta mai scontata: lei si ritiene autonomista?
«Chi ha studiato o comunque conosce la storia valdostana non può che concordare sul grande valore dello Statuto speciale del 1948 e sulla importanza di avere una Regione autonoma».
Qual è la visione di autonomia di Rete Civica?
«La visione è quella della “autonomia responsabile”. Autonomia non come rivendicazione di spazi di intervento ulteriori, ma come concreto esercizio del proprio potere di autogoverno, capace di porsi come modello anche per altri territori e per lo Stato stesso».
Il riformismo che avete in mente deve per forza scendere a patti con la politica degli autonomisti?
«Rete Civica intende presentarsi alle prossime elezioni regionali con una lista civica e progressista che sia un grande momento di unità e un credibile punto di riferimento per gli elettori. Se alla lista civica progressista venisse data la maggioranza dei voti e dei seggi si potrebbe governare senza fare accordi con altri, altrimenti bisogna per forza costruire degli accordi basati sui contenuti e sulle modalità con cui si realizzano. Se sono solo una spartizione di poltrone, non hanno per noi ragion d'essere; se l'obiettivo è realizzare un preciso programma, con una Giunta qualificata, allora bisogna ragionarci».
C’è bisogno secondo lei di un ricambio della classe politica in Valle d’Aosta?
«Quello che manca in Consiglio regionale è la qualità degli amministratori e la chiarezza di obiettivi. La legislatura che si sta malamente concludendo è stata disastrosa. Ora ci troviamo con un Consiglio inoperante ed una Giunta dimezzata ad affrontare la gravissima emergenza della pandemia di Coronavirus. Una follia. Siamo arrivati a tale disastro anche per i meccanismi di selezione della classe politica. Il sistema proporzionale e le 3 preferenze hanno prodotto danni gravi. Bisogna cambiare radicalmente sistema, in modo che siano gli elettori a poter scegliere con il loro voto una maggioranza, un programma, un Presidente. Gli accordi, i contenuti, le squadre di governo devono essere esplicitati prima del voto, non dopo».
Che ruolo intendete svolgere nelle prossime elezioni regionali e nella prossima legislatura?
«Non sappiamo ancora quando si voterà. Non il 10 maggio, probabilmente in autunno. La priorità ora è contrastare le devastanti conseguenze sanitarie ed economiche della pandemia, poi certo si penserà alle elezioni. Cercheremo di dare una risposta alla domanda della popolazione di avere una forza politica che sappia governare la Valle d'Aosta e guardare al futuro, con persone capaci e con proposte molto concrete. Un progetto che ha l'ambizione di guidare il cambiamento, non di ricercare una presenza di mera testimonianza».