Il mondo dello sci ha salutato Sergio Favre, skiman di 7 Olimpiadi con 4 diverse bandiere
Venerdì sera sei a vivere in allegria l'ultima festa di addio alla stagione. Sei a Cogne, la Mecca dello sci nordico dove il fondo è religione e dal tuo amico, campione e testimone di nozze Marco Albarello ti arriva un messaggio terribile “Sergio Favre non c'e' più”. Non ci vuoi credere, è una pugnalata al cuore per un grande amico che ti lascia, è una fucilata come quelle della sua grande passione per la caccia. Ripercorri 50 anni di vita insieme sui campi di sci del mondo intero e pensi subito alla famiglia, alla moglie Daniela Masini, alla figlia Selena, tornata a giocare quest'anno nel Verrayes di tsan, altra grande passione di Sergio, ai fratelli Elviro e Carlo (forestale come lui in pensione, 7 volte campione d'Italia e vincitore della prima “Marciagranparadiso”), alla sorella Laura, ai tanti nipoti tra cui Marco che sta seguendo la sua strada come tecnico nello sci e nel trasmettere la passione ai giovani. Purtroppo è vero: a 68 anni lo skiman (così definito anche sull'epigrafe) è stato trovato senza vita nel suo angolo di paradiso di Venoz, sopra Saint-Barthélemy, dove ultimamente con i fratelli, dopo la ristrutturazione delle case di famiglia, aveva intrapreso la nuova produzione di una caratteristica qualità di patate.
Lo sport valdostano e le comunità di Nus e Verrayes, dove Sergio Favre aveva vissuto a lungo, perdono un grande uomo, disponibile, generoso, simpatico, dalla parola giusta e dalla battuta pronta per tutti, con la sua barba e il suo inconfondibile codino. Ci lascia un grande professionista dalle enormi conoscenze tra scioline (lui specializzato nella tecnica classica), paraffine, strutture, cera effe, uomo dal grande intuito che ha vinto tanto anche con scelte all'ultima ora (come lui stesso ricordava a Oberhof con Dario Cologna al vittorioso “Tour de Ski 2009”) e poi le migliaia di chilometri alla guida del pulmino in Scandinavia, che conosceva come le proprie tasche.
Lignan era una bomboniera bianca sotto la neve che è scesa a salutarlo mercoledì scorso e ad accogliere la grande folla che gli ha voluto dire per l'ultima volta grazie con tanti campioni, come una commossa Stefania Belmondo, Marco Albarello, Silvano Barco, tecnici ed appassionati arrivati da lontano. Nessuno skiman al mondo ha come lui partecipato a 7 Olimpiadi invernali contribuendo a vincere 6 medaglie d'oro con fondisti di 4 diverse nazioni: Italia, Spagna, Svizzera e Slovenia. Ha iniziato nello Sci Club Valchiusella e nel suo Saint-Barthelemy, è diventato maestro di sci e negli anni Ottanta ha iniziato prima come allenatore dell’Asiva a fianco al fratello Carlo e poi da skiman con la nazionale juniores, arrivando subito al Mondiale juniores e poi alla prima di tante vittorie in Coppa del Mondo ed ai successi mondiali e olimpici con l'inseparabile Stefania Belmondo, 6 anni in azzurro con le donne preparando qualche volta per le prime vittorie importanti gli sci anche a Manuela Di Centa, ha vissuto da vicino le grandi imprese di Marco Albarello con cui si confidava in patois, poi a seguire la Spagna che emergeva con Juan Jesus Gutierrez ed i trionfi (qualcuno a Salt Lake City 2002 cancellato per doping) con il tedesco in squadra con la Spagna Johann Muhlegg (con cui vinse anche a Cervinia con gli skiroll in estate) quindi quasi un decennio in Svizzera con i tanti trionfi di Dario Cologna, qualche esperienza con i giovani rossocrociati in Alpen Cup e poi nel 2022 un ultimo anno, a fianco di Stefano Saracco, alle Olimpiadi di Pechino con la Slovenia a seguire in particolare l'emergente Ana Marjia Lampic, passata poi al biathlon. Quante emozioni, quante gioie. Ciao Sergio.