I migranti sono partiti, le polemiche restano “E’ stato vanificato il percorso di integrazione”
Una terza lettera aperta, indirizzata ai cittadini di Settimo Vittone e al vescovo di Ivrea monsignor Edoardo Cerrato, in merito agli utili fruttati alla società Agathon srl - che agisce nel campo dell’accoglienza sul territorio degli immigrati - è stata redatta dal commercialista di Settimo Vittone Corrado Bollo, intesa come aggiornamento alle precedenti del 2016 e 2018. Nella missiva, Corrado Bollo rimarca come nel 2019 l’Agathon srl abbia realizzato un fatturato di 1.793.022 euro, con utile netto di 167.435 euro e un compenso di 186.930 euro per l’amministratore Tullio Marini, che gestisce la società assieme al vescovo di Castellamonte Angelo Bianchi, cui sono andati 33.487 euro. In sintesi, in 4 anni di attività e sommando tutti gli utili netti, l’Agathon avrebbe realizzato 728.000 euro, con compensi complessivi per i 2 soci di 530.000 e 140.000 euro. Lauti guadagni, secondo CorradoBollo, che si chiede se sia opportuna la partecipazione di un sacerdote agli utili di una società di capitale e di un’attività imprenditoriale a scopo di lucro, che si occupa dell’accoglienza degli immigrati, e chi abbia percepito i canoni d’affitto pagati da Agathon (circa 180.000 euro all’anno). La lettera aperta si conclude con l’auspicio che «nel futuro, le risorse sinora destinate all’accoglienza di immigrati (la maggior parte dei quali non fugge da guerre o persecuzioni) siano impiegate per assistere, anche spiritualmente, i nostri anziani e le famiglie in difficoltà, sempre più numerose in questi tempi: un’attività caritatevole che sicuramente rende poco dal punto di vista economico, ma certamente meritoria».
I titolari della Agathon srl - che a loro tempo avevano sporto denuncia per diffamazione contro Bollo - hanno preferito trincerarsi dietro un netto “no comment”, ribadendo unicamente che la questione non necessita di ulteriori chiarificazioni, essendo ogni dato esposto nella lettera di dominio pubblico. Don Nicola Alfonsi, parroco di Montalto Dora e Settimo Vittone, che aveva messo a disposizione di Agathon la casa parrocchiale del paese e duramente criticato la posizione di Bollo e dei 150 firmatari della prima lettera aperta scritta nel 2016, ha ribadito l’inconsistenza dell’azione del commercialista settimese. «Una faccenda che non ha più nessuna utilità - commenta il sacerdote - dal momento che il centro accoglienza straordinaria di Settimo è stato chiuso per direttiva della Prefettura e gli immigrati ospiti ridistribuiti altrove. Tutti i dati che mette in campo il signor Bollo sono pubblici, ottenuti dalla Camera di Commercio, chiunque può effettuare un controllo. Ci sarebbe stato da criticare piuttosto, e sarei stato io il primo a farlo, se l’operato della società in questione fosse stato mal condotto o se avesse lavorato male nel contesto dei suoi obiettivi, non certo perché sia in attivo, dato che si tratta comunque di un’attività di lavoro».
Più duro il parroco sui commenti espressi da Corrado Bollo nei riguardi dei 15 ragazzi extracomunitari ospitati a Settimo: «Quel che in questa storia mi dà davvero fastidio è leggere, nella lettera del signor Bollo, che i ragazzi non sarebbero fuggiti da guerre o persecuzioni. Io ho accolto, come uomo, come cristiano, come prete, chi aveva bisogno e chiedeva asilo, persone che erano in Italia, seguendo i vigenti criteri per l’accoglienza. E sono io che potrei eventualmente fare un processo alla società, il cui operato è stato invece adeguato, non certo lui. Fortunatamente so che molti dei firmatari della prima missiva del 2016 sono ritornati sui loro passi. Qui si tratta solo di malizia e ostilità verso le posizioni della Chiesa in merito all’immigrazione e all’accoglienza: avversione per lo straniero e il diverso, tipico di una mentalità occidentale refrattaria ad accettare le diversità, e a rimetterci sono solo questi ragazzi».
Cerca di bilanciare le posizioni il sindaco di Settimo Vittone Sabrina Noro, ricordando com’era iniziata la vicenda dell’insediamento in paese dei giovani immigrati: «La raccolta di firme e le intenzioni del signor Bollo potevano avere un senso all’inizio della faccenda, poiché non si era avuta alcuna interfaccia tra Prefettura, cittadinanza e amministrazione in merito a questi ragazzi, arrivati da un giorno all’altro. La situazione era stata vista con un po’ di apprensione dagli abitanti del centro storico, dove sarebbero stati ospitati nella Casa Parrocchiale messa a disposizione da don Nicola. Una mancanza d’informazione che aveva fatto alzare la guardia ai Settimesi, non agevolando dapprima un terreno favorevole all’integrazione, ma in seguito le cose erano andate bene, con una gestione della presenza degli immigrati coerente e corretta». «I dati che il signor Bollo aveva reso noti - continua il sindaco Sabrina Noro - non erano sue illazioni, ma documenti pubblici riscontrabili, e se ha continuato nel suo operato è stato anche per rispondere alla denuncia per diffamazione che Agathon aveva sporto nei suoi confronti» Il vero problema, evidenziato da don Nicola Alfonsi, è stato che la Prefettura abbia chiuso tutti i centri che erano siti nel territorio del Consorzio in Rete, dopo aver progressivamente abbassato la cifra a disposizione di ogni immigrato agli improponibili 18 euro, del tutto insufficienti a garantire servizi adeguati. Ora questi ragazzi sono stati trasferiti altrove, in altre case al di fuori del Consorzio. «Soprattutto - conclude Sabrina Noro - con la chiusura del nostro centro di accoglienza straordinaria e la distribuzione dei suoi ospiti in altre realtà si è vanificato il percorso che alcuni, già integrati nella nostra comunità, avevano intrapreso. Il fatto che ora si occuperanno della ridistribuzione degli immigrati società più grandi comporta ovviamente che non si favorisca più la microaccoglienza locale, quella a misura d’uomo, com’era il caso di Settimo Vittone e di altri Comuni, che gestivano piccoli numeri distribuiti sul territorio, tutto a vantaggio di una migliore e più efficace integrazione».