Idroelettrico, i privati si ribellano «Alla Cva condizioni migliori»
«Richiesta di revisione del deflusso minimo vitale imposto alle concessioni idroelettriche assegnate ad imprenditori privati sui corpi idrici della Regione Autonoma Valle d’Aosta». È l’oggetto della lettera inviata da «Assoidroelettrica» - che ha sede a Bologna e che riunisce oltre 300 produttori idroelettrici in tutta Italia, fra i quali rientrano molti dei concessionari operativi in Valle d’Aosta - indirizzata al presidente della Regione Erik Lavevaz, a tutti gli Assessori regionali, al presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin e a Raffaele Rocco, coordinatore del Dipartimento regionale Programmazione, risorse idriche e territorio.
La missiva è indirizzata, altresì, a Legambiente, al gestore dei Servizi energetici-GSE e ai ministri di Grazia e Giustizia Marta Cartabia, della Transizione ecologica Roberto Cingolani, e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
«Assoidroelettrica» interviene, quindi, nella discussione aperta tra i produttori di energia elettrica privati in Valle d’Aosta e la Cva in merito al Deflusso minimo vitale (Dmv), oggi definito «deflusso ecologico».
Secondo quanto scrive l’associazione «In tutto il territorio regionale il Dmv imposto ai concessionari idroelettrici è molto maggiore di quello che la medesima Regione impone alla Cva alla quale è riservato un trattamento completamente differente e di maggior favore rispetto agli altri produttori privati. Molteplici sono i casi che potrebbero essere portati ad esempio. Confrontati con il Dmv rilasciato alla Cva sulle medesime aste torrentizie, quelli imposti agli operatori privati risultano a volte superiori di oltre il 3.000 per cento, facendo emergere abissali disparità di trattamento».
Sempre secondo quanto afferma Assoidroelettrica, i deflussi minimi vitali previsti per gli impianti idroelettrici privati sono stati assegnati a priori «Mentre quelli della Cva sono il frutto di un approfondito studio sito specifico che ha preso in considerazione una serie di fattori caratteristici dei corsi d’acqua sottesi, rilevando una qualità dei corsi d’acqua oscillante tra il buono e l’ottimo così come certificato da Arpa Valle d’Aosta. Appare pertanto di tutta evidenza che il deflusso ecologico corretto e sostenibile sotto il profilo ambientale è quello imposto a Cva che, ovviamente, deve essere uguale a quello imposto agli altri impianti privati».
L’imposizione di un deflusso minimo vitale superiore ai produttori privati comporta una minore portata media di concessione, quindi minori incassi per canoni, sovracanoni rivieraschi e sovracanoni dovuti al Bacino imbrifero montano (Bim).
Per Assoidroelettrica l’imposizione di un deflusso minimo vitale errato comporta sia un danno ambientale dovuto alla minore produzione di energia da fonte rinnovabili sia un danno economico alla società che non può sfruttare tutta l’acqua disponibile.
Tale imposizione, inoltre, si traduce in un danno erariale importante «Perché le società proprietarie degli impianti versano nelle casse dell’Amministrazione Regionale e degli Enti Locali oltre il 50 per cento dei ricavi provenienti dalla vendita dell’energia prodotta da fonti rinnovabili».
Sostiene ancora Assoidorelettrica che i mancati introiti nei bilanci della Regione Autonoma Valle d’Aosta e degli Enti Locali (direttamente e attraverso i riparti del Bim), sono passibili di procedura di danno erariale là dove «Risultassero la conseguenza di una mancata presa di posizione a seguito delle ripetute segnalazioni formalmente presentate dai produttori, potrebbero rappresentare quasi certamente mancati introiti nelle casse della Pubblica Amministrazione».
Secondo l’associazione rappresentativa dei produttori idroelettrici presenti in tutto il Paese, il fatto che la Regione imponga un differente deflusso minimo vitale fra impianti che insistono sullo stesso tratto di corpo idrico comporta «Una violazione della parità di condizioni tra operatori, quindi illegittima dal punto di vista della concorrenzialità e passibile di procedura di infrazione, soprattutto in considerazione del fatto che la Cva è da considerarsi società interamente di proprietà della Regione Autonoma Valle d’Aosta attraverso la propria finanziaria regionale».
Assoidroelettrica chiede formalmente di «Considerare i rilasci assegnati alla Cva come parametro di riferimento da applicare a tutti i dmv degli impianti che insistono sul territorio regionale, attraverso i procedimenti di sperimentazione delle concessioni già in corso o da attivarsi nel più breve tempo possibile».