Il mistero di Saumont porta alla scomparsa di un fotografo

Il mistero di Saumont porta alla scomparsa di un fotografo
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Sarà l’esame del Dna, il cui esito è atteso per la prossima settimana, a stabilire con certezza a chi appartengano i resti umani scoperti da un alpino giovedì 11 gennaio durante un’esercitazione nell’area militare a Saumont di Aosta. Tuttavia gli inquirenti seguono una pista ritenuta importante: in una sacca accanto al cranio e alle ossa è stata rinvenuta una pistola tipo Derringer, calibro 6 millimetri. Alla base di una parete rocciosa, accanto ai resti, sono state rinvenute anche una scarpa da ginnastica Superga e una bottiglia di whisky. L’arma, che non ha mai sparato, è risultata regolarmente intestata a Giampiero Ugolin, nato l'8 novembre del 1947 ad Aosta, baby pensionato delle Poste e apprezzato fotografo in ambito commerciale ed editoriale scomparso nel nulla 3 anni fa. Sul suo conto corrente bancario da allora non risultano esserci operazioni. La sorella ha riferito di non avere contatti con lui dal 1994. Nel settembre scorso, dato che era irreperibile, è stato cancellato dall'anagrafe di Aosta. Grandissimo appassionato di fotografia, a partire dagli anni Settanta, Giampiero Ugolin ha effettuato reportage in Cina lungo la via della Seta, in Perù sul cammino degli Incas, in India nella piana del Gange, nello Yemen del Nord e nel deserto del Sahara. Collaborava con De Agostini e con l'agenzia fotografica Icp di Milano. Tra le sue esposizioni personali, vi furono quella del 1985 all'Hotel de la Ville di Aosta “Ville Nouvelle. Nuovi paesaggi urbani e Parigi 1975 - 1985” e quella del 1994 a Courmayeur. I suoi scatti compaiono poi assieme a quelli di altri grandi autori nel libro a cura del Consiglio regionale “Viaggio fotografico nell'interno della Valle d'Aosta” del 1993, visto che era stato inserito nel gruppo che nel 1990 era stato individuato per rappresentare vari aspetti della nostra regione. Insieme a nomi con Luigi Ghirri e Gabriele Basilico, Ugolin aveva sorpreso tutti con le sue fotografie straordinarie per l’epoca, veri e propri fotomontaggi che con scelte audaci abbinavano ad esempio il castello di Aymavilles con la catena del Monte Bianco. Una pubblicazione che lo rendeva molto orgoglioso

Giampiero Ugolin abitava in un appartamento in affitto in via Treves, la strada che collega viale della Pace a via Martinet. Dall’alloggio non mancava nulla, tanto che ha lasciato pure la preziosa collezione di dischi in vinile con i brani dei più grandi musicisti blues. Nessuno ha mai denunciato la sua scomparsa.

I ricordi degli amiciNella memoria di chi lo conosceva, il ritratto di Giampiero Ugolin è quello di un persona estremamente schiva e riservata tanto che non aveva legami affettivi. Al tempo stesso aveva doti non comuni per la fotografia ed era un pioniere in tecniche di fotomontaggio che all’epoca in cui non esistevano ancora macchine fotografiche digitali richiedevano un’abilità manuale fuori dal comune. «Ritagliava e mascherava le diapositive - ricorda un suo amico - montando immagini diverse con effetti di una perfezione sorprendente. Paradossalmente per illustrare la copertina del primo manuale di Photoshop, il programma per computer di fotoritocco destinato a diventare famoso in tutto il mondo, fu scelta proprio una sua fotografia».

Quando scomparve circolò la voce che fosse andato andato in India... «Ho sentito anch’io questa storia - ammette un altro amico intimo - ma chi lo frequentava sapeva che era impossibile. Lo aveva detto al bar e ad altre persone che conosceva superficialmente, raccontava di aver acquistato un biglietto su Internet a un prezzo stracciato e di essere in procinto di partire. In realtà lui era completamente refrattario ai computer e non sarebbe stato in grado di compiere un’operazione simile...». Perché e dove aveva acquistato una pistola? «Questo non lo so. Me ne aveva parlato 2 o 3 volte ma non aveva mai sparato né l’aveva mai portata fuori di casa. La custodiva in un cassetto». Un ricordo però accomuna tutti gli amici di Giampiero Ugolin. «Negli ultimi tempi prima di sparire - riferisce uno di loro - appariva più magro e sfuggente del solito. Era letteralmente terrorizzato dalla malattia e dall’idea di soffrire pertanto non è escluso che abbia pensato a un gesto estremo, anche perché in passato aveva detto che in una simile eventualità non avrebbe esitato a farla finita. D’altro canto era un uomo dal carattere estremamente forte. Un esempio? Era stato un grande fumatore, poi decise di smettere e da un giorno all’altro non toccò più una sigaretta». Il suggerimento degli amici di Giampiero Ugolin, pertanto, è di «Cercare se esiste una cartella clinica per capire se effettivamente gli fosse stata diagnosticata qualche grave malattia». Però la pistola, è stato accertato, non ha mai sparato... «D’altro canto - rileva un conoscente - non l’aveva mai portata fuori di casa... Perché, allora, ammesso e non concesso che i resti appartengano proprio a Giampiero, avrebbe dovuto portarla con sé?». Cosa può essere successo, quindi? «Magari aveva saputo o temeva di essere malato gravemente, perciò aveva deciso di compiere un atto disperato. Però può darsi che sia successo qualcosa: magari ha perso l’equilibrio ed è scivolato in un dirupo oppure ha avuto un malore che ne ha provocato il decesso. Comunque queste sono solo supposizioni senza nessun riscontro. Saranno gli inquirenti ad accertare la verità». L'inchiesta è affidata ai carabinieri del Reparto operativo ed è coordinata dai pm Luca Ceccanti e Carlo Introvigne.

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