Idroelettrico, «Tutti i paesi stanno procedendo con proroghe Noi invece rischiamo l’assalto degli operatori esteri»
Giuseppe Argirò è amministratore delegato del gruppo Cva da sei mesi. Quale è il bilancio di questo primo periodo al timone di una delle più importanti aziende valdostane? Quali sono state le sorprese?
«Sono stati 6 mesi certamente molto positivi, ancorché in una fase complessa caratterizzata dallo shock energetico e dal quadro geopolitico precipitato purtroppo nell’attuale fase bellica. Il tutto sullo sfondo di una transizione energetica, che tutto insieme ha certamente contribuito a determinare un quadro di incertezza sui mercati ed una fase di turbolenza e quindi di volatilità che è probabilmente destinata a durare per qualche tempo, anche se ci auguriamo di minore intensità. Queste complessità hanno riguardato tutte le aziende del comparto che si sono trovate di fronte un nuovo paradigma operativo da affrontare, che prima era caratterizzato da una relativa stabilità dei prezzi. Volatilità che sta determinando non solo un grave impatto sul sistema economico e grande disagio alle famiglie più fragili, ma ha messo a dura prova anche moltissimi operatori del settore. Il gruppo Cva negli ultimi 6 mesi si è trovato ad operare in questo contesto, mantenendo tuttavia ferma la propria natura e la propria vocazione di azienda Energetica industriale e di azienda pubblica fortemente radicata sul proprio territorio. Questi sono stati i punti cardinali che hanno sempre orientato la nostra rotta e le nostre decisioni. Accanto a queste sorprese negative certamente la positiva, anche se non si può definire una sorpresa, è la grande qualità umana e professionale che ho trovato nei colleghi ed in tutte le persona che in Cva lavorano, che ha garantito e garantirà di affrontare le sfide che abbiamo davanti nel migliore dei modi».
«L’energia prodotta in Valle d’Aosta non ha subito un aumento dei costi, eppure tutte le bollette sono praticamente triplicate». Questo è il titolo di un articolo che abbiamo pubblicato la settimana scorsa, articolo che riportava lo sfogo di un albergatore. Riusciamo a spiegare, senza entrare nei “tecnicismi”, perché avviene questo? In buona sostanza: perché produciamo tanta energia e la dobbiamo pagare come chi vive in città?
«Cva opera in un contesto regolamentato nel quale vi sono stringenti vincoli per l’offerta sul mercato ai clienti dell’energia. Per quanto riguarda le famiglie, tutti coloro i quali hanno scelto il libero mercato con Cva hanno potuto beneficiare di uno sconto del 40 per cento, che se non ha annullato ha certamente fortemente mitigato l’impatto degli aumenti. Quelli in regime di maggior tutela hanno un prezzo fissato dall’autorità di regolazione su cui non possiamo intervenire. Per quanto riguarda le imprese il costo dell’energia ha impattato soprattutto per l’aumento del prezzo del gas, che è il vero responsabile di questo shock energetico e che come noto non è trattato da Cva, che tuttavia sta facendo tutto ciò che il quadro normativo consente, come dimostra anche la recente sottoscrizione della convenzione con Confindustria proprio per agevolare il sistema delle imprese territoriali. Shock cui ha contribuito certamente anche l’incapacità del Paese di garantire un idoneo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, a causa di norme ormai obsolete che non tengono conto non solo della necessità di garantire attraverso le rinnovabili una condizione di maggiore autonomia energetica, ma che hanno impedito anche di poter dare un contributo significativo alla lotta al cambiamento climatico. Questa strada oggi va ripresa con iniziative anche legislative di carattere straordinario altrimenti il problema non sarà risolto in modo strutturale e definitivo».
Proprio per fronteggiare questa (nuova) crisi, legata al rincaro dell’energia e delle materie prime, nelle scorse settimane la Regione non ha nascosto la volontà di ricorrere alla liquidità generata da Cva. L’azienda può permetterselo?
«Sono sempre stato convinto dell’assoluta necessità del rispetto dei ruoli e delle responsabilità. Io come amministratore delegato di Cva insieme a tutti i colleghi del consiglio di amministrazione e al management dell’azienda portiamo la responsabilità di fare all’interno di un contesto dato il massimo per produrre valore per l’azienda e per tutti gli stakeholder, a partire dagli azionisti. Una volta che questo valore viene prodotto e messo a disposizione del nostro azionista, è lui all’interno del nostro sistema istituzionale l’unico che può decidere con quali modalità ridistribuire questo valore che noi abbiamo il compito di produrre, all’interno di un quadro normativo definito e di condizioni operative determinate dalla gestione».
E in che maniera il caro energia e il rincaro delle materie prime sta “impattando” sui conti della Cva?
«Cva è un’azienda industriale che opera sul mercato e come tutte le aziende che operano sul mercato è costretta ad affrontare ogni giorno grandi complessità. In questo contesto di shock energetico moltissimi operatori hanno avuto gravissime difficoltà in ragione della struttura operativa che caratterizza il nostro mercato e le relative modalità che devono essere poste in essere. In questo contesto il consiglio d’amministrazione ed il management di Cva hanno innanzitutto operato per mettere in sicurezza l’azienda in questa fase di turbolenza ed hanno operato anche per cogliere all’interno di un quadro operativo e normativo definito tutte le opportunità che un approccio prudenziale ci ha consentito di cogliere. Con l’obiettivo che dicevo prima di produrre valore che poi l’azionista in qualità di massimo rappresentante del mondo istituzionale deciderà come redistribuire sul piano territoriale».
Poco più di un mese fa ha espresso "netta contrarietà al testo approvato" alla decima Commissione del Senato in occasione dell’audizione in merito alle tematiche relative alle concessioni di grande derivazione idroelettrica, in occasione del percorso di analisi normativa del DDL Concorrenza. Facciamo il punto su questo tema.
«Ribadisco la mia netta contrarietà alla liberalizzazione delle concessioni di grande derivazione. Questa posizione discende non solo da una necessaria tutela dell’azienda e del territorio ma da una convinta analisi tecnica che evidenzia in modo inequivocabile come non ci siano le condizioni per affrontare le gare in modo equilibrato e armonico. Esiste in questo momento una fase geopolitica che impone l’autonomia energetica come elemento di sicurezza nazionale. Gli impianti idroelettrici sono una componente essenziale ed imprescindibile di questa sicurezza nazionale, come peraltro affermato in modo perentorio anche dal Copasir nella sua indagine sulla sicurezza energetica nazionale. Noi invece rischiamo l’assalto degli operatori esteri in un regime di non reciprocità normativa a livello europeo. Tutti i paesi stanno procedendo con proroghe o hanno una struttura normativa che garantisce una durata lunghissima alle gestioni. Siamo l’unico paese in Europa che sta andando verso le liberalizzazioni. Lo ritengo un grave errore, anche perché non dà la certezza agli operatori di una prospettiva di lungo periodo che potrebbe al contrario garantire un immediato rilancio degli investimenti in questo settore così importante anche per la lotta al cambiamento climatico».
La questione degli extra profitti sollevata dal governo, con la prospettiva di un esborso per i produttori di energia da fonte rinnovabile, che ripercussioni può avere sui conti di un gruppo come Compagnia Valdostana delle acque (Cva)?
«Il governo nazionale si trova di fronte alla necessità di dare risposte urgenti e condivisibili alle famiglie e alle imprese. Per fare ciò sta operando per trovare le necessarie risorse. Ritengo tuttavia la modalità e l’approccio utilizzato entrambi sbagliati per questo obiettivo che è certamente meritevole. Sbagliati perché gli interventi sono effettuati con una modalità che crea gravi distorsioni sul mercato e intervengono in modo estremamente differenziato da impresa a impresa. Sbagliato nell’approccio poiché tendono a colpire le imprese del settore rinnovabili che, laddove hanno operato con professionalità e lungimiranza potrebbero certamente avere un miglioramento dei propri conti. Miglioramento che sarebbe la garanzia di un consolidamento delle aziende stesse e che garantirebbe la possibilità di accelerare ulteriormente con gli investimenti nelle rinnovabili al fine di migliorare il nostro assetto energetico in termini di minor impatto delle bollette, autonomia energetica e contributo sostanziale alle generazioni future per la lotta al cambiamento climatico i cui effetti cominciano ad essere peraltro evidenti. L’impatto ci sarà e lo accetteremo solo nel caso sia legittimo a nostro avviso e darà le ricadute che deve dare in termini di gettito sul piano territoriale in ragione dell’autonomia statutaria della Regione, nel cui solco devono essere inserite le norme fiscali».