Il libro che non c’è ancora (ma ci siamo molto vicini). 2

Il libro che non c’è ancora (ma ci siamo molto vicini). 2
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Il libro che non c’è ancora (ma ci siamo molto vicini). 2

Quindi, andiamo con ordine e partiamo da un po’ più lontano. Prima domanda: l’annessionismo apparve all’improvviso, nel 1944. o ha dei precedenti, delle “radici storiche”, affonda in un tessuto di antiche relazioni tra la Valle d’Aosta e la Francia?

Gli elementi per una risposta li abbiamo, anche se ovviamente è soggettivo il peso che possiamo attribuire a ciascuno di loro. Storicamente la Francia è stata la nazione contro cui i valdostani hanno combattuto di più. Ogni volta che il Ducato sabaudo si trovava in guerra con la Francia (cosa che accadeva molto spesso nel balletto delle alleanze tra Francia e Spagna) le truppe francesi occupavano la Savoia e si affacciavano minacciosi ai confini della Valle. La Thuile ha vissuto per secoli nel terrore delle scorribande dei soldati francesi e il Settecento valdostano vive nel trauma delle due devastanti invasioni francesi del Ducato di Aosta (1691 e 1704).

L’Ottocento valdostano vive invece nel trauma della rivoluzione francese, dei “diavoli giacobini”, dell’occupazione napoleonica, del furto delle campane, dell’infezione che Voltaire e Rousseau hanno diffuso tra i giovani valdostani, alcuni dei quali hanno seguito Napoleone e sono tornati nei loro villaggi diffondendo ateismo e corruzione dei costumi. Lo scrivono i parroci negli Etats des paroisses, lo riprende Mons. Duc nell’Histoire de l’Eglise d’Aoste. Nella letteratura valdostana dell’Ottocento, dove non prevalevano certamente i liberali, la Francia era il nemico, la madre di tutti i mali: rivoluzione, giacobinismo, repubblicanesimo, democrazia, socialismo. Parigi era il cuore dell'ateismo, dell'immoralità e della corruzione dei costumi.

Straordinarie le pagine dell’abbé Fénoil, nel suo libro La terreur sur les Alpes (1874). Là, sul Piccolo San Bernardo, si contrappongono due eserciti: "d'un coté les piémontais, avec leurs soldats d'acier et de foi, de l'autre les français avec leurs légions d'esprit follets et de voltairiens en armes ... Les Français se faisaient gloire de ne craindre ni du ciel, ni de la terre”.

La Comune di Parigi e le ballerine del Moulin Rouge erano i due volti della stessa infezione. Persino il mio buon prozio, il canonico Anselme Perret, pubblicava sul “Duché d’Aoste”, alla fine dell’Ottocento, un'elegia in versi alessandrini per esortare i valdostani a non andare a Parigi, che "l'aride vent des impurs boulevards ne sêche pas vos coeurs de braves montagnards”.

C’è un’eccezione, come sempre. Il 7 giugno del 1860, all’indomani dell’annessione della Savoia alla Francia, esce sulle pagine del settimanale "L'Impartial" la lettera di un anonimo lettore che, dopo aver affermato che l'annessione di Nizza e Savoia alla Francia era "dans l'ordre naturel des choses", ricorda che le tradizioni savoiarde "sont tellement liées à l'histoire et à la tradition de la Vallée d'Aoste que nous ne formons qu'une seule famille ... Enfant de la même monarchie, descendant des mêmes races, vivant au souvenir de la même histoire, parlant la même langue, les Savoisiens et les Valdôtains ne devaient pas être divorcés". Purtroppo invece “la Vallée d'Aoste sera noyée comme un atôme dans ce vaste royaume italien, qui ne va tarder à se constituer”.

Chi era l'autore di questa lettera? Una voce isolata o il portavoce di un gruppo annessionista? Sono quasi certo che “l’anonimo lettore” sia Edouard Aubert, l’archeologo e disegnatore parigino, cognato di Laurent Cerise, parimenti innamorato della Valle d’Aosta, di Napoleone e della grandeur francese, autore del primo libro celebrativo delle bellezze della Valle, La Vallée d'Aoste, uscito a Parigi nel novembre del 1860. In ogni caso, chiunque fosse l’autore, le reazioni alla lettera furono dure e unanimi. "La Feuille d'Aoste" (il principale settimanale di allora) rispose al giornale concorrente con un lungo articolo, Sommes nous français ou italiens? per sostenere la profonda e indubbia italianità della Valle d'Aosta. "L'Indépendent", giornale della Chiesa, replicò che Aosta era sicuramente italiana, anche se era diventata "la Sibérie d'Italie": italiana quando doveva pagare le imposte, ma "une Sibérie quant il est question de quelque faveurs". La stessa redazione dell’“Impartial” precisava che "ce journal, fidèle aux principes de l'immense majorité des habitants, sait bien, par des nombreuses preuves, que la Vallée d'Aoste est aussi italienne que peut-être n'importe quelle autre contrée de la péninsule".

Da quei lontani giorni del 1860 di annessione alla Francia non se ne parlò più. Neppure negli ambienti dell’emigrazione valdostana in Francia, fenomeno di grossa portata che sicuramente contribuì ad attenuare l’ostilità ottocentesca per la “nazione infetta” e a costruire legami transfrontalieri che si riveleranno importanti nelle difficoltà della guerra. Come fu importante l’alleanza tra Francia a Italia, nella prima guerra mondiale quando nacque l’immaginario delle “nazioni sorelle”, della “civiltà latina” contro la “barbaria germanica”. Un motivo che si farà sentire al tempo del coup de poignard, nella documentata ritrosia di molti valdostani di imbracciare le armi contro i “cugini” francesi nel maledetto giugno del 1940.

Se di separazione dall’Italia qualcuno vagheggiava, e il sentimento era sicuramente diffuso negli ambienti antifascisti, soprattutto della Jeune Vallée d’Aoste, semmai volgeva i suoi sguardi alla Svizzera, al suo federalismo, al suo modello cantonale. Ma la Confederazione Elvetica non ci ha mai voluto e la partita non si è mai aperta.

Quindi, seconda domanda: l’annessionismo del ’44-45 nasce tutto da un progetto del Generale De Gaulle e dei servizi segreti francesi o è anche frutto di sogni, aspirazioni, progetti di alcuni valdostani? E in questo caso chi, quando e perché? Con quale consenso? E qui la risposta è più complicata, perché, come è noto, a partire dal maggio del ‘45, tutti (o quasi) hanno negato di essere stati annessionisti e si sono impegnati a cancellare le tracce del proprio passato.

Però, adesso, un bel po’ di materiale interessante è venuto fuori …

(continua)

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