Il Garante della Privacy multa l’Usl «Dossier sanitari accessibili a tutti»

Il Garante della Privacy multa l’Usl «Dossier sanitari accessibili a tutti»
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Una sanzione di 40mila euro è stata comminata dal Garante per la protezione dei dati personali all’Usl della Valle d’Aosta. È quanto hanno deciso con un’ordinanza di ingiunzione, al termine della riunione di giovedì 10 novembre in cui è stato esaminato il caso segnalato da una dipendente dell’azienda sanitaria valdostana, il presidente Pasquale Stanzione, la sua vice Ginevra Cerrina Feroni, i componenti del Consiglio Agostino Ghiglia e Guido Scorza e il segretario generale Fabio Mattei in cui è stata. L’Usl della Valle d’Aosta ha annunciato che ricorrerà contro il provvedimento.

Il procedimento è relativo ad una serie di accessi al dossier sanitario di una donna, oggetto di un reclamo della stessa ed avvenuti da parte di un’operatrice sanitaria impiegata in una struttura di riabilitazione, dove la segnalante ha fatto presente di «Non aver mai ricevuto assistenza», (oltre a sottolineare di aver negato il consenso al trattamento dei dati attraverso il fascicolo online).

Dall’ordinanza pubblicata sul sito dell’autorità di garanzia, emerge che l’Unità Sanitaria Locale ha autorizzato - dal 17 marzo 2020, a causa dell’emergenza Covid - «Un allentamento delle regole di visibilità del dossier». Nell’ambito dell’istruttoria svolta dall’ufficio del Garante, l’azienda sanitaria ha confermato che, fino alla modifica delle regole, «La volontà espressa dall’assistita è stata rispettata», dopodiché una logopedista del Consultorio di Saint-Pierre - con rapporto di lavoro in somministrazione - «Ha effettuato degli accessi dalla propria postazione di lavoro», nel periodo dal 15 marzo al 6 dicembre 2021.

Dalle comunicazioni tra l’azienda sanitaria e il Garante, menzionate nel provvedimento, si scopre anche che l’Usl ha richiesto all’operatrice le motivazioni del suo comportamento, che ha ammesso di aver «Acceduto al dossier della reclamante, nonché sua collega, per “mera curiosità”». L’Unità sanitaria locale ha anche segnalato, in sede difensiva, che i fatti sono stati resi noti all’agenzia di somministrazione che aveva fornito la lavoratrice, cui non è stato successivamente rinnovato il contratto. «Non risultano all’Azienda - sostiene l’Usl - denunce alla Procura della Repubblica sui fatti oggetto del procedimento».

Per giustificare l’allentamento delle regole di visibilità dei dossier, l’Unità sanitaria locale ha ricordato che «Da un punto di vista clinico, il contesto emergenziale ha costretto (ed ancora oggi obbliga) l’ospedale ad accorpare la quasi totalità dei reparti non Covid e a realizzare reparti Covid dedicati», con «Tutte le conseguenze gestionali, cliniche ed organizzative derivanti». Secondo l’Azienda sanitaria, la nuova configurazione del dossier sanitario era il modo per «Permettere di accedere, secondo le esigenze del momento, alle informazioni sanitarie».

In caso contrario, sanitari, medici e altri operatori «Non avrebbero potuto, di fatto, accedere alla cartella clinica e ai dati sanitari di pazienti ricoverati in reparti Covid», o «In reparti non Covid multi-specialistici» e dunque «Non sarebbero stati in grado di assistere adeguatamente i pazienti». L’Usl ha anche precisato che dal 22 aprile di quest’anno è «Stato avviato il processo di ripristino del sistema di gestione del dossier sanitario secondo le regole pre-pandemiche che si è concluso il 10 maggio 2022». Tale processo «Ha reso necessario verificare la corretta profilazione degli utenti».

L’ufficio del Garante, però, rileva che «La scelta effettuata dall’Azienda ha reso di fatto accessibili i dossier sanitari di tutti gli assistiti della stessa», a «Prescindere dalla volontà degli stessi, dal coinvolgimento nel percorso di cura dell’operatore sanitario e dalla circostanza che la prestazione sanitaria fosse effettivamente resa ad un paziente Covid-19». In altre parole, «Nel derogare alle limitazioni relative all’accesso» dettate dalla disciplina sulla protezione dei dati, l’Usl «Non ha adottato un sistema per il rilevamento di eventuali anomalie che possano configurare trattamenti illeciti». Ed è questo in definitiva il motivo della sanzione.

L’Usl: «Un provvedimento completamente inaspettato»

In merito alle notizie rispetto alla sanzione comminata dal Garante della Privacy, l'Usl della Valle d'Aosta ritiene che si tratti di un provvedimento «Completamente inaspettato e di difficile comprensione, in quanto riferito ad un contesto di piena emergenza sanitaria nel periodo di emergenza Covid, nel quale, come è noto, tutti gli sforzi profusi in ambito sanitario erano finalizzati a garantire le migliori ed efficienti cure possibili alla popolazione valdostana». Sempre secondo l’Usl valdostana «In tale contesto, naturalmente, i responsabili sanitari hanno adottato ogni misura utile a salvaguardare a salute dei pazienti Covid e No-Covid in un ospedale “con gestione mista”».

Nello specifico, precisa l’Azienda sanitaria, «L’accesso ai dati è stato consentito agli operatori sanitari di determinati reparti anche per i pazienti di altri reparti, dato che l’assetto di tutte le strutture era soggetto, a causa dell’emergenza, a continui e repentini cambiamenti sovvertendone spesso l’organizzazione. Senza tale misura, l’accesso ai dati di tutti i pazienti sarebbe stato impossibile, impedendo così le cure».

Ragion per cui, l’Usle della Valle d’Aosta afferma che il giudizio del Garante «È stato stilato astraendosi dalla drammatica contingenza del momento».

L’Azienda Usl della Valle d’Aosta ritiene opportuno sottolineare sin d’ora come «La decisione inerente l’allentamento delle regole del Dossier sanitario aziendale sia stata assunta consapevolmente in seguito ad un’attenta analisi dei “filtri” da disattivare e delle regole privacy da mantenere assolutamente attive, al fine di garantire comunque e sempre un’adeguata e tempestiva cura nel periodo pandemico, nel rispetto dei principi generali in materia di protezione dei dati personali». Tanto che le misure tecniche di protezione messe in atto «Hanno comunque impedito l’accesso a specifiche informazioni cliniche».

Così «Di fronte ad un delicato bilanciamento degli interessi tra la salute e la riservatezza», l'Azienda «Ha ritenuto doveroso - oltre che a ciò istituzionalmente tenuta - privilegiare la salute permettendo agli operatori di avere tutti gli strumenti necessari per curare e salvare la vita dei cittadini». Pertanto, «Pur stigmatizzando i comportamenti illeciti dei singoli operatori», i vertici dell’Usl giudicano «Assolutamente infondato il provvedimento notificato dal Garante». Per questo motico l’Usl ha già conferito mandato ad uno studio legale esperto in materia, al fine di predisporre ricorso.

Il direttore generale dell’Usl Valle d’Aosta Massimo Uberti

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