Il lupo ha ucciso due vitelli al Col de Joux “Nessuno è dalla parte di noi allevatori?”
Se da una parte si parla del lupo, sempre più presente anche in Valle d’Aosta e sempre meno diffidente nei confronti dell’essere umano, dall’altra ci si scontra ormai spesso con la realtà degli allevatori che devono fare i conti con le predazioni dei loro animali e che in molti casi, ormai rassegnati, non denunciano neppure più l’accaduto. C‘è chi, però, non può fare a meno di raccontare cosa si prova nel momento in cui la realtà si fa dura e si capisce che il lupo si è fatto vivo lasciando il segno tra i propri vitelli. L’ultimo episodio è avvenuto a pochissimi metri dal Col de Joux, a Saint-Vincent, proprio accanto alla strada regionale dove anche il personale della Stazione Forestale di Châtillon e il veterinario di zona, Diego Yeuillaz, sono dovuti intervenire per le verifiche del caso.
Le parole si bloccano in gola, le lacrime bagnano gli occhi di Barbara Bassetto, moglie dell’allevatore Patrick Brunod, titolare della loro azienda agricola di Verrayes, mentre racconta la scena del ritrovamento dei 2 vitellini predati dal lupo nella notte tra domenica 16 e lunedì 17 luglio scorsi.
«Al mayen del Col de Joux - racconta Barbara Bassetto - abbiamo 2 parchi elettrificati, uno in cui teniamo 60 manzi, mentre nell’altro custodiamo 30 vitelli. Il lupo ha scelto di entrare tra gli animali più piccoli e ne ha predati 2. Quella è una zona molto turistica, dove a pochi passi dai recinti ci sono un laghetto e un punto ristoro e da dove parte una strada poderale. Controlliamo i nostri animali almeno 3 volte al giorno e domenica sera, alle 21.30, come al solito abbiamo fatto il giro per verificare che tutto fosse a posto. Ci siamo accorti di qualcosa di strano solo alle 6.30 di lunedì mattina. Fino al pomeriggio prima i nostri bambini giocavano con quei 2 vitellini. Fortunatamente non hanno assistito alla scena del loro ritrovamento».
Barbara Bassetto e Patrick Brunod provano rabbia e delusione e hanno deciso di unire i manzi e i vitelli nello stesso recinto elettrificato.
«Lo abbiamo fatto con la speranza che gli animali più grandi possano difendere i più piccoli. - aggiungono i 2 giovani di Verrayes - Ciò che fa più rabbia è sapere che nessuno è dalla parte di noi allevatori. La situazione legata alla presenza del lupo sulle nostre montagne è sempre più difficile. Con molte probabilità è sfuggita di mano ma noi raccontando quanto ci è accaduto vorremmo in qualche maniera sensibilizzare le istituzioni che si occupano della gestione del lupo, ma anche la gente comune che non sa cosa significhi allevare animali e cosa voglia dire per noi allevatori perderli perché predati!».