Il killer incappucciato incastrato dalle riprese delle telecamere, dal cellulare e da Facebook
Il movente è ancora un’ipotesi ma gli inquirenti non escludono che l’omicidio di Elena Raluca Serban possa essere l’ultimo, tragico, atto di una rapina. Un delitto per cui è stato arrestato dopo un’indagine durata 84 ore «Per omicidio aggravato dalla crudeltà» - come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - Gabriel Falloni, operaio edile di 36 anni, originario di Sorso, in provincia di Sassari, e domiciliato a Marsan di Nus. A dare un nome e un volto all’assassino della escort 32enne rumena, residente a Lucca, trovata sgozzata la mattina di domenica scorsa, 18 aprile, nel bagno del dell’appartamento in viale Partigiani ad Aosta che aveva affittato da meno di un mese, sono stati il commissario capo Francesco Filograno e gli agenti della Squadra Mobile coordinati dai pm Luca Ceccanti e Manlio D'Ambrosi sotto l’egida del procuratore capo Paolo Fortuna. I tasselli dell’inchiesta sono stati ricostruiti dal questore Ivo Morelli e dallo stesso commissario capo Francesco Filograno durante una conferenza stampa convocata in Questura mercoledì 21 aprile. Gli investigatori erano giunti sul luogo del delitto dopo l’allarme dato dalla sorella della vittima, Alexandra, preoccupata perché Elena dalla sera di sabato 17 non rispondeva più alle telefonate. Perciò si era precipitata all’alba di domenica da Lucca ad Aosta per cercarla. E i suoi brutti presagi si erano rivelati corretti: i Vigili del Fuoco, entrati da una finestra nell’appartamento al primo piano, avevano trovato la donna seminuda e priva di vita con una profonda ferita sul lato sinistro del collo. Dopo gli accertamenti della Scientifica, per il commissario capo Francesco Filograno e per i suoi uomini è scattato il conto alla rovescia per la caccia al killer. I primi elementi che sono balzati agli occhi degli investigatori sono stati l’assenza di segni di effrazione, dell’arma del delitto, dei telefonini e del tablet della vittima. Ad aiutarli nell’inchiesta il fatto che Alexandra Serban aveva riferito di una videochiamata con la sorella conclusasi, a seguito della caduta della linea, alle 18 di sabato 17 aprile. Poi aveva tentato di ricontattarla con dei messaggi su Whatsapp alle 20.57 però lei non solo non aveva più risposto ma non li aveva nemmeno letti, dato che non compariva la spunta blu. Ciò ha consentito di collocare sin dall’inizio l’omicidio in un orario compreso tra le 18 e le 20.57. Immettendo i numeri di cellulare di Elena Raluca Serban nel motore di ricerca Google «Risultavano abbinati a dei siti per appuntamenti e siti di escort utili per farsi pubblicità e procacciarsi clienti» annota il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Colazingari nell’ordinanza in cui dispone l’arresto di Gabriel Falloni. Pertanto vengono acquisiti i tabulati telefonici, al fine di ricostruire i contatti della donna nelle ore antecedenti al fatto. «Emergeva inoltre - si legge nell’ordinanza del Gip - che all’esterno dell’edificio erano collocate 4 telecamere di videosorveglianza e l’amministratore del condominio affermava che erano tutte in funzione accendendosi al passaggio di persone o mezzi». Iniziava così un lavoro di controllo dei filmati dalle 18 in avanti per capire chi fosse entrato ed uscito dal palazzo. Gli investigatori notavano un uomo che indossava un giubbino di colore scuro, con il cappuccio alzato e la mascherina che alle 18.19 faceva il suo ingresso nell’edificio, dopo aver effettuato una chiamata con il cellulare, per uscirne alle 18.57. Dai tabulati è stato possibile risalire al numero di telefono da cui era partita la chiamata al numero di Elena Raluca Serban per un colloquio di 40 secondi alle 18.07. «Immediatamente venivano disposti accertamenti su quel numero - osserva il giudice Giuseppe Colazingari nell’ordinanza - che risultava intestato a Gabriel Falloni. Attraverso la comparazione delle immagini ritrovate sul suo profilo Facebook emergeva che Falloni nella giornata antecedente ai fatti, quindi venerdì 16 aprile, aveva postato una fotografia in cui indossava il medesimo giubbino con le medesime scarpe, apparendo identica la corporatura dei 2 soggetti messi a confronto». Prosegue il Gip: «Ancora, alle 18.20 la vittima riceveva una telefonata da parte dell’utenza di Falloni e aveva luogo una conversazione di circa 18 secondi» ripresa dalle telecamere di videosorveglianza. Gabriel Falloni resta all’interno del palazzo per 37 minuti dal quale esce alle 18.57 «Recando con sé una borsa di ginnastica, marca Arena, della quale era senza dubbio privo all’ingresso. Al riguardo, preme sottolineare che, come dichiarato da Alexandra Serban, la sorella aveva effettivamente una borsa sportiva Arena che non è stata però rinvenuta sul luogo del delitto». Elementi sufficienti per una misura cautelare, tenuto conto dei precedenti penali dell’indagato «Condannato tra l’altro - evidenzia il gip Colazingari - per sequestro di persona e violenza sessuale nonché per rapina e lesioni personali». Gli agenti della Questura di Aosta si mettono quindi alla ricerca di Gabriel Falloni ma nell’alloggio che affitta a Marsan di Nus non c’è. Dall’analisi delle celle telefoniche agganciate dal suo smartphone, si scopre che Gabriel Falloni è fuggito a Genova, forse nel vano tentativo di imbarcarsi per la Sardegna. Domenica, alle 20, una delle sue utenze telefoniche è stata localizzata nella zona del porto. E' lì che lo ha cercato per 3 giorni il commissario capo Francesco Filograno con i suoi detective. Mercoledì 21 la svolta: il cellulare di Falloni è stato nuovamente agganciato nel suo percorso di ritorno in Valle d'Aosta. Prima, in treno, fino a Torino e poi in taxi sino a Nus, dove lo attendevano gli uomini della Squadra Mobile con l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Aosta nella quale si sottolinea il pericolo che potesse uccidere ancora. Quando è stato arrestato, Gabriel Falloni aveva con sé 10mila euro. Un elemento che rende plausibile, agli occhi degli inquirenti, lo scenario di una rapina degenerata in omicidio. Gabriel Falloni, che aveva già avuto altri incontri con Elena Raluca Serban prima che venisse assassinata, ieri, venerdì 23, è comparso in videoconferenza dal carcere di Brissogne, dinanzi al Gip del Tribunale di Aosta per l’interrogatorio di garanzia. L’uomo, difeso dall’avvocato Marco Palmieri di Sassari, si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato.