Il Movimento per la Vita: «Nessuna pressione antiabortista dai volontari»
Dopo che l’associazione Centro donne contro la violenza ha segnalato nei giorni scorsi casi di «Donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all'interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari», Mariarosa Rosso, responsabile del Movimento per la Vita - Centro di Aiuto alla Vita di Aosta precisa che non viene svolta «Attività nei presidi sanitari pubblici del territorio regionale». Mariarosa Rosso prosegue: «Come principale associazione locale di riferimento per la tutela della vita nascente, si domanda quali enti siano coinvolti in questa azione e auspica una puntuale indagine dell’Ausl che possa fare chiarezza sulle segnalazioni denunciate. Inoltre, il Movimento per la Vita italiano, al quale siamo federati, non ha appoggiato la proposta di legge di iniziativa popolare che prevedeva l’obbligo dell’utilizzo di esami strumentali (quali il battito cardiaco) alle donne intenzionate ad abortire. Il Movimento per la Vita - Centro di Aiuto alla Vita sostiene le donne in difficoltà per una gravidanza, offrendo un sostegno morale e materiale, che non mina in alcun modo la libertà delle scelte. Sono sempre le donne che entrano in contatto con i volontari, non viceversa». L’Usl Valle d’Aosta precisa che «Non risultano volontari di associazioni provita nei consultori o in ospedale e che nessuna segnalazione in tal senso è arrivata all’Azienda né da parte di cittadini né da parte di associazioni. Il Dipartimento politiche sociali dell'Assessorato Sanità, Salute e Politiche Sociali comunica inoltre che agli uffici del Dipartimento nessuna segnalazione in merito è pervenuta dall’Associazione che gestisce il Centro Anti Violenza. Erogare buoni servizi sanitari nel rispetto delle norme vigenti è l’unico fine dell’Azienda e di tutto il Sistema sanitario regionale. Chiediamo a cittadini ed associazioni di segnalarci in modo circostanziato eventuali episodi anomali in modo da poter permettere verifiche puntuali approfondite ed efficaci a tutela di tutti».
Dal canto suo, Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, sostiene che «La denuncia rilanciata dai media nazionali sulla donna intenzionata ad abortire in un ospedale di Aosta costretta ad ascoltare il battito del feto da presunti volontari pro-vita si sta rivelando una clamorosa montatura costruita ad arte dalle associazioni abortiste per screditare l'operato delle associazioni di sostegno alla maternità, che aiutano migliaia di donne a trovare alternative all'aborto come previsto dalla stessa legge 194». Antonio Brandi aggiunge che «La Ausl di Aosta ha già dichiarato che “non risultano volontari di associazioni pro-vita nei consultori o in ospedale e nessuna segnalazione in tal senso è arrivata».
Il vice capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera Marco Grimaldi, che ha depositato un’interrogazione al ministro della Salute, per far luce sulla vicenda, dichiara: «Donne avvicinate con la promessa di latte e pannolini, altre indotte ad ascoltare il battito del feto, terrorismo psicologico per dissuadere da una scelta sofferta e dolorosa. Succede ad Aosta, lo denunciano tramite il Centro anti-violenza varie donne che si sono recate nelle strutture pubbliche per sottoporsi all'interruzione volontaria della gravidanza. Sono stati ginecologi e operatori poco accorti? O volontari delle associazioni “pro-vita”, o meglio anti-abortisti con la bava alla bocca? Va chiarito immediatamente. Ma l'uso del Pnrr per aprire loro le porte dei consultori è un’aggressione a tutte le donne. La ministra Roccella si faccia un esame di coscienza». .
Sul caso interviene con una nota il Partito democratico della Valle d'Aosta, secondo cui «Se le affermazioni su presunte pressioni antiaborto nei presidi sanitari valdostani risultassero vere saremmo molto preoccupati. Per questa ragione accogliamo con favore l'apertura di un'indagine dell'Usl per verificare i fatti. Spetta a loro e a nessun altro capire e fare luce sulla vicenda. Lo facciamo avendo chiaro che la legge 194 deve continuare ad avere una rigorosa applicazione nelle strutture sanitarie e nei presidi sociosanitari».
Rete civica Valle d'Aosta chiede «Agli organi competenti dell'Usl e dell'Assessorato alla Sanità di fare chiarezza sui comportamenti del personale preposto all'applicazione della 194 in Valle d'Aosta e sul funzionamento dei servizi consultoriali. Occorre verificare rapidamente e con decisione eventuali abusi o mancanze del rispetto della legge, per cui solleciteremo nelle sedi opportune i provvedimenti necessari e obbligatori. In un momento in cui diritti acquisiti da oltre 40 anni nel nostro Paese vengono nuovamente messi in discussione, riteniamo che occorra mantenere alta l'attenzione e essere al fianco delle donne e delle associazioni che si battono per tutelarle».
Infine la Cgil della Valle d'Aosta chiede che «La Regione tramite legge propria impedisca l'accesso di associazioni anti-abortiste nei consultori». L'istanza del sindacato, si legge in una nota, è diretta al presidente della Regione Renzo Testolin, e fa seguito al via libera del Senato al provvedimento che consente alle associazioni Pro-Vita di entrare a pieno titolo nell'organizzazione dei Consultori. «Il testo prevede che le regioni possano avvalersi del coinvolgimento di soggetti del terzo settore con qualificata esperienza nel sostegno alla maternità» e il sindacato chiede «Che la nostra Regione non si avvalga, con legge propria, di tale possibilità nel rispetto dei diritti conquistati dalle donne». La Cgil Valle d’Aosta «Stigmatizza l’intrusività del volontariato come voluta dall'emendamento nazionale, che proporrebbe una visione parziale, ascientifica e in netto contrasto con i diritti delle donne, come sancito dalla Legge 194». Il sindacato, in merito alle presunte «Pressioni da parte di associazioni anti-abortiste, denunciate dal Centro donne contro la violenza, manifesta tutto il suo appoggio alle donne vittime di tali interferenze».