Il Covid non ha fermato i lavori di utilità sociale nel Grand Combin

Si stanno concludendo in questi giorni le procedure di rendicontazione del progetto Lus - Lavori di Utilità Sociale 2020 dell’Unité des communes Grand Combin, cofinanziato dalla Regione e realizzato dalla cooperativa La Bâtise di Bionaz: 8 persone svantaggiate, in situazione di disagio sociale, di ex-dipendenza o disoccupate di lunga durata hanno così potuto lavorare per 35 ore alla settimana, da maggio a novembre, suddivise in 2 squadre coordinate ognuna da un caposquadra.

«Sono più di 20 anni che la cooperativa gestisce questi lavori e nel 2020 la pandemia ha costretto a modificare alcuni aspetti, in particolare per quanto riguarda il trasporto degli operai nei cantieri, ma non ha impedito la realizzazione delle attività di riqualificazione professionale e di recupero al mercato ordinario delle persone coinvolte. - illustra la presidente della cooperativa La Bâtise Ingrid George - Infatti le norme anticontagio hanno richiesto alla cooperativa di organizzare con una ditta locale un servizio di trasporto personalizzato per raggiungere i cantieri per le 7.30 e dare inizio alla giornata lavorativa, in particolare nei Comuni serviti da mezzi pubblici con orari incompatibili con quelli previsti per i lavori di manutenzione del verde e dell’arredo urbano. Grazie a questa riorganizzazione, si sono regolarmente svolte le attività di taglio dell’erba, di sramatura delle piante, di potatura di siepi, di pulizia delle cunette, dei marciapiedi e dei sentieri, di verniciatura di staccionate e di ringhiere. Il fatto di lavorare all’aria aperta, la messa a punto delle procedure di tutela della salute e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale hanno permesso di evitare che si registrassero contagi tra i dipendenti».

«La pandemia, poi, ha fatto emergere il profondo divario digitale, cioè la disuguaglianza nell’accesso alla tecnologia, che caratterizza il 75 per cento degli operai che hanno partecipato a questo progetto Lus. - prosegue Ingrid George - L’uso di internet per la ricerca di opportunità lavorative o formative non è la norma per questi lavoratori, così come è molto difficile per loro l’utilizzo in autonomia degli applicativi per presentare le candidature per le chiamate pubbliche o per le procedure di selezione dei corsi di formazione. Inoltre, da questo progetto Lus è emerso come la reale possibilità di recupero al mercato ordinario del lavoro passi attraverso la collaborazione costante e continuativa tra la cooperativa e i servizi presenti nel territorio. Solo l’azione congiunta e sinergica di tutti può sostenere le persone nella ricerca del lavoro, aiutandole nel contempo ad uscire dalla zona di comfort nella quale capita che si rifugino. Spesso, infatti, chi è inserito nei percorsi Lus sviluppa atteggiamenti di scoraggiamento e sfiducia nel rientro in un mercato del lavoro che lo ha più volte espulso e mette in atto forme di autoesclusione, preferendo non partecipare alle selezioni proposte per evitare di dover affrontare l’eventuale insuccesso o l’ennesimo fallimento».

«Queste evidenze sottolineano la necessità di investire tempo ed energie nel qualificare il mercato del lavoro valdostano perché sia realmente pronto ad accogliere sempre più persone che vivono situazioni di svantaggio fisico, psicologico o mentale, dal momento che, ora più che in passato, la forma più devastante di esclusione sociale è quella che passa per l’irrilevanza economica, e sentirsi inutili induce rassegnazione e alienazione grave nelle persone. - conclude la presidente Ingrid George - Le nostre comunità saranno veramente inclusive quando riusciranno a creare le condizioni per trovare il ruolo lavorativo che permette ad ogni persona di realizzare la propria vocazione e di contribuire con la propria opera ad avvantaggiare se stesse, le imprese e la società, su di un piano di uguaglianza e di dignità con tutti i soggetti attivi nel sistema economico e produttivo regionale».