Il Giro della Valle a Darren Rafferty
Pronostici pienamente rispettati nel 59esimo Giro della Valle d’Aosta che domenica scorsa, 16 luglio, a Breuil Cervinia ha consegnato l’ultima vittoria da under 23 a Darren Rafferty, 20enne irlandese della statunitense Hagens Berman Axeon del figlio d’arte Axel Merckx. Da questa settimana il corridore è ormai professionista con la EF Education Easy Post di Jonathan Vaughters, che ha già pubblicato la sua foto abbinata al marchio della squadra, annunciandone l’ingaggio. Rafferty era stato secondo al Giro Next Gen con il 19enne francese Alexy Faure-Prost quinto e secondo sullo Stelvio, tanto da essere i grandi favoriti della gara valdostana, che li ha visti primo e secondo.
Il Giro della Valle è stato anche caratterizzato dalle 2 belle imprese solitarie del britannico David Joshua Golliker giovedì a Pré de Pascal e domenica proprio a Cervinia per uscire di classifica con i 13 minuti rimediati sabato scorso nel tappone di Fénis/Clavalité nel giorno del ritorno della gara 7 anni dopo il testa a testa tra lo svizzero Kilian Frankiny e lo spagnolo Enric Mas. Invece Darren Rafferty ha vinto la classifica generale senza imporsi in una tappa ma con grande regolarità ed entrando nella fuga a 80 chilometri dall’arrivo nel tappone di sabato attraverso Fabiole, Col d’Arlaz, Verrayes, Champremier e Clavalité dove ha chiuso secondo alle spalle dell’unico acuto italiano con il bergamasco Sergio Meris.
Nella graduatoria conclusiva Darren Rafferty dopo 18 ore 18 minuti 31 secondi ha preceduto di 2’22” il francese Alexy Faure-Prost, di 2’57” il messicano Isaac Del Toro, di 4’29” il britannico Charles Page e di 6’15 il belga Witse Meeussen, con 12esimo a 8’48” David Golliker e unico italiano a galla (Meris a parte) Francesco Galimberti nono a 7’53”. Al traguardo sono arrivati solo in 72 dei 118 partiti con 3 all’ospedale venerdì nella tappa di Bionaz e 2 (1 olandese e 1 messicano) fuori tempo massimo.
Tra i giovani primo il francese Faure-Prost, nei Gran Premi della Montagna successo del belga Jonathan Vervenne, a punti l’inglese Golliker, negli sprint catch il belga Dylan Vandenstorme e tra le squadre la Colpack Ballan, formazione che in Valle ha saputo della positività antidoping del suo vice campione italiano Luca Cretti. Nelle ultime 2 tappe proprio la Colpack con Sergio Meris ha vinto sabato sullo sterrato a Clavalité in un omaggio ad un grande dello sport e del ciclismo come Battista Pieiller (sul palco la figlia Ilaria) davanti a Raffery a 1’08” e al tedesco Mauro Brenner a 1’24”, con Faure-Prost sesto a 4 minuti e la maglia Golliker 25esimo a 3’29”. Ha lascito qualche sospetto e fa discutere il ritiro (16 abbandoni sabato) del norvegese Martin Tjotta, il vincitore solitario il giorno prima a Place Moulin di Bionaz. E poi domenica nella Valtournenche-Cervinia il bis del britannico David Golliker con 2’09 sullo spagnolo Jorge Guitierrez, 2’31” sul francese Colin Savioz con Raffery settimo a 3’06” che solo negli ultimi chilometri ha concesso qualche metro (leggasi 22 secondi al suo rivale francese quinto) con grande sicurezza. A proposito di corridori irlandesi ricordiamo che nell’anno 1987 quando Stephen Roche vinse Giro, Tour e Mondiale si assicurò proprio la vittoria nella tappa di Pila, finendo terzo dietro a Millar e Lejarrewta tanto da chiamare Pila un suo chalet e vincendo la cronometro il giorno dopo a Saint-Vincent.
Non è stato certamente un Giro della Valle da ricordare, sicuramente troppo impegnativo con una tappetta insignificante il primo giorno e poi un concentramento di salite che ha fatto discutere. Non si è andati in Francia e questo è forse un bene a livello di promozione turistica ma 3 Comuni con partenza e arrivo per la stessa tappa su 5 denotano che non c’è stata grande concorrenza per una corsa che una volta finiva su tutti i giornali nazionali (non un pallino sulla “rosea”) e godeva di ore in televisione, nulla di tutto questo a parte l’ottimo lavoro di Luca Alladio, unica scelta intelligente degli ultimi anni all’insegna del miglior Cimabue che ne fa 1 e ne sbaglia 2. “Bidoni” sono arrivati anche dalle squadre italiane con la Federciclismo che chiede di invitarle e poi si presentano solo in 5 e di una consistenza mai vista, eccezion fatta per la Colpack con Meris e il team Friuli. Anche il grande direttore sportivo Olivano Locatelli, arrivato venerdì da Perugia, dove vive, a seguire la corsa, ciondolava la testa e ricordava i bei tempi, lui che di Valle d’Aosta ne ha vinti 9 con i suoi corridori. Poi non è certo degno di una corsa prestigiosa come questa il disperato appello di un importante membro dell’organizzazione, ex presidente di comitato, che disperato cercava dei volontari il giorno della punzonatura. Qualcuno dirà che era un altro ciclismo ma ai tempi degli scomparsi Giovanni Cossavella, Ennio Pedrini, Raymond Jans, Maggiorino Ferrero, Piero Bassano o quando in cabina di regia era il vulcanico “Nino” Ramires si trattava di un “petit tour” per camosci in bicicletta conosciuto e riconosciuto nel mondo. Per queste ultime edizioni bisognerebbe rispettare la “grande boucle” francese e chiamare in causa Laura Antonelli con il suo celebre film “Come sei caduta in basso”.