I ragazzi che a Gressoney hanno recitato vicino a Lady Gaga «Il film “House of Gucci”, un’esperienza indimenticabile»
L’uscita in sala del film “House of Gucci”, diretto da Ridley Scott, ha già lasciato una scia di critiche di superficialità e inattendibilità storica e ha scatenato le lamentele degli eredi della famiglia Gucci, che hanno sottolineato come la narrazione sia tutt’altro che accurata e anzi «mistificatoria ai limiti del paradosso». Tuttavia, i 5 minuti di immagini girate nella Valle del Lys, a Gressoney-La-Trinité sulla regionale che porta a Staffal - accanto all’area pic-nic e alla seggiovia che sale a Punta Jolanda, trasformata per l’occasione nella frontiera italo-svizzera - e a Gressoney-Saint-Jean - sulla pista da sci Weissmatten e a Villa Loubenó - hanno portato un po’ di movimento dal 6 al 9 marzo scorsi, in un periodo morto, con impianti di risalita e hotel chiusi per via della pandemia. Nella finzione cinematografica le 2 Gressoney si sono trasformate nella svizzera Sankt-Moritz.
«Le ricadute ci sono state subito dopo la lavorazione del film, quando i giornali hanno parlato diffusamente dei luoghi delle riprese e quindi anche di Gressoney. - commenta Vanda Bieler, assessore al Turismo di Saint-Jean - Di questo siamo contenti. Certo, se non si conoscono già i luoghi, si fa fatica a riconoscerli sul grande schermo».
Sul set Adam Driver e Lady Gaga, nei panni rispettivamente di Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani, condannata per l’omicidio del marito, e Camille Cottin, che interpreta Paola Franchi, ultima compagna di Gucci. Tra le tante comparse locali per mettere in scena una mattinata sugli sci, Giacomo Camisasca, 27 anni, figlio della guida alpina e fotografo Davide e studente a Torino alla Scuola Holden, che avrebbe dovuto essere uno degli sciatori, poi per un inconveniente con lo scarpone è diventato un cliente del bar nel dehors dello chalet. «Mi sono divertito, amando il cinema mi sembrava surreale essere a pochi passi da Ridley Scott e da un cast del genere. - racconta - Il film, visto a Torino non appena è uscito il 16 dicembre, non è un capolavoro, ma è godibile e dinamico. Gressoney-Saint-Jean si riconosce, in particolare Villa Loubenó, anche se non so dire se gli interni siano quelli reali».
Anche Eleonora Isidori, 22 anni, maestra di sci di Courmayeur, che studia psicologia ad Aosta, era al bar, alle spalle della scena con gli attori protagonisti. «Ero molto vicina a Lady Gaga, anche quando si stava preparando alla sequenza ed è stata un’esperienza fuori dal comune: - ammette - vedere attori importanti non capita tutti i giorni. Mi ha colpito come riescano a entrare nella parte in così poco tempo e a ripetere la stessa scena, ma cambiando completamente atteggiamento, con una velocità incredibile nell’adeguarsi alle richieste del regista. E’ anche sorprendente come si immedesimino nei personaggi e possano per esempio far finta di arrabbiarsi senza motivo. Noi comparse al tavolino dovevamo parlare solo con il labiale e non era facile sincronizzare il movimento con quello del vicino. Sono rimasta molto colpita da tutta l’organizzazione che ruota intorno a una scena».
Marco Comola, 22 anni, di Staffal, dove lavora come barista, doveva sciare ed è invece finito nel gruppo del dehors. «Ho notato il gran numero di tecnici, pronti a risolvere qualsiasi improbabile imprevisto. - dice - L’unica star, arrivata con 3 guardie del corpo, è stata Lady Gaga; gli altri 2 attori e perfino un regista del calibro di Ridley Scott non sono stati minimamente considerati dai fan».
Stefano Brignolo, 26 anni, di Gressoney-Saint-Jean, maestro di sci e direttore della scuola di sci del Weissmatten, ha partecipato alla scena sulla pista. «E’ stata un’esperienza divertente, che non capita tutti i giorni e che, soprattutto, ha animato il paese in un momento in cui non c’era nessuno. - sottolinea - Mi hanno sorpreso i tempi che si dilatano per l’importanza data ai dettagli e per la stessa scena girata svariate volte. Per pochi minuti di resa sullo schermo, un’intera giornata di lavoro, a iniziare dalla preparazione delle comparse, convocate già nei giorni precedenti per le prove del vestiario vintage fornito dalla produzione e il giorno stesso alle 5 di mattina per tampone, trucco e acconciatura».
Anche l’amico e collega maestro di sci Marcello Rizzi, 24 anni, di Gressoney che studia osteopatia a Torino, ha notato «Un’organizzazione frenetica e orari impegnativi per un tempo di ripresa minimo. E’ stato interessante per capire come funziona una grande produzione. Eravamo divisi in gruppi di 6 persone, ognuno con 2 responsabili con la radio che ricevevano indicazioni su quando far scendere 2 o 3 sciatori alla volta».
Infine Elia Stevenin, 25 anni, di Gaby, ha lavorato nel reparto Covid dove organizzava tamponi ogni 72 ore e garantiva il rispetto delle regole stringenti per la sicurezza dei camerini e degli ambienti per trucco e parrucco. «Mi è piaciuto il film, è molto ironico e brillante, dura 3 ore senza annoiare. Le ricadute su Gressoney ci sono state nel momento delle riprese, è stata una boccata d’ossigeno in piena pandemia. Del lavoro sul set mi ha colpito la meticolosità con cui si prepara una singola scena per poi doverla riprendere solo 1 o 2 volte. Per pochi minuti sullo schermo la troupe è stata a Gressoney 1 settimana. Dev’essere tutto perfetto».