Il mondo è diverso dalla cima degli alberi. E quando è a terra, Paolo Vierin è sempre di corsa

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Una potatura sapiente è quella che agli occhi del passante non si nota». Parole di Paolo Vierin, che possiede una passione rara, quella di lavorare sugli alberi, che gli è venuta da quando sedicenne ha trovato impiego nell’azienda Costruzioni Fénis, che montava tralicci per conto dell’Enel, ma allora si trattava solamente di un’occupazione «in alto».

Ora Paolo Vierin è un «tree climber», cioè un esperto della tecnica che consente di muoversi, in completa sicurezza, all’interno della chioma di un albero con l’utilizzo di funi e di imbraghi, tecnica acquisita inizialmente con un anno di frequenza all’Institut Agricole Régional e poi migliorata anno dopo anno con corsi e studi, spesso da autodidatta.

E’ nato ad Aosta il 5 novembre del 1972, secondogenito dopo il fratello di Silvio del 1969, figlio di Marina Borroz ed Agostino Vierin, entrambi di Fénis, lui del 1941 mancato tre anni fa, lei del 1949, titolari di una piccola azienda agricola e zootecnica con una decina di mucche da latte chiusa nel 1999 ed abbinata, per quanto riguardava il papà Agostino, all’impiego come operaio alla Cogne.

La sua infanzia, come quella di Silvio, oltre alla frequenza delle elementari a Fénis e delle medie a Nus, è stata caratterizzata dal lavoro in famiglia, in campagna e con le bestie, dalla fienagione all’occuparsi delle mucche. Arrivato ai quindici anni, dopo la prima all’Institut Agricole ha preferito non proseguire gli studi e cercare un impiego, trovandolo per circa un anno come apprendista muratore in un’impresa edile del paese, poi nella Costruzioni Fénis di Enrico Peretto che si occupava di linee elettriche, dove ha imparato sul campo il lavoro, dove è rimasto fino al 2002 e dove lavora tutt’ora il fratello Silvio: «Eravamo un bel gruppo di giovani. Il più anziano, per modo di dire, aveva ventisei anni».

Proprio nel 2002, arriva una svolta lavorativa. Con la futura moglie nonché compaesana Michelina Cerise, poi sposata nel 2009, conosciuta grazie alla comune passione per la mountain bike (Michelina è stata anche in azzurro tra il 1995 e il 1998) iniziano a gestire il bar all’interno della nuova area verde di Tsanti de bouva a Fénis e, in contemporanea, a mantenere ordinato lo spazio intorno al sovrastante castello. E’ così che conosce gli addetti che si occupano della manutenzione e, poiché arrivava dai lavori sui tralicci, gli venivano spesso affidate le piante più alte. Un compito che gli piaceva, tanto che nel 2004 ha iniziato a frequentare dei corsi professionali per l’arrampicata sugli alberi finalizzata alla potatura o al loro abbattimento. «Gli istruttori hanno visto che ero portato per questo tipo di lavoro e mi hanno incentivato a migliorarmi», racconta Paolo Vierin. «Quindi ho partecipato a diverse iniziative formative e ho cominciato a studiare per meglio conoscere meglio la gestione degli alberi ad alto fusto, mettendo anche a frutto il primo anno di studi all’Institut Agricole, tanto che proprio le piante più imponenti sono ora il mio interesse principale.»

Da apprendista nel giro di quattro anni Paolo Vierin è diventato a sua volta istruttore di tree climbing, iniziando a girare l’Italia, da Roma a Treviso, da Bologna alla Calabria, sempre come insegnante ai corsi professionali, che tra teoria e pratica duravano circa una settimana ed erano organizzati dai vari centri territoriali per l’impiego o dai centri per l’artigianato. In estate ne teneva anche due al mese e fino al 2012 ne ha gestiti diversi. Poi si è reso conto che, a causa dei corsi, trascorreva troppo tempo lontano da casa e che perciò gli si accumulavano molti lavori di abbattimento e di potatura, tanto che ora si è limitato a non più di due all’anno.

Il suo lavoro è soprattutto indirizzato verso la potatura degli alberi monumentali per conto della Regione Valle d’Aosta, ma - avendo numerosi contatti - collabora pure con i colleghi che operano in altre zone, nel Veneto, nelle Marche, in Lombardia, scendendo a volte sino in Calabria. Per Paolo Vierin il lavoro non è mai facile, perché chi sceglie un esperto come lui conosce le complessità del contesto: nelle aree dove si arriva con i mezzi meccanici e con i cestelli elevatori allora possono operare anche i giardinieri, ma nei parchi, nel traffico cittadino, in mezzo alle case, tra le linee elettriche e telefoniche, oppure quando gli alberi sono in luoghi lontani dalle strade e in situazioni ambientali difficili, allora occorre salire con le corde e serve una competenza specifica.

Insieme a Michelina Cerise, nel 2001 Paolo Vierin ha creato la società Le Chateau, specializzata nella manutenzioni delle aree verdi, poi dieci anni dopo le hanno cambiato nome - ora è Le Chateau Tree Climbing - proprio per meglio connotare la specializzazione. All’inizio anche la moglie Michelina lo aiutava nella potatura, ora si occupa dell’amministrazione e nelle stagioni primaverile ed estiva dei giardini e dei fiori. «Trattandosi di un lavoro pesante per una donna, abbiamo preferito avere un collaboratore stabile, Andrea Bonjean, che da nove anni è con noi», precisa Paolo Vierin. «Quando ho iniziato nel 2004, in Valle d’Aosta eravamo solo in tre: due artigiani e io. Adesso siamo di più, una ventina, con lo stesso percorso professionale, e sono possibili delle collaborazioni con altri climbers. A volte, iniziando a lavorare su piante meno stabili rispetto a quelle utilizzate per i corsi, alcuni desistono. Anche per me, avvicinandomi ai cinquant’anni anni, sta diventando faticoso e sto pensando, tra un anno o due, di tornare a fare l’istruttore quasi a tempo pieno. L’ho scelto perché mi piacevano i lavori in altezza e fin da subito mi sono documentato sulla biologia vegetale, su come crescono gli alberi e su come si curano quelli più vecchi, di duecento o addirittura di trecento anni. Poiché è un compito che fanno in pochi, offre uno sbocco professionale in più. C’è sempre il desiderio di tenere in vita le piante più imponenti, quelle cosiddette monumentali, ma in assoluta sicurezza per le persone. Spesso mi avvalgo della consulenza di agronomi, che compiono le valutazioni che poi io metto in pratica.» Nel suo bagaglio professionale figurano alcuni degli alberi simbolo della Valle d’Aosta, come l’imponente castagno di Derby a La Salle, il frassino di Cogne, il tiglio di Ville sur Nus a Quart, i platani di Donnas, il cedro di Bard.

Tra i committenti, fino a pochi anni fa la prevalenza era degli enti pubblici, ora si sono aggiunti numerosi i privati, che si ritrovano piante magari alte anche trenta metri in giardino, non vogliono abbatterle per il valore affettivo e nel contempo vogliono essere sicuri che siano stabili, soprattutto in caso di vento forte. Quindi chiamano Paolo Vierin per potare i rami secchi e pericolanti. Altri vogliono tenere il castagneto pulito, soprattutto nel fondovalle tra Pont- Saint-Martin e Saint-Vincent, dove si trovano dei castagni secolari, di grande bellezza. «Facendomi sempre guidare dall’amore per gli alberi - spiega Paolo Vierin - cerco di valutare e di parlare con il cliente, consultando anche altri esperti per capire se la pianta si può mettere in sicurezza, potandola in modo adeguato. Si deve ridurre l’ampiezza della chioma sempre in maniera oculata, senza penalizzare troppo gli alberi. Le potature estreme non vanno mai bene, perché fanno correre il rischio opposto, cioè quello di comprometterne la stabilità: nel primo anno si mette in sicurezza, ma in quelli successivi, entrando acqua e formandosi delle spore dei funghi nelle ferite del legno, l’albero diventa più fragile. Ci sono studi che spiegano come, riducendo la chioma, si riduca anche l’apparato radicale, poiché le due estremità vivrebbero in simbiosi e si creerebbe un rischio di ribaltamento. Se si pota in modo drastico, si mina la stabilità dalle radici. Se si toglie l’apparato fogliare, poiché la pianta vive di luce, nel più breve tempo possibile cercherà di fare rinascere i rami tagliati, ributtandoli lunghissimi e con tante foglie però inseriti su di un tronco marcio per via delle ferite da taglio dalle quali è entrata l’acqua. Non essendo quindi rami stabili, con il vento potrebbero spaccarsi. Anche alterare la forma della pianta è controproducente e ne compromette l’equilibrio, poiché si creano compensazioni nocive per la sicurezza.»

Insomma un lavoro affascinante e pure complesso, un lavoro da amare. Come bisogna amare la vita all’aperto, la montagna, quella che Paolo Vierin ha conosciuto sin da bambino, nella fienagione e al pascolo con le mucche, ma pure praticando lo sport. Il primo è stato lo slittino su pista naturale, dai dieci ai tredici anni come tanti altri ragazzi di Fénis agevolato dalla presenza della famosa pista internazionale di Combasse, sede di gare importanti compresi i Campionati del Mondo del 1986. Nel 1989, quando era diciassettenne, a Fénis organizzarono una gara di mountain bike e lui decise di partecipare «Bucando dopo cinquecento metri, ma da lì è nata la passione per la mountain bike, condivisa più avanti con Michelina Cerise».

Una passione che lo porta ad essere per sei volte campione valdostano della specialità, partecipando a diverse competizioni in Italia, in Francia e in Svizzera. E’ stato un atleta a livello amatoriale, non professionistico, che dopo nove ore in cantiere dedicava ancora tre ore all’allenamento in bicicletta, tre volte alla settimana: prima per divertimento, poi dai ventidue anni, visti i buoni risultati, con un impegno crescente. «Ho avuto le mie soddisfazioni, vincendo delle gare pure fuori valle. - ricorda Paolo Vierin - Ai Campionati Italiani di mountain bike nel 2000 mi sono qualificato settimo di categoria. Ho partecipato inoltre a competizioni di gran fondo e l’ultima mia gara risale al 2016. Anche adesso che non sono più agonista, mi è rimasto l’amore per questo sport, al quale si è aggiunto quello per la corsa in montagna. Ho vinto nel 2008 il “Gran Trail della Valdigne”, su un percorso di quarantacinque chilometri. In più ho partecipato a gare di sci alpinismo, come il mitico “Trofeo Mezzalama” per tre volte, nel 2003, nel 2005 e nel 2011, sempre insieme ad amici e sempre arrivati nelle prime cento squadre. Lo pratico ancora in inverno per tenermi in forma, in estate vado in bici, in autunno e in primavera torno alla corsa e alla camminate in montagna. Lo sport mi aiuta molto nel mio lavoro, che è parecchio fisico, soprattutto ora che devo continuare a mantenere un’agilità notevole, contrastando così l’avanzare degli anni...» conclude con un sorriso Paolo Vierin, il «tree climber» di Fénis.

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