I fanghi diventano pellet, alla Regione dieci milioni per un nuovo impianto

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Un nuovo impianto che produce pellet dal trattamento e il recupero dei fanghi da acque reflue. Per relizzarlo, la Regione ha ottenuto un contributo PNRR, del quale la Giunta ha preso atto nella sua ultima riunione, lunedì scorso, 20 febbraio.

In particolare la deliberazione riguarda l’erogazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di un contributo a fondo perduto di 10 milioni di euro per la realizzazione di un impianto per il recupero dei fanghi da acque reflue. Il fango da depurazione è quella frazione di materia solida contenuta nelle acque reflue urbane ed extraurbane, che viene rimossa, negli impianti di depurazione, durante i vari trattamenti depurativi necessari a rendere le acque chiarificate compatibili con la loro reimmissione in natura senza creare alterazioni all'ecosistema (mare, fiumi, laghi o in casi particolari anche il terreno superficiale).

Il progetto presentato nel 2022 è stato valutato positivamente dalla commissione nominata dal Ministero classificandosi ai primi posti nella graduatoria finale e quindi ammesso a finanziamento. L’avviso riguardava la realizzazione di impianti innovativi di trattamento/riciclaggio di fanghi di acque reflue. La proposta progettuale valdostana riguarda la realizzazione di un impianto che attraverso un processo di carbonizzazione idrotermale consente - in estrema sintesi - di trasformare i fanghi di depurazione in pellet certificato. Il processo di carbonizzazione idrotermale permette infatti di ricavare biolignite pellettizzata e come prodotto secondario un concentrato con proprietà fertilizzanti.

Attualmente questi rifiuti - i fanghi di acque reflue appunto - sono conferiti al di fuori della regione a causa della mancanza di impianti locali percorrendo oltre 200 chilometri con sensibili ricadute in termini ambientali e di costi in tariffa dovuti al trasporto del materiale. La chiusura del ciclo dei fanghi in Valle d’Aosta consente quindi di evitare costosi trasferimenti dei rifiuti verso altre regioni e conferimenti che non rispondono ai principi di prossimità e autosufficienza regionale.

Da un punto di vista tecnico il processo principale si svolge all’interno di un ambiente appositamente progettato dove si verifica un processo che simula la reazione di carbogenesi naturale e come risultato produce carbone, acqua e fertilizzanti. Questa impiantistica innovativa sarà messa a servizio dei depuratori regionali andando ad aggiungere un tassello nel disegno della riorganizzazione del Servizio Idrico Integrato.

Ora sarà necessario avviare una procedura di gara che comprenda, oltre alla realizzazione dell’impianto anche il successivo servizio di gestione per un periodo di 15 anni da parte del soggetto realizzatore.

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