I primi vent’anni di Fondazione Montagna Sicura Punto di riferimento dal monitoraggio alla ricerca
Consolidare e sviluppare una cultura della sicurezza in montagna è la missione di Fondazione Montagna sicura - Montagne sûre, che ha raggiunto il ventesimo anno di attività. Istituita dalla legge regionale 9 del 24 giugno 2002, è ora una realtà operativa e consolidata per la montagna, il cui percorso, intrapreso in sinergia con l’Amministrazione regionale, continua ad arricchirsi nell’ottica dello sviluppo di una cultura della sicurezza a 360 gradi. «La Fondazione - spiega il segretario generale Jean-Pierre Fosson - opera in qualità di centro operativo, di ricerca e applicazione di tecnologie innovative sul territorio di alta quota, al fine di studiare i fenomeni climatici e meteorologici, nonché quelli ambientali che condizionano la vita in montagna: analizzare il rischio idrogeologico, promuovere lo sviluppo sostenibile, la sicurezza e la prevenzione dei rischi naturali in montagna, analizzare e studiare gli impatti dei cambiamenti climatici sulla criosfera e sui territori di alta quota in generale. E’ anche un Centro di documentazione sull’alta montagna, attività che comprende lo sviluppo di progettualità cofinanziate europee».
Fondazione Montagna Sicura ha attualmente 17 dipendenti, tutti residenti in Valle d’Aosta, 5 ricercatori nell’ambito dei progetti cofinanziati e 1 dipendente stagionale assunto nell’estate 2022 alla Casermetta Espace Mont-Blanc, che accoglie anche 2 stagisti. Per il ventennale la Fondazione e i propri enti soci - Regione, Comune di Courmayeur, Soccorso Alpino Valdostano, Unione Valdostana Guide di Alta Montagna, Usl VdA - organizzano una celebrazione - solo su invito - che si terrà lunedì prossimo, 29 agosto, con inizio alle 16, nella sede di Villa Cameron, all’imbocco della Val Ferret, in località Villard de La Palud a Courmayeur.
La sede della Fondazione di Villa Cameron, completamente ristrutturata e adibita a uffici, donata alla Regione da Una Cameron, alpinista di origini scozzesi, espressamente per ospitarvi un centro dedicato alla montagna, venne inaugurata il 15 settembre 2002, nell’Anno Internazionale della Montagna. La Regione l’ha poi concessa in comodato d’uso alla Fondazione nel 2003.
«Attualmente l’attività della Fondazione - prosegue Jean-Pierre Fosson - spazia dal monitoraggio dell’ambiente d’alta quota, con particolare attenzione ai rischi emergenti in un contesto di riscaldamento globale, alle attività in tema di neve e valanghe - comprendenti l’emissione del Bollettino regionale neve e valanghe e il supporto alle Commissioni locali valanghe - allo sviluppo di progettualità con attenzione al consolidamento della sicurezza in montagna e allo sviluppo sostenibile nell’ambito di Reti internazionali (in primis l’Espace Mont-Blanc), alla formazione accreditata - per diffondere le conoscenze acquisite - fino alle azioni di comunicazione e di sensibilizzazione sul rischio in montagna, tra social network e supporti didattici e multimediali».
Ghiacciai “sorvegliati speciali”
Un focus particolare è dedicato al Piano di monitoraggio del rischio glaciale e periglaciale sul territorio valdostano, avviato nel 2012. Tra i ghiacciai valdostani “sorvegliati speciali”, compaiono il Whymper alle Grandes Jorasses e il Planpincieux a Courmayeur, il Chérillon a Valtournenche e il lago glaciale del ghiacciaio del Gran Croux a Cogne.
Come precisa Jean-Pierre Fosson, il piano comprende: l’analisi di dati telerilevati (ortofoto, immagini satellitari); la raccolta di segnalazioni di eventi provenienti dalla Regione, dai Comuni e dai professionisti della montagna, così come di studi scientifici e di documentazione inerente ai rischi di origine glaciale e periglaciale; l’esecuzione di rilievi mirati e indagini su apparati glaciali e aree circostanti (aree deglacializzate e settori soggetti a permafrost), per l’individuazione di elementi potenzialmente fonte di pericolo, quali per esempio laghi glaciali di neoformazione, morene, riconosciuti come potenziali settori origine di dissesti; la ripresa annuale da elicottero di tutti i ghiacciai del territorio valdostano per l’individuazione di elementi potenzialmente fonte di pericolo; l’analisi dell’estensione e delle caratteristiche delle aree periglaciali, di recente deglaciazione o soggette a permafrost, al fine di valutare la loro propensione a produrre dissesti (per esempio le colate detritiche); l’attenzione verso le situazioni di rischio in cui si prospetti una transizione da ghiacciai freddi a ghiacciai temperati, con l’attivazione di sinergie transfrontaliere per condividere studi, ricerche ed esperienze relative all’evoluzione dei ghiacciai freddi a ghiacciai temperati. E ancora: l’aggiornamento annuale del database delle situazioni di pericolosità riconosciute (in atto o potenziali), sulla base delle informazioni e dei dati raccolti, di analisi fotografiche e di analisi di carattere geomorfologico e glaciologico; lo sviluppo e il test di tecniche e metodi e strumenti di alta tecnologia di rilievo e monitoraggio applicabili alla prevenzione dei rischi di origine glaciale e periglaciale; la progettazione di azioni e di sistemi di monitoraggio e la loro successiva gestione per conto della Regione.
Attività di ricerca con università e centri esteri
Fondazione Montagna Sicura cura, inoltre, rapporti con Università e Centri di ricerca e formazione dell’area alpina, transfrontalieri e internazionali, per favorire lo sviluppo di progetti di ricerca e documentali, di sinergie innovative di informazione e formazione. Promuove, in particolare, lo scambio di esperienze a livello europeo, instaurando una concreta collaborazione con altri enti e organismi, utilizzando a tal fine prioritariamente gli strumenti finanziari che l’Unione Europea mette a disposizione per tali iniziative. Le progettualità cofinanziate dall’Ue rappresentano il 30 per cento delle entrate di Fondazione.
«Partecipa, in particolare, - spiega Jean-Pierre Fosson - a progetti cofinanziati con fondi europei. Tra questi: 3 Piani Integrati Tematici/Territoriali Alcotra, comprendenti un totale di 8 progetti (Pitem “Risk”, Pitem “Biodivalp” e Piter “Parcours”); 2 progetti Italia-Svizzera (“ReservAqua” e “Cime”); un progetto Erasmus+ (“Teamm”); un progetto Fsc - Fondo nazionale di sviluppo e coesione (“I Ghiacciai valdostani sentinelle del cambiamento climatico”); un progetto Pnrr (“Nodes”), con Università della Valle d’Aosta e Politecnico di Torino».
Sono in fase di definizione, a valere sulla nuova programmazione di fondi Ue 2021- 2027: 4 progetti Alcotra (uno dedicato alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici e alle risposte operative per la gestione dei rischi; uno orientato alla sensibilizzazione e ai rischi dell’alta montagna; uno alla comunicazione e alla formazione in materia di rischi naturali in montagna, un ultimo infine alla formazione sui mestieri di montagna); un progetto Italia-Svizzera sulla valorizzazione e gestione sostenibile della risorsa idrica; un progetto Spazio Alpino “small- scale” sullo studio delle rock-ice-avalanches.
Guido Giardini: “Curiamo il dossier Monte Bianco nell’Unesco”
«Le sfide future, sempre più innovative, sono molto legate all'attività di monitoraggio, soprattutto satellitare, negli ambiti della nivologia e della glaciologia. - aggiunge Guido Giardini, presidente di Fondazione Montagna Sicura - Un altro fronte caldo è quello dei progetti europei, con partner di rilievo. Stiamo curando per l'Italia il dossier che promuove il Monte Bianco come patrimonio Unesco, insieme a Svizzera e Francia. Si tratta di un progetto legato al cambiamento climatico, perché tra 50 anni i ghiacci in Europa saranno sempre di meno e il Monte Bianco va preservato sia sotto il profilo naturalistico che sotto quello etnico-culturale. Infine è sempre più attiva la formazione, poiché la Fondazione è un ente formativo, oltre che di ricerca. Un campo sempre più sviluppato è quello della medicina di montagna, sia per il soccorso alpino sia per la prevenzione della salute delle persone che la frequentano. Insieme al comitato scientifico stiamo lavorando sugli impatti del cambiamento climatico sulla salute in montagna. E anche su questo la Fondazione è un punto di riferimento nazionale».