Idroelettrico, «vertice» tra produttori e politica per arrivare a una soluzione sul deflusso minimo vitale
Da qualche tempo a questa parte si fa sentire anche in Valle d’Aosta la voce dei produttori idroelettrici. Un incontro si è tenuto martedì scorso, 28 giugno, a Quart, nella sala conferenze di Nuova Energia. L’incontro, moderato da Alberto Arditi che è il coordinatore regionale dell’associazione nazionale «Assoidroelettrica» alla quale sono associati 19 produttori idroelettrici valdostani, ha visto la partecipazione anche di produttori idroelettrici di fuori valle. Sono intervenuti gli avvocati Michele Peracino di Torino e Giovanni Conte di Roma entrambi esperti in materia di acque e, in particolare di produzione idroelettrica.
Erano presenti anche diversi rappresentanti delle forze politiche valdostane - Lega, Union Valdôtaine, Forza Italia, Progetto civico progressista e FP Partito democratico - che hanno confermato l’intenzione di arrivare a normativa - che di fatto nella nostra regione non esiste - riguardante la questione del deflusso minimo vitale dei torrenti valdostani, ovvero il quantitativo di acqua che viene rilasciata da un’opera di captazione sull'asta di un lago, fiume, torrente, affinché sia garantita la naturale integrità ecologica.
Alberto Arditi ha più volte puntato il dito sulla questione della risorsa acqua «in Valle d’Aosta sprecata sia dal punto di vista dell’utilizzo sia dal punto di vista economico».
«Noi produttori idroelettrici non abbiamo mai fatto una battaglia contro la Regione o altri. - ha aggiunto - Vogliamo semplicemente parlare, confrontarci, trovare una soluzione che possa andare bene a tutti, perché una volta che la risorsa acqua è persa, sono soldi buttati. Soldi che possono essere utilizzati e reinvestiti sia da noi che dalle amministrazioni locali».
«Vero è che il tema idroelettrico è complesso da capire, ma non si comprende perché - parole dell’avvocato Michele Peracino - in Italia tutte le Regioni fanno riferimento a principi quadro, mentre in Valle d’Aosta questo non succede. Da anni promuovo un intervento legislativo a livello regionale in tema di deflusso minimo vitale perché questa è l’unica italiana che, nonostante tutto, non si è ancora allineata alle altre regioni: cioè creare una propria normativa che disciplini la fase di accertamento e la fase sanzionatoria».